Roma e
Milano. Due sinistre e due prospettive di percorso differenti. Legittime, ma
con traiettorie che almeno per ora non si incrociano, non solo rispetto alla
dinamica nazionale, ma anche rispetto a quella Europea. L’entrata di SEL nel
PSE sembrerebbe ipotesi serissima, mentre il PRC è impegnato nella costruzione
della Sinistra Europea. Oggi a Milano centinaia di militanti del PRC e di
lavoratori delle fabbriche in crisi hanno lanciato la ricostruzione di
un’opposizione di sinistra al Governo Monti, mentre a Roma di fronte a una sala
pienissima Vendola ha rilanciato “il centro sinistra che vorrebbe”, partendo
dagli amministratori locali. Presenti in sala De Magistris, Pisapia, Zedda e
tanti altri che hanno animato la discussione. Chi pensava però ad un nuovo polo
della sinistra è rimasto a bocca asciutta. Vendola critica Monti, ma non va oltre
“il non è una primavera”. Da qui allo scendere in piazza contro il Governo di
strada ce n’è molta, quasi infinita. Del resto Bersani in queste settimane è
stato chiaro: “Non tirate troppo la corda”, ha detto di fatto il leader del PD
a SEL e IDV che a quanto pare hanno recepito il messaggio. Così la sinistra del
centro sinistra se ne starà ferma, un po’ come le CGIL che ha indetto 3 ore di
sciopero a fine turno. Ogni tanto SEL e IDV lanceranno qualche comunicato, ma
niente piazza. Monti insomma non è un traditore, e in parlamento nessun
inciucio con il PDL (ci sarà da ridere sulla legge elettorale). Per Vendola
Monti è una parentesi, per Ferrero è un governo costituente contro cui lottare.
Una sinistra così divisa chiarisce le cose dal punto di vista politico, ma le
rende più complicate dal punto di vista delle mobilitazioni sociali. L’idea di
Vendola - PD e legge elettorale permettendo - è sempre la stessa: spostare a
“sinistra” l’asse del governo che verrà. Complicato farlo con forze come PD e
IDV che votano compatte il pareggio di bilancio in costituzione ed accettano la
super manovra che Monti andrà a siglare politicamente al vertice di Bruxelles
il 30 gennaio. Parliamo di 800 miliardi in venti anni di remissione forzata del
debito sotto minaccia di sanzioni economiche. Di fatto un commissariamento di
lungo periodo che tutti accettano a partire da Giorgio Napolitano. Se Ferrero
da Milano propone una lotta durissima contro l’Europa del patto di stabilità e
una nuova Iri con una banca pubblica per sostenere la crescita, Vendola
rilancia la promessa che un Governo della sinistra sarà diverso da Monti. Molte
proposte sono simili tra l’altro ma il discrimine è dato dall’atteggiamento
rispetto al premier in carica. Per la prima volta dopo mesi Vendola risponde indirettamente
a Rifondazione ed alle sue solleciatazioni unitarie per dire cosa non vuol fare
o non vorrebbe diventare cucendo addosso al PRC la patacca del partito che non
si misura con il terreno del Governo. Ferrero non ci sta : “ A sinistra non ci
sono recinti ma le praterie della sofferenza sociale aggravate da un governo di
destra appoggiato dal Pd, cambiare strada è obbligatorio e per questo è
necessario costruire l'opposizione al governo Monti e alle politiche europee.
Per questo occorre costruire l'unità della sinistra. Occorre uscire dalle
sterili polemiche e dai risentimenti, noi non siamo allergici al governo in
astratto ma alle politiche neoliberiste in concreto. Al paese serve
un'alternativa, non il trasformismo dei ceti politici. “Per questo”, continua
Ferrero rivolgendosi al leader di Sel, “ti propongo di dare vita insieme ad un
confronto pubblico con le forze vive della società per costruire il programma
dell'alternativa. Mi pare che abbiamo molti punti di convergenza, dalla
patrimoniale alla lotta alla precarietà, fino al 'nò alla guerra. Ti propongo
di unire le forze: se non ora quando?” Battute su D’alema a parte, Vendola non
risponderà. Anche nella sua relazione di oggi si è notata una certa difficoltà
nei passaggi sul PD e il governo Monti. Nulla di nuovo sotto il sole, SEL non
può far altro che tirare qualche fumone con conferenze stampa ad effetto,
minacce e battibecchi per dare qualche altra speranza ma niente di più. Vendola
ha scelto di stare nel centro sinistra facendo il ruolo del PDS bonsai, 20 anni
di giro dell’oca per ritornare al punto d’inizio con i lavoratori che hanno
visto però dimezzarsi i propri salari e diritti e la BCE che conta più dei
Governi. Intanto la crisi avanza, il 4 febbraio scende in piazza La Destra di
Storace e i giorni scorsi la ribellione dei Forconi ha fatto capire a tutti noi
che -in questo caso la crisi- non sarà un pranzo di gala. In politica si sa lo
spazio che si lascia viene preso da altri. Oggi lo slogan della Lega in piazza
era “giù le mani dalle pensioni, Governo ladro! Per fortuna che il 27 febbraio
i sindacati di base hanno indetto uno sciopero generale…
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