
Bene, l'ultima puntata della trasmissione Piazza Pulita, su La 7 il 4 novembre, ha svelato come molti geniali imprenditori italiani abbiano riprodotto, nelle loro aziende e nei loro distretti, condizioni quasi esattamente identiche a quelle tedesche. In via informale, ovviamente.
Il trucco è abbastanza semplice. I lavoratori vengono licenziati, o meglio messi in mobilità; lo Stato, o meglio le regioni, li iscrivono nei programmi della Cassa Integrazione in deroga; i lavoratori vengono poi riassunti, ma "al nero". I lavoratori percepiscono così lo stesso stipendio di prima, magari un po' ribassato, ma stavolta senza che l'imprenditore debba versare loro i contributi sociali (il che avrà effetti devastanti sul loro trattamento pensionistico), ma posso integrare questo magro trattamento retributivo con i denari della Cassa Integrazione. L'autosufficienza dei lavoratori è garantita dallo Stato, cioè dai contribuenti, e per l'impresa si materializza un vantaggio fiscale non indifferente.
Non è straordinario? È la via italiana ai mini-jobs, lastricata di furbizie e illegalità. Non a caso Lorenzo Bini Smaghi, presente nello studio della trasmissione, ha immediatamente riconosciuto le analogie sostanziali con il modello tedesco- beccandosi l'ovvia rampogna di Claudio Borghi.
Questa storia contiene diversi insegnamenti. Innanzitutto dimostra la differenza, nelle modalità pratiche di esercizio del potere, tra le élite tedesche (politiche ed economiche) e quelle italiane. Le prime dichiarano chiaramente quello che vogliono ottenere, e cercando raggiungerlo per vie legali e standardizzate. Le seconde invece non passano per la via maestra delle riforme e del cambiamento delle leggi, ma per quella della fantasia e della violazione delle regole. È questa un'importante questione antropologica. La questione politica è che, come questo caso (insieme a tanti altri) dimostra, euro e mercato unico europeo sono stati visti, dalle classi dirigenti italiane, come un ring sul quale competere con i tedeschi. Anche il mercantilismo italiano ha una sua tradizione, di cui la Legge Maroni-Biagi e la generalizzata tolleranza verso l'evasione fiscale non rappresentano che i più fulgidi esempi. Ma nel confronto con quello tedesco non c'è scampo per le nostre impres(in)e. (C.M.)
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