venerdì 7 gennaio 2011

Le dichiarazioni del "Dottor Sottile"

Giuliano Amato (dott. Sottile) ex presidente del consiglio, famigerato autore della prima riforma previdenziale che cominciò a ridurre i trattamenti previdenziali nel 1992, e della (finora) più grande manovra finanziaria di taglio (stangata di 90 miliardi di lire), gode di pensione da professore universitario da 1/1/98 di 22.048,11 euro mensili lordi che cumula con un incarico alla Treccani uno alla Deutsche Bank e altri


Giuliano Amato è presidente del Comitato per il 150° dell’Unità d’Italia e titolare di numerose collaborazioni. Il 22 dicembre si è confessato sul Corriere della Sera. Rispondendo a un giornalista ha affermato che «la protesta giovanile (la legge Gelmini sarebbe un pretesto) è contro le generazioni che hanno mangiato il loro futuro». I vecchi, secondo Amato, sarebbero responsabili dell’alto debito pubblico, di aver difeso l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, di essersi garantiti la pensione.
Dato che il debito di ogni italiano è di circa 30mila euro, il nostro propone di abbatterlo di un terzo facendo pagare 30mila euro in due anni al 30% degli italiani, ma non dice quali né con quali modalità: è fumo con la manovella.
Quello che sconcerta è che persone come il Dottor Sottile giurino di non sapere che:
*l’importo medio delle cosiddette “pensioni garantite” è di 1.000 euro al mese; certo, ci sono anche le pensioni d’oro a cui credo lui non abbia rinunciato;
*che i lavoratori hanno versato per ogni giorno di lavoro una quota di salario all’Inps per pagarsi la pensione;
*che il fondo dei lavoratori dipendenti è in attivo da anni (come il bilancio dell’Inps), quello dei precari è in attivo di 8 miliardi ogni anno e sempre di 8 miliardi è attivo quello delle prestazioni temporanee.
Tutti questi avanzi vengono confiscati ogni anno dal ministero del Tesoro.
Questi vecchi “voraci” sono quelli che in questi anni hanno tirato la carretta, hanno pagato le tasse, hanno creato ricchezza e tanta, sprecata dai Governi, rapinata dalle banche e dalle imprese. Sono quelli che con la lotta hanno conquistato diritti, redditi, prestazioni sociali per l’intera società.
Ma a questi fustigatori degli anziani non sfiora il dubbio che il debito pubblico sia stato causato dall’evasione fiscale, dalla speculazione del capitale finanziario che gode di un regime fiscale privilegiato, dalle imprese che ricevono i più svariati incentivi e fanno man bassa della cassa integrazione, dalle spese militari, dai compensi milionari ai manager e consulenti privati e pubblici?
Sull’”egoismo degli anziani” purtroppo si cimentano economisti e politici di destra e del Pd e lo stesso D’Alema.
Sono ormai due anni che il ministro del Lavoro invita gli anziani a preoccuparsi dei figli e nipoti. Figli e nipoti che vanno responsabilizzati in quanto devono imparare a proteggersi dalla vecchiaia, dalle malattie, dalla disoccupazione attraverso le assicurazioni dato che lo Stato sociale deve aprirsi al mercato e diventare un’opportunità per i privati.
A questi signori vogliamo segnalare che i gretti, egoisti e voraci anziani si vedranno, nel 2011, aumentare la pensione in base all’aumento del costo della vita certificato dall’Inps dell’1,4%. In soldoni significa che l’assegno mensile minimo passa da euro 460,97 a euro 467,43, che l’assegno sociale aumenterà di 5,77 euro al mese e che una pensione di 1.000 euro al mese aumenterà di 14 euro lordi.
La verità è che le pensioni si stanno impoverendo ed un numero crescente di anziani è sempre più povero.
Questo tentativo di mettere i figli contro i padri, chi ha un lavoro stabile contro chi lo ha precario, gli italiani contro gli immigrati incrina la coesione sociale, l’unità dei lavoratori, assolve il sistema economico e la gestione politica dello Stato.
Gli epiteti “egoisti, parassiti, voraci” rivolti