In
campagna elettorale capita anche di sentire candidati sindaci
promettere che «il debito non lo pagheremo", e ancora che "bloccheremo
le privatizzazioni per favorire il bene comune».
A volte capita anche che questi candidati diventino sindaci, ma a quel punto la musica cambia.
Lo ha sperimentato per esempio il sindaco cinque stelle di Parma, che nei due anni della sua amministrazione non ha fatto nulla per contestare il debito che le/i cittadine/i sono costrette a subire (e pagare) e ha proseguito nell'opera di sottrazione di sovranità a cittadine/i, mantenendo e allargando le prerogative della principale «municipalizzata» - Iren Spa - che rappresenta il vero «governo» municipale, controllando i principali servizi economici locali.
Il sindaco si è trovato però di fronte le denunce, le analisi e il lavoro di indagine della «Commissione audit» di Parma, che in questi anni ha saputo leggere nelle pieghe di bilancio e far risaltare i sacrifici che tutti paghiamo non solo sull'altare del debito, ma anche su quello delle privatizzazioni - un vero e proprio fallimento se viste con gli occhi (e i bisogni) di cittadine e cittadini (al contrario, un ottimo affare per banche e imprese privatizzate...).
Proprio la Commissione Audit di Parma (in collaborazione con il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale) ha promosso lo scorso weekend un interessante seminario dal titolo «No alla trappola del debito: se il debito è pubblico, tutti dobbiamo poter decidere!», che ha affrontato in termini di formazione e autoformazione le ricadute del debito pubblico sugli enti locali - molti dei quali alle prese proprio in questi giorni con i bilanci preventivi del 2013 (sic!). Ricadute ben esemplificate dal patto di stabilità il quale rappresenta la forma specifica delle politiche di austerità scaricate sugli enti locali.
Mettere in discussione la logica del patto di stabilità, delle privatizzazioni e della svendita del patrimonio pubblico per fare cassa è però possibile e la proposta dell'indagine indipendente sui bilanci, sui debiti, sulle forme di accesso al credito e sui prodotti derivati utilizzati dai Comuni è uno strumento molto utile.
Uno strumento che non può essere pensato come arma in mano a esperti di economia e finanza, ma che deve assumere un carattere popolare, sociale e conflittuale. Le lotte territoriali, l'opposizione a grandi opere e grandi eventi inutili, le vertenze sul lavoro e nella società si scontrano sempre con il mantra del «pagamento del debito» e della «salvezza del paese»: a queste esperienze è rivolta la proposta di istituire indagini (audit) sul debito pubblico, nazionale e locale, e più in generale dei bilanci pubblici.
Il seminario di Parma (i cui materiali si potranno trovare tra qualche giorno all'indirizzo www.perunanuovafinanzapubblica.it) ha rilanciato questa campagna di audit, che porterà ad elaborare proposte di delibera di iniziativa popolare e ad una giornata nazionale di informazione e denuncia contro il debito e le politiche che in suo nome ci vengono imposte.
A volte capita anche che questi candidati diventino sindaci, ma a quel punto la musica cambia.
Lo ha sperimentato per esempio il sindaco cinque stelle di Parma, che nei due anni della sua amministrazione non ha fatto nulla per contestare il debito che le/i cittadine/i sono costrette a subire (e pagare) e ha proseguito nell'opera di sottrazione di sovranità a cittadine/i, mantenendo e allargando le prerogative della principale «municipalizzata» - Iren Spa - che rappresenta il vero «governo» municipale, controllando i principali servizi economici locali.
Il sindaco si è trovato però di fronte le denunce, le analisi e il lavoro di indagine della «Commissione audit» di Parma, che in questi anni ha saputo leggere nelle pieghe di bilancio e far risaltare i sacrifici che tutti paghiamo non solo sull'altare del debito, ma anche su quello delle privatizzazioni - un vero e proprio fallimento se viste con gli occhi (e i bisogni) di cittadine e cittadini (al contrario, un ottimo affare per banche e imprese privatizzate...).
Proprio la Commissione Audit di Parma (in collaborazione con il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale) ha promosso lo scorso weekend un interessante seminario dal titolo «No alla trappola del debito: se il debito è pubblico, tutti dobbiamo poter decidere!», che ha affrontato in termini di formazione e autoformazione le ricadute del debito pubblico sugli enti locali - molti dei quali alle prese proprio in questi giorni con i bilanci preventivi del 2013 (sic!). Ricadute ben esemplificate dal patto di stabilità il quale rappresenta la forma specifica delle politiche di austerità scaricate sugli enti locali.
Mettere in discussione la logica del patto di stabilità, delle privatizzazioni e della svendita del patrimonio pubblico per fare cassa è però possibile e la proposta dell'indagine indipendente sui bilanci, sui debiti, sulle forme di accesso al credito e sui prodotti derivati utilizzati dai Comuni è uno strumento molto utile.
Uno strumento che non può essere pensato come arma in mano a esperti di economia e finanza, ma che deve assumere un carattere popolare, sociale e conflittuale. Le lotte territoriali, l'opposizione a grandi opere e grandi eventi inutili, le vertenze sul lavoro e nella società si scontrano sempre con il mantra del «pagamento del debito» e della «salvezza del paese»: a queste esperienze è rivolta la proposta di istituire indagini (audit) sul debito pubblico, nazionale e locale, e più in generale dei bilanci pubblici.
Il seminario di Parma (i cui materiali si potranno trovare tra qualche giorno all'indirizzo www.perunanuovafinanzapubblica.it) ha rilanciato questa campagna di audit, che porterà ad elaborare proposte di delibera di iniziativa popolare e ad una giornata nazionale di informazione e denuncia contro il debito e le politiche che in suo nome ci vengono imposte.
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