Più entusiasmante di Risiko! Più divertente di Monopoli! Finalmente
un gioco che bastona i lavoratori senza usare la polizia! – Il ministro
Fornero è già una campionessa: basta un tiro di dadi per eliminare
l’articolo 18 e la cassa integrazione – Il gioco in realtà è
antichissimo, ma Monti lo presenta in Europa come una grande novità
italiana – Sergio Marchionne è raggiante: “Ottimo! Si possono fregare i
lavoratori italiani anche vivendo a Detroit!”.
Un gioco da tavolo entusiasmante, un passatempo perfetto per riempire
le pause in Consiglio dei Ministri, per dilettare banchieri e
sottosegretari. Si tratta del nuovissimo Riforma del Mercato del
Lavoro®, un gioco che unisce strategia, abilità, cinismo ed economia. La
struttura ricorda quella dei giochi tradizionali: un tabellone, pedine
colorate, dadi e carte. Ma il segreto del successo è che ognuno fa le
regole come cazzo vuole. Per abolire l’articolo 18, per esempio, basta
fare sei con i dadi e dire che si tratta di giustizia sociale. Lo stesso
vale per la cassa integrazione. Per i sussidi ai disoccupati e il
reddito minimo garantito, invece, sarà necessario fare quindici volte
consecutive uno tirando due dadi: nessuno c’è mai riuscito.
Riforma del Mercato del Lavoro® è in commercio da meno di un mese e
già ci sono campioni conclamati. “Il ministro Fornero è molto forte –
dice un esperto – soprattutto per il suo cinismo. Pare sia imbattibile ,
ha ordinato un tabellone in pelle umana e dadi di osso di
metalmeccanico”. Intanto si affinano tecniche e strategie di gioco. La
migliore è fingere di occuparsi dei precari. “Con la scusa di aiutare i
precari si cancellano i diritti a tutti gli altri, e il gioco è fatto –
dice un sottosegretario – spesso i sindacati ci cascano alla grande”.
Molto preziosa, nel gioco, la carta “diritti acquisiti”: chi la pesca la
butta nel cesso ed è favorito per la vittoria.
Come ogni gioco di strategia, richiede buona predisposizione alla
menzogna. Per esempio convincere tutti che licenziare i lavoratori
faccia bene all’economia aiuta molto, così come leggere gli articoli di
Alesina e Giavazzi sul Corriere. Vince, alla fine, chi fa più
regali alle banche e ai padroni, riuscendo però a passare per un
riformista di stampo europeo che modernizza il Paese. Un gioco
bellissimo, insomma. Unico neo, il prezzo: Riforma del Mercato del
Lavoro® costa infatti tre punti di Pil e cinque di inflazione. Ma anche
qui, nessun timore: se i giocatori sono abili, pagheranno i lavoratori.
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