giovedì 20 maggio 2010

Scuole in bolletta e tempo pieno negato


Con i soldi della cricca per la casa di Scajola al Colosseo si potrebbero attivare cinquanta classi a tempo pieno per un anno. Non è solo una battuta, ma un dato di fatto. La scuola italiana è sempre più in bolletta, il ministero ha “sospeso” i crediti che avanzano i presidi e ora persino l’igiene ne risente: lo straccio sotto i banchi degli studenti viene passato - quando va bene - una volta a settimana. E ci sono istituti che centellinano la carta igienica ai bambini: quattro strati a testa più una firma, a mo’ di ricevuta.
La scuola italiana - massacrata dai tagli e dai debiti - va rotoli. Alle famiglie non resta che aprire la borsa “offrendo” un ticket per “salvarla”. Da qui il nuovo l’allarme di 345 presidi dell’ASAL, l’Associazione Autonoma delle Scuole statali del Lazio. Come lo scorso anno, negli zaini di circa 160mila alunni i genitori troveranno una lettera per l’auto-soccorso. Un quadro dettagliato sulle risorse finanziare ed umane. A dir poco desolante. 108milioni di euro nel fondo cassa delle scuole del Lazio al 1° gennaio 2010 ma quei soldi sono già stati impegnati per coprire i debiti che ammontano a 152milioni di euro. Risultato: le scuole in rosso di 44 milioni di euro. A tanto ammonta la vera sofferenza che la Gelmini fa finta di non vedere.L’elenco delle criticità è senza pietà. Laboratori di informatica a rischio chiusura. Forte riduzione del recupero scolastico e dei progetti educativi. A rischio è persino la normale attività didattica degli alunni “per un gran numero di ore”. Un livello di qualità del servizio che peggiora ogni anno di più, nonostante gli sforzi di dirigenti e docenti. L’ora di alternativa alla religione cattolica che non si sa a chi farla coprire.Paolo Mazzoli, preside del 115° Circolo didattico di Roma e presidente Asal - l’associazione scuole autonome del Lazio, ha fatto un racconto drammatico. La crisi economica delle scuole pubbliche (sofferenze comuni a tutti gli istituti) sono state messe nero su bianco. Eccole: le spese per le supplenze non sono garantite. I crediti del ministero nei confronti delle scuole sono stati “sospesi”. 280 scuole laziali hanno dovuto ridurre drasticamente, dall’inizio di maggio, il servizio di pulizia. Il tempo pieno nella scuola primaria è stato tagliato del 18%. La vigilanza sugli alunni, anche sui più piccoli, sarà sempre più carente. Sottolinea: “Per la prima volta sono costretto a chiedere il contributo ai genitori. O le famiglie ci aiutino a raccogliere 30-35 mila euro oppure sarò costretto a chiudere i laboratori di informatica. Mi servono 45mila euro - precisa il dirigente del Viscontino -, lo Stato me ne dà solo 11mila”. La Gelmini insiste con la sua litania: “Non è stato tagliato, anzi il tempo pieno è aumentato come avevamo promesso”. Bugie clamorose da ministro “unico” dell’Istruzione. Prova ne sono i numeri. La scuola primaria di Roma e provincia ha richiesto 1.145 classi a tempo pieno: ne sono state concesso solo 929. A ben 3.833 bambini è stato “negato” il tempo scuola di 40 ore. Idem a Milano. Rispetto all’anno in corso saranno attivate 28 classi a 40 ore in meno, a fronte di un aumento di più di 200 alunni.

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