FIRENZE - Ha dell’incredibile la condizione di lavoro accertata dalla Guardia di Finanza di Firenze, su denuncia di ex-centralinisti, nella ditta Italcarone in località Incisa Val d’Arno. I dipendenti del call-center, ma anche i venditori porta a porta, erano picchiati con un frustino sulle gambe e umiliati pubblicamente se non raggiungevano gli obiettivi fissati dalla direzione.
Orari massacranti di 14 ore, ridottissime pause per mangiare un boccone e divieto quasi categorico di alzarsi per andare in bagno, chiudono il cerchio sul piccolo universo di barbarie e vessazioni cui erano sottoposti, loro malgrado, i lavoratori della Italcarone. L’indagine delle Fiamme Gialle, durata quasi tre anni, ha accertato anche una truffa ai danni dei consumatori e un’evasione fiscale per quasi 5 milioni di euro. La ditta, infatti, era specializzata nel rivendere un tipo di aspirapolvere, acquistato negli Stati uniti per 350 euro, all’incredibile cifra di 3500 euro, facendolo passare per “presidio medico chirurgico elettromedicale anti acaro” con tanto di autorizzazione del Ministero della Salute (prontamente smentita dal medesimo dicastero). Oltretutto una parte delle vendite, soprattutto nelle filiali di Arezzo e Massa, non venivano fatturate. Questa mattina l’epilogo delle indagini; 5 persone arrestate con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla frode fiscale. Secondo Alessandro Genovesi, segretario nazionale della Slc Cgil, “la realtà supera i peggiori incubi e la questione vera è come si combatte il precariato, che può arrivare a forme di schiavismo fisico e psicologico. Quando il lavoratore si trova in una posizione contrattuale debole è portato ad accettare di tutto. In ogni caso –specifica – quello di Firenze è un’eccezione: i call center sono aziende con molti problemi, che istaurano rapporti di lavoro precario, ma di solito non arrivano a questi estremi. Sono episodi che devono far riflettere le coscienze di tutti i cittadini, prima ancora che quelle di sindacalisti e imprenditori”.
Orari massacranti di 14 ore, ridottissime pause per mangiare un boccone e divieto quasi categorico di alzarsi per andare in bagno, chiudono il cerchio sul piccolo universo di barbarie e vessazioni cui erano sottoposti, loro malgrado, i lavoratori della Italcarone. L’indagine delle Fiamme Gialle, durata quasi tre anni, ha accertato anche una truffa ai danni dei consumatori e un’evasione fiscale per quasi 5 milioni di euro. La ditta, infatti, era specializzata nel rivendere un tipo di aspirapolvere, acquistato negli Stati uniti per 350 euro, all’incredibile cifra di 3500 euro, facendolo passare per “presidio medico chirurgico elettromedicale anti acaro” con tanto di autorizzazione del Ministero della Salute (prontamente smentita dal medesimo dicastero). Oltretutto una parte delle vendite, soprattutto nelle filiali di Arezzo e Massa, non venivano fatturate. Questa mattina l’epilogo delle indagini; 5 persone arrestate con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla frode fiscale. Secondo Alessandro Genovesi, segretario nazionale della Slc Cgil, “la realtà supera i peggiori incubi e la questione vera è come si combatte il precariato, che può arrivare a forme di schiavismo fisico e psicologico. Quando il lavoratore si trova in una posizione contrattuale debole è portato ad accettare di tutto. In ogni caso –specifica – quello di Firenze è un’eccezione: i call center sono aziende con molti problemi, che istaurano rapporti di lavoro precario, ma di solito non arrivano a questi estremi. Sono episodi che devono far riflettere le coscienze di tutti i cittadini, prima ancora che quelle di sindacalisti e imprenditori”.
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