sabato 7 gennaio 2012

COSTRUIRE OPPOSIZIONE AL GOVERNO MONTI FACENDO IL 15 OTTOBRE AL CONTRARIO - di Francesco Piobbichi, www.controlacrisi.org

Anche oggi gli spread vanno in alto, portando il tasso sui decennali oltre il 7%. I 440 miliardi di btp in scadenza il prossimo anno fanno tremare i polsi a molti. L'Italia ha scritto il Washington Post qualche tempo fa è al centro della crisi europea che è al centro della crisi mondiale. Per questo si spera dall'altra parte dell'oceano che la crisi sia talmente grande da imporre ai "mangia spaghetti"  misure e sacrifici che altrimenti nessuno porterebbe avanti.
Non occorreva tanto per capire che l'operazione di messa sotto protettorato del nostro paese e del suo debito necessitasse di un Governo bipartisan e di tecnici del vapore come Mario Monti che oggi, dopo una fianaziaria lacrime e sangue, ha pure il coraggio di prenderci in giro dicendosi sorpreso del fatto che gli spread non calano. Con un tasso d'interesse oltre il 7% ed una recessione in arrivo, molto probabilmente l'Italia sarà costretta a chiedere aiuti al FMI. Un giorno la storia giudicherà il ruolo della BCE, della Merkel e dei suoi giullari come responsabili della recessione europea, ma oggi dobbiamo lavorare perchè il finale sia diverso da come tutti immaginano.
In questo senso c'è una grave responsabilità da parte dei movimenti italiani, delle forze politiche ed associative della sinistra. Noi per un breve periodo abbiamo avuto in mano la possibilità di giocarci una partita di primaria importanza nella fase di transizione del sistema politico italiano. E' stata una brevissima “finestra” che ci siamo chiusi in faccia da soli consegnando su un piatto d'argento la partita al governo delle banche. Vista da qui, dalla fine della fase 1 del Governo Monti il disastro 15 ottobre fa ancora più rabbia. Ora però si tratta di riprendere il cammino delle lotte, sapendo che dopo quella giornata nulla è più come prima.
Penso che ci sia un tempo che dobbiamo cambiare come un metodo nel fare politica che dobbiamo assumere. E' la crisi che deve diventare la nostra piazza principale, e non deve essere la piazza che ci mette in crisi.
Cambiare i tempi dell'agire politico ed i modi significa ridislocare la nostra organizzazione nel quotidiano e nel radicamento sociale come elemento fondamentale nella nostra attività politica. Lavoro, casa, carovita, bisogni sociali sono le coordinate nelle quali ricostruire un punto di vista alternativo della crisi. Noi dobbiamo essere dentro la crisi per renderne comprensibili i meccanismi al popolo. Su questo l'intero PRC dovrebbe impegnarsi a fondo. Andiamo nei mercati e nelle piazze a raccontare la crisi, assumiamoci questo compito.
Quando diciamo di essere utili, radicati e popolari diciamo che stiamo cambiando pelle al nostro partito dimostrando che siamo diversi dagli altri nel funzionamento concreto del nostro agire.
Questo secondo me è il primo punto di novità da introdurre nel rapporto con i movimenti sociali, la nostra diversità come elemento oggettivo che favorisce un'agenda comune sul terreno delle pratiche di resistenza sociale alla crisi. 
Il secondo elemento è dato dal fatto che dovremmo favorire processi di territorializzazione, questo in fin dei conti è stato il grande errore del 15 ottobre, pensare che stavamo andando a Genova 2001 quando in realtà stavamo andando diritti in Grecia. In qualche modo dovremmo fare il processo del 15 ottobre al contrario, partire dai territori e restarci il più a lungo possibile.  Volenti o nolenti, nel momento in cui lo stato viene riconfigurato dal capitale perdendo progressivamente la sua funzione di redistributore, i Comuni e quindi i territori divengono il nostro luogo operativo principale.
Questo discorso vale anche per il nostro rapporto con i sindacati. Le immagini della Fiom che lascia Mirafiori per effetto della linea Machionne sono un passaggio di fase enorme, ed aprono una discussione obbligata che deve investire tutti noi.
L'Europa della Merkel con il ricatto del debito in fin dei conti non ci chiede altro che diventare come il Messico per gli Stati Uniti. Sono quindi i terreni della difesa dei diritti del lavoro, dei beni comuni, della lotta contro il debito, che possono aprire processi costituenti in grado di riaggregare la sinistra politica e sociale anche su dinamiche sovranazionali.
C'è però un passaggio ulteriore da fare in questa discussione. Per quanto mi riguarda l'opposizione al Governo Monti deve essere un punto da porre con nettezza nella costruzione di questo campo, un punto senza il quale rischiamo di ricostruire calderoni senza significato. Oggi infatti la lotta di classe e l'opposizione al Governo Monti coincidono perchè questo esecutivo è la materializzazione concreta degli interessi del grande capitale finanziario. Un sistema di potere che ha deciso di entrare direttamente nel governo di una nazione senza mediazioni con il parlamento.Dobbiamo essere quindi molto chiari e molto attenti rispetto al lavoro di rete che mettiamo in campo nella costruzione di coalizioni sociali. 
La progressiva perdita di dignità del lavoro infatti è passata non solo per la vittoria materiale della globalizzazione liberista ma anche per la sua vittoria culturale, nella capacità che questa ha avuto di costruire processi sociali che hanno delegittimato l'utilità della lotta di classe. Il processo di scomposizione sociale ha annullato ogni riferimento di classe, ha tolto dalla testa dei lavoratori i loro avversari.
Quante volte avete sentito la retorica che dovevamo abbassare i simboli politici? In un paese senza un forza politica consistente in grado di aprire lo scontro sociale, i poteri forti non hanno fatto altro che sostituire il bipolarismo con l'unipolarismo, e il parlamento con le procedure tecnocratiche che impone l'Europa in vertici giocati in tavoli ristretti.

Da questo punto di vista il lavoro di Giorgio Napolitano nel cancellare il conflitto sociale con la clava della responsabilità nazionale è stato una raffinata opera d'arte anti operaia. 
Non è forse una conferma il fatto che ( giustamente) tutti si strappano i capelli per gli stipendi dei parlamentari scordandosi del fatto che questi hanno votato (tutti, nessuno escluso), lo svuotamento della nostra costituzione inserendo la regola del vincolo di bilancio in costituzione?
 
Da questo punto di vista almeno la manovra Monti ha avuto il merito di aprire gli occhi a molti, ma venti anni di bipolarismo senza contenuti lasciano comunque il segno. Con questo processo di continua rimozione del conflitto di classe in nome degli interessi nazionali dovremo fare i conti nei prossimi mesi in maniera molto aspra e netta. Prepariamoci quindi, la crisi non sarà un pranzo di gala. 

Francesco Piobbichi - PRC

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