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Nel frattempo è passato un mese durante il quale i mercati hanno letteralmente fatto a pezzi a suon di ribassi quel che restava della credibilità del nostro Paese come garante di uno dei più grandi debiti pubblici del mondo. Un governo indeciso a tutto, un governo chiacchiere e distintivo, per citare l’Al Capone di un film hollywoodiano, si è trastullato cianciando di tassa patrimoniale (“mai e poi mai, piuttosto mi dimetto”, strepita Berlusconi), di manovre sulle pensioni (“quelle non si toccano”, biascica Bossi, questa volta col dito medio in tasca) e da ultimo di accorpamenti delle festività civili, l’ideona del professor Tremonti annunciata ieri in Parlamento. E forse in questo caso il ministro avrebbe davvero fatto bene a starsene in silenzio, per non farsi sentire dai mercati. Parole, una montagna di parole senza nessuna decisione concreta.
E così, mentre i mercati vendevano Italia a più non posso, c’è stato anche chi ha pensato bene di mettere in salvo i beni di famiglia. O almeno di parcheggiarli al sicuro in attesa che si chiarisse la situazione. A Lugano si racconta che nell’ultimo mese siano di molto aumentate le visite dei nostri connazionali negli studi di commercialisti e fiduciari, quelli abituati a trattare il denaro nero degli italiani. Chiedono consiglio su come intestare ville e yacht a società di comodo nei paradisi fiscali. Non sia mai che questa volta arriva davvero la patrimoniale. E allora meglio farsi uno scudo fiscale. Al contrario però. Con buona pace del ministro Tremonti, quello che: “Il silenzio è d’oro”.
Vittorio Malagutti, Il Fatto Quotidiano
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