In
pochi giorni sono stati raccolti quasi
20.000 euro di sottoscrizioni.
La fase di
"resistenza" deve continuare per farla
tornare quanto prima
nelle edicole
La solidarietà che si sta manifestando attorno a Liberazione in questi giorni è un fatto molto importante: lo si può cogliere dalle
lettere più semplici a quelle politicamente più impegnative, dalle
assemblee convocate su vari territori alle cento grandi e piccole
sottoscrizioni. L’impegno del partito e non solo è decollato con slancio
sin dai primi giorni. Questo dato è assai rilevante perché ci dice che
il giornale di Rifondazione Comunista, in questi anni è tornato ad
essere un punto di riferimento importante per il partito come per i movimenti e
le realtà di lotta, a partire da quelle operaie. Ci dice della
solidarietà concreta nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici di
Liberazione, il cui posto di lavoro è messo in discussione dalle
decisioni del governo e ai quali va il nostro ringraziamento per
l’impegno profuso in questi giorni difficili al fine di consentire
l’uscita del giornale on line. Ora dobbiamo dare impulso alla nostra
iniziativa, facendola diventare una vera e propria campagna per la
libertà di informazione, in una fase in cui il governo non chiude i
giornali comunisti attraverso la censura, ma tagliando i finanziamenti.
Cambiano i metodi, ma il risultato è lo stesso. E non ci si venga a
parlare del deficit di inserzioni pubblicitarie che scontiamo quasi
fosse una colpa: è del tutto evidente che trovare centinaia di migliaia
di euro di pubblicità per un giornale comunista non è semplicemente
possibile per ragioni che tutti possono intuire.
Proprio la solidarietà che si sta determinando attorno a Liberazione, come la rinnovata attenzione alla nostra proposta politica, parla di una realtà viva e rende ancora più odioso il taglio dei finanziamenti attuato dal governo. Per questo è fondamentale alzare il livello di pressione e denuncia nei confronti del governo. Lunedì la società editrice Mrc avrà un incontro ufficiale con il governo per chiedere risposte chiare in merito al futuro. Sono le decisioni del governo che ci hanno precipitato in questa situazione di crisi e il governo che a chiacchiere difende la libertà di informazione non può affossarla nei fatti.
E’ infatti bene sottolineare ancora una volta che la sospensione della pubblicazione di Liberazione dipende solo ed esclusivamente dalle decisioni assunte dai governi – Berlusconi prima e Monti poi – di tagliare il fondo per l’editoria. Decisioni che per Liberazione hanno comportato un taglio retroattivo di 2,5 milioni di euro relativi agli anni 2010 e 2011.
Se non vi fosse stato questo taglio Liberazione sarebbe oggi regolarmente in edicola, per la semplice ragione che grazie alla grande azione di riduzione dei costi compiuta in questi anni, avevamo raggiunto il sostanziale pareggio di bilancio. Questo taglio di 2,5 milioni per gli anni 2010 e 2011 si traduce in una perdita secca, in un buco di bilancio colossale che diventa un problema insolubile per un partito come il nostro, sostanzialmente privo di finanziamenti pubblici. Si aggiunga poi il fatto che – stante la situazione attuale -non solo il taglio è destinato a perdurare negli anni futuri ma, addirittura, dal 2013 il governo prevede la cancellazione dei contributi diretti. Inoltre, la situazione di totale incertezza determinata dal governo fa sì che nessuna banca sia disponibile ad anticipare a Liberazione nemmeno un euro. In questo quadro occorre quindi intensificare la mobilitazione contro il governo, che è l’unico responsabile dello stato in cui è venuta a trovarsi Liberazione. Come infatti tutti sanno, senza una modifica delle decisioni dell’esecutivo, nessuno è in grado di trovare ogni anno i 2 milioni di euro che servirebbero a far quadrare il bilancio e nessuno è in grado di coprire la perdita di 2,5 milioni di euro già determinata dai tagli attuati.
