PERUGIA - E' da quando Fanfani scippò all'Umbria l'Autostrada del sole che stiamo cercando la nostra rivincita. L'autostrada passò infatti vicino ad Arezzo seguendo più o meno la direzione che avevano scelto molto tempo prima le ferrovie, certo non a caso. Successe così che la val di Chiana fu divisa in due dal lungo serpente d'asfalto mentre l'Umbria conosceva il suo primo significativo sviluppo artigianale e industriale lungo la valle del Tevere senza stare tanto a piangere sul dispetto del toscanaccio della Dc. Poi arrivò il raccordo Perugia-Bettolle e l'autostrada diventò anche per tutti noi una vicina di casa, così come più a sud la Terni- Orte. Da allora, però, continuiamo a lamentare il preteso "isolamento dell'Umbria" che non è la Calabria o il Salento, ma la regione che si trova al centro del paese.
Da molti decenni aspettiamo la conclusione dei lavori della Perugia-Ancona, della Foligno- Civitanova Marche, della Fano-Grosseto, della tre Valli che sarebbe la superstrada che collega la Valnerina, la valle umbra e quella Tiberina, in pratica la Spoleto-Acquasparta perché con Norcia abbiamo già concluso con una galleria in verità assai utile. Tutte queste arterie sono già un programma corposo figlio del sogno novecentesco tutto legato allo sviluppo dell'auto e quindi un pochino vecchiotto. Sulla mobilità in Umbria c'è ormai da fare una riflessione del tutto nuova e ripensare un progetto organico dove dev'esserci più posto per l'aeroporto, le ferrovie, il riassetto e la messa in sicurezza del territorio. Bisognerà ogni tanto ricordare che abbiamo ferrovie ottocentesche, un impianto come la Centrale umbra che, come tutte le grandi opere, fa un passo avanti e due indietro. Con la Centrale umbra avremmo una metropolitana di superficie in grado di servire Perugia e Terni e le loro periferie e tanti altri importanti centri della regione. Tutti sanno che il futuro della mobilità individuale sarà sempre di meno interessato alle ruote di un'automobile e che la crisi orienta i consumi verso i mezzi pubblici. Per ciò che riguarda il trasporto delle merci, quello su gomma ha raggiunto limiti insostenibili. L'autostrada del sole, per dire, ha ormai le sue prime due corsie occupate da camion, uno dietro l'altro, da Roma a Milano, senza soluzioni di continuità.
Ora, come ogni temporale che ogni tanto arriva inaspettato, ci tocca l'ennesimo annuncio del Cipe sulla E45. Finalmente, la nostra autostrada a scartamento ridotto e sempre in cura per quale malanno, soprattutto nel tratto appenninico, diventerà un'autostrada vera. Pare che basteranno gli investimenti privati e il pagamento di un pedaggio. Beh, qui non si tratta di viabilità locale - dicono- ma di grandi direttrici europee. Solo che manca l'unico collegamento che ci serve davvero, quello con il porto di Civitavecchia. Eppure sembrano tutti d'accordo. Con l'autostrada usciremo finalmente dall'isolamento. Per ciò che serve e per le autostrade che abbiamo già costruito in questo paese forse la E45 andrebbe benissimo dopo un bell'intervento di manutenzione. Invece non aspettiamo altro che tornare a scavare gallerie, progettare viadotti, buttarci con le betoniere in mezzo ai vigneti di Torgiano, massacrare un territorio unico come quello della valle del Tevere e dei Monti martani per far correre più veloci autotreni che vengono da lontano e vanno lontano e che si fermeranno giusto per fare benzina all'interno di un territorio ormai spogliato dalla cultura e dalla storia. Le autostrade non hanno nessun rapporto con il mondo che attraversano. Sono dei grandi transit che ripetono ovunque il loro linguaggio, la loro immagine seriale, la loro tecnologia. Con mostri come questi il senso di isolamento cresce. La barriere, le telecamere, il pedaggio si spingeranno ad allontanarcene così come la puzza del gasolio incombusto e dei trucioli dei pneumatici sbattuti lontano, vicino ai campi di granturco. Cosa abbiamo da guadagnare da una cosa così? nulla, anzi, avremo da pagare con il pedaggio una tassa in più. Ma qualcuno ci guadagnerà di sicuro, al posto nostro. Però a quel punto potremo dire di aver vinto un isolamento storico e potremo pensare che, finalmente, tutte le strade portano in Umbria. Come la rete di internet, anche le vie materiali fatte di asfalto e cemento ci danno l'illusione di essere al centro del mondo in qualunque posto ci si trovi. Ma il centro del mondo non esiste più da quando da quel punto ideale è stato tolto l'uomo e i suoi bisogni reali.
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