Venerdi scorso a Roma sotto al Ministero delle Infrastrutture,
insieme ai comitati che si battono contro il corridoio autostradale A12
Roma- Cisterna e relativa Bretella Cisterna-Valmontone, c'era anche una
delegazione dall'Umbria con il suo striscione, quello del Comitato che
si batte contro la nuova austrada Orte-Mestre. Qui di seguito le loro
motivazioni:
Come nascente Comitato Umbro contro la
trasformazione della E45 in Autostrada abbiamo partecipato al presidio
svoltosi lo scorso venerdì 22 novembre davanti al Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti insieme ai comitati territoriali che si
battono contro il Corridoio autostradale a pedaggio A12 Roma - Latina e
la Bretella Cisterna-Valmontone, lottando contro le devastazioni
ambientali ed un modello di sviluppo che privilegia il cemento e il
profitto di alcune precise lobby politico-finanziarie a delinquere.
Nell’ attesa del ritorno della delegazione di
cittadini salita al Ministero, abbiamo condiviso con gli altri comitati
solidarietà, informazioni e valutazioni, aderendo sulla necessità di
percorsi comuni che ci portino a lottare insieme contro la “Legge
Obiettivo” che è dietro a tutte le grandi opere, che permette in barba a
qualunque limite di legge o vincolo paesaggistico, ma anzi con deroghe e
procedure semplificate, di ricoprire centinaia di chilometri di
territorio con colate di cemento.
La delegazione al ritorno dall’incontro, che si è
svolto con la sola presenza dei responsabili tecnici delle opere, in
assenza di qualsivoglia referente o responsabile di carattere politico,
in un report ai presenti ha comunicato come la controparte abbia
riaffermato l’indiscutibilità delle decisioni prese circa la
realizzazione delle opere autostradali, “concedendo” una mera unica
"disponibilità" ad eventuali confronti circa parziali modifiche e
varianti in corso d’opera, un meccanismo che cela una logica clientelare
volta a dividere ed a mettere gli uni contro gli altri, a concedere un
favore ad uno a danno dell’altro.
I Comitati hanno rifiutato tale proposte clientelari che come
si è già innumerevoli volte visto nascondono i soliti intrallazzi che
non rientrano nei nostri costumi, e hanno riaffermato la necessità di
lottare per i piani alternativi già presentati pure in sede di incontro
istituzionale:
- messa in sicurezza delle strade esistenti,
- potenziamento del servizio su ferrovia sia merci che passeggeri, al fine di migliorare anche la situazione dei tanti pendolari che ogni giorno viaggiano in condizioni pessime e con ritardi continui,
- la contrarietà alla privatizzazione della mobilità pubblica, considerando anche che tali autostrade comporteranno il pagamento di un pedaggio che si abbatte ulteriormente sui redditi.
Nella riflessione comune si è condivisa la necessità di incrementare la mobilitazione nei diversi comuni interessati, coinvolgendo anche le amministrazioni locali contrarie, rafforzando così l’opposizione popolare. E’ stato chiaramente ribadito, visto che ci negano qualunque altra possibilità di dialogo, che saremo tutti pronti ad affrontare e sviluppare la lotta, ad opporci con i nostri compagni,figli, genitori e tutti i resistenti, fino anche a bloccare con i nostri corpi le ruspe al momento dell’avvio dei lavori, per difendere la nostra Terra, il nostro diritto alla mobilità per un altro modello di sviluppo, affinché i soldi pubblici siano utilizzati per opere di utilità veramente pubblica.
I cittadini della Val di Susa lo hanno gridato: «1 km di TAV = 1000 case popolari, 500m di TAV = 1 ospedale, 4cm di TAV = 1 anno di pensione» e noi tutti concordiamo.
I nostri percorsi di lotta si uniscono per un unico fronte contro le devastazioni ambientali ed il saccheggio delle risorse pubbliche
- messa in sicurezza delle strade esistenti,
- potenziamento del servizio su ferrovia sia merci che passeggeri, al fine di migliorare anche la situazione dei tanti pendolari che ogni giorno viaggiano in condizioni pessime e con ritardi continui,
- la contrarietà alla privatizzazione della mobilità pubblica, considerando anche che tali autostrade comporteranno il pagamento di un pedaggio che si abbatte ulteriormente sui redditi.
Nella riflessione comune si è condivisa la necessità di incrementare la mobilitazione nei diversi comuni interessati, coinvolgendo anche le amministrazioni locali contrarie, rafforzando così l’opposizione popolare. E’ stato chiaramente ribadito, visto che ci negano qualunque altra possibilità di dialogo, che saremo tutti pronti ad affrontare e sviluppare la lotta, ad opporci con i nostri compagni,figli, genitori e tutti i resistenti, fino anche a bloccare con i nostri corpi le ruspe al momento dell’avvio dei lavori, per difendere la nostra Terra, il nostro diritto alla mobilità per un altro modello di sviluppo, affinché i soldi pubblici siano utilizzati per opere di utilità veramente pubblica.
I cittadini della Val di Susa lo hanno gridato: «1 km di TAV = 1000 case popolari, 500m di TAV = 1 ospedale, 4cm di TAV = 1 anno di pensione» e noi tutti concordiamo.
I nostri percorsi di lotta si uniscono per un unico fronte contro le devastazioni ambientali ed il saccheggio delle risorse pubbliche
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