La crisi in Europa si fa sempre più pesante. Come la vedi?
È una crisi generale del capitalismo; non passeggera e non solo economica, ma anche energetica, sociale. Una crisi costituente, nel senso che non se ne esce come si è entrati. L'Europa che uscirà da questa fase sarà diversa da quella vista finora, e rischia di essere marginalizzata. Due sono le strade possibili. La prima è delineata dalla Commissione e dalla Bce: meno salari e meno diritti per i lavoratori. In pratica la cancellazione di tutte le conquiste del movimento operaio dal dopoguerra ad oggi. In Italia, è Berlusconi l'interprete più avanzato; perché unisce al restringimento dei diritti (fino alla riduzione dei salari) anche quello della democrazia. Le tante leggi che cerca di far approvare ne sono la dimostrazione. La linea dei poteri forti è destinata a disgregare l'Europa, con i ricchi a cercare di salvarsi e i poveri lasciati a farsi la guerra tra loro.
Come si dovrebbe procedere?
Seguendo una linea opposta. Serve una riconversione ambientale e sociale dell'economia, serve più welfare. Una radicale redistribuzione del reddito, con un maggior intervento pubblico sull'economia. Ed è l'Europa la sede dove fare tutto questo. In pratica serve un'unità di classe europea.
Un progetto che richiede però una sinistra alternativa forte.
Sì, anche perché la linea tenuta dalle socialdemocrazie europee si è dimostrata completamente inefficace di fronte alla crisi. Ormai non hanno più la volontà di arrivare a un superamento delle politiche neoliberiste; anzi le appoggiano in pieno.
Dal congresso della Linke viene qualche indicazione?
La Linke è fondamentale nella costruzione di una forte sinistra alternativa in Europa. La modifica della politica tedesca proposta dala Linke significa necessariamente modifica della politica europea. Perciò quello che stanno facendo i compagni tedeschi può essere di stimolo anche in Italia. Loro dicono che la sinistra può andare al governo, ma solo se da lì riesce a portare avanti una politica contro la guerra e il neoliberismo. La Linke ci insegna che non si deve entrare in governi del «meno peggio». In Germania vedo molto rigore su questo aspetto: si parla di costruzione della sinistra, ma solo come polo autonomo e alternativo alla sinistra moderata.
Torniamo alla crisi. In Italia il governo sta preparando una manovra di «lacrime e sangue».
Certo. Negli anni '90 hanno usato la costruzione dell'Europa e dell'euro come clava per andare contro i lavoratori; adesso usano lo spauracchio della speculazione per giustificare il massacro sociale che hanno in mente. Ogni scelta la fanno pagare, e pesantemente, ai lavoratori.
Come si può evitarlo?
Partendo da subito con l'organizzazione dell'opposizione. Per questo invitiamo il sindacato a preparare a breve uno sciopero generale contro la manovra. L'alternativa c'è e deve proporre, ad esempio, la tassa patrimoniale, una tassazione sulle rendite, dire no a grandi opere dannose, reintrodurre la tassa di successione per i ricchi. Va ricostruita l'opposizione sociale. E' sulla capacità di farlo che si vedrà la forza della sinistra. Non si può andare avanti con la mitigazione del liberismo. Dentro la crisi, o dai una vera alternativa o affoghi, diventando complice di quello che succede. Bisogna portare avanti la lotta con radicalità perché è radicale l'attacco cui è sottoposto il mondo del lavoro.In Italia, come Federazione della sinistra, come vi state muovendo?La nascita della federazione è stata un passo giusto in questa direzione. Si prova a costruire qualcosa andando oltre la sommatoria dell'esistente. Mercoledì cambierà il portavoce e partirà il tesseramento. Un segnale che questa volta facciamo sul serio. Noi e tutti i partiti della sinistra alternativa che vorranno fare questo percorso con noi.
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