Per questo chi continua ad addebitare a Rifondazione la scelta di sospendere le pubblicazioni del proprio giornale produce un danno rilevante alla possibilità di successo della campagna e alla possibilità di salvare i posti di lavoro. In questo modo si scarica il governo delle sue responsabilità e si allontana quindi la possibilità di una soluzione positiva della crisi. Rifondazione Comunista ha bisogno come l’aria di una voce come Liberazione: il partito, esattamente come i lavoratori e le lavoratrici del giornale, è vittima di questo feroce attacco del governo che deve essere respinto con una ferma azione unitaria.
Continuiamo quindi e intensifichiamo la campagna politica e la raccolta dei fondi. Continuiamo e approfondiamo il confronto sindacale. Nel momento in cui avremo un quadro certo delle risorse statali effettivamente a disposizione ed anche in ragione dei risultati della sottoscrizione in corso, potremo decidere a ragion veduta sul futuro di Liberazione, attraverso un dibattito che deve pienamente coinvolgere tutte le realtà che si stanno adoperando in favore del giornale.
Proprio la solidarietà che si sta determinando attorno a Liberazione, come la rinnovata attenzione alla nostra proposta politica, parla di una realtà viva e rende ancora più odioso il taglio dei finanziamenti attuato dal governo. Per questo è fondamentale alzare il livello di pressione e denuncia nei confronti del governo. Lunedì la società editrice Mrc avrà un incontro ufficiale con il governo per chiedere risposte chiare in merito al futuro. Sono le decisioni del governo che ci hanno precipitato in questa situazione di crisi e il governo che a chiacchiere difende la libertà di informazione non può affossarla nei fatti.
E’ infatti bene sottolineare ancora una volta che la sospensione della pubblicazione di Liberazione dipende solo ed esclusivamente dalle decisioni assunte dai governi – Berlusconi prima e Monti poi – di tagliare il fondo per l’editoria. Decisioni che per Liberazione hanno comportato un taglio retroattivo di 2,5 milioni di euro relativi agli anni 2010 e 2011.
Se non vi fosse stato questo taglio Liberazione sarebbe oggi regolarmente in edicola, per la semplice ragione che grazie alla grande azione di riduzione dei costi compiuta in questi anni, avevamo raggiunto il sostanziale pareggio di bilancio. Questo taglio di 2,5 milioni per gli anni 2010 e 2011 si traduce in una perdita secca, in un buco di bilancio colossale che diventa un problema insolubile per un partito come il nostro, sostanzialmente privo di finanziamenti pubblici. Si aggiunga poi il fatto che – stante la situazione attuale -non solo il taglio è destinato a perdurare negli anni futuri ma, addirittura, dal 2013 il governo prevede la cancellazione dei contributi diretti. Inoltre, la situazione di totale incertezza determinata dal governo fa sì che nessuna banca sia disponibile ad anticipare a Liberazione nemmeno un euro. In questo quadro occorre quindi intensificare la mobilitazione contro il governo, che è l’unico responsabile dello stato in cui è venuta a trovarsi Liberazione. Come infatti tutti sanno, senza una modifica delle decisioni dell’esecutivo, nessuno è in grado di trovare ogni anno i 2 milioni di euro che servirebbero a far quadrare il bilancio e nessuno è in grado di coprire la perdita di 2,5 milioni di euro già determinata dai tagli attuati.
Per questo chi continua ad addebitare a Rifondazione la scelta di sospendere le pubblicazioni del proprio giornale produce un danno rilevante alla possibilità di successo della campagna e alla possibilità di salvare i posti di lavoro. In questo modo si scarica il governo delle sue responsabilità e si allontana quindi la possibilità di una soluzione positiva della crisi. Rifondazione Comunista ha bisogno come l’aria di una voce come Liberazione: il partito, esattamente come i lavoratori e le lavoratrici del giornale, è vittima di questo feroce attacco del governo che deve essere respinto con una ferma azione unitaria.
Continuiamo quindi e intensifichiamo la campagna politica e la raccolta dei fondi. Continuiamo e approfondiamo il confronto sindacale. Nel momento in cui avremo un quadro certo delle risorse statali effettivamente a disposizione ed anche in ragione dei risultati della sottoscrizione in corso, potremo decidere a ragion veduta sul futuro di Liberazione, attraverso un dibattito che deve pienamente coinvolgere tutte le realtà che si stanno adoperando in favore del giornale.
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