Una
lezione magistrale! Prendete questo video e riascoltatelo attentamente
perchè le parole che sentirete sono il frutto di una storia collettiva,
sono il frutto di un percorso di conquista che i lavoratori si sono dati
in decenni e decenni di lotta.
La lotta di classe infatti non è una manna che scende dal cielo, ma una conquista quotidiana, un bene comune da difendere che le classi subalterne hanno conquistato e difeso nel corso della storia. Chi pensa che l'organizzazione dell'azione collettiva sia da gettare nel cesso perchè "tanto sono tutti uguali" è il servitore più grande dei padroni e della banche. Lo è ancora di più perchè presta il suo lavoro gratuitamente, nei bar, nei social network, nei luoghi di lavoro. Le parole di questo lavoratore sardo oggi sono arrivate come pietre nelle tavole di milioni di italiani che aspettavano di vedere le partite la domenica pomeriggio. Esse ci fanno intendere che la dignità non è una parola vuota, e ci dicono soprattutto che se c'è la crisi essa non basta per piegare la testa. Vendersi al ricatto, tradire i propri compagni che lottano insomma è sempre un'azione soggettiva. Un operaio anonimo, che vuol restare tale, lo fa perchè ha la coscienza di quello che è, ne è fiero, si sente legato da quel tutti per uno e uno per tutti che è alla base di questo sentimento di unione. In questi decenni in molti, troppi, hanno fatto di tutto per cancellare questo orgoglio e tramutarlo in vergogna. Il fatto che per tutta la trasmissione questo operaio abbia parlato con in testa il casco di lavoro è un messaggio chiaro rivolto a tutti: non vergognatevi di quello che siete, non provate il senso di colpa per essere cassaintegrati o disoccupati. Questo lavoratore, come tutti i suoi compagni che hanno una coscienza della propria condizione è un monumento vivente. Lo è non come singolo attore nel palcoscenico mediatico che deforma le lotte stesse, ma come parte di una battaglia concreta ed intrecciata a quella storia collettiva che si chiama lotta di classe.
La lotta di classe infatti non è una manna che scende dal cielo, ma una conquista quotidiana, un bene comune da difendere che le classi subalterne hanno conquistato e difeso nel corso della storia. Chi pensa che l'organizzazione dell'azione collettiva sia da gettare nel cesso perchè "tanto sono tutti uguali" è il servitore più grande dei padroni e della banche. Lo è ancora di più perchè presta il suo lavoro gratuitamente, nei bar, nei social network, nei luoghi di lavoro. Le parole di questo lavoratore sardo oggi sono arrivate come pietre nelle tavole di milioni di italiani che aspettavano di vedere le partite la domenica pomeriggio. Esse ci fanno intendere che la dignità non è una parola vuota, e ci dicono soprattutto che se c'è la crisi essa non basta per piegare la testa. Vendersi al ricatto, tradire i propri compagni che lottano insomma è sempre un'azione soggettiva. Un operaio anonimo, che vuol restare tale, lo fa perchè ha la coscienza di quello che è, ne è fiero, si sente legato da quel tutti per uno e uno per tutti che è alla base di questo sentimento di unione. In questi decenni in molti, troppi, hanno fatto di tutto per cancellare questo orgoglio e tramutarlo in vergogna. Il fatto che per tutta la trasmissione questo operaio abbia parlato con in testa il casco di lavoro è un messaggio chiaro rivolto a tutti: non vergognatevi di quello che siete, non provate il senso di colpa per essere cassaintegrati o disoccupati. Questo lavoratore, come tutti i suoi compagni che hanno una coscienza della propria condizione è un monumento vivente. Lo è non come singolo attore nel palcoscenico mediatico che deforma le lotte stesse, ma come parte di una battaglia concreta ed intrecciata a quella storia collettiva che si chiama lotta di classe.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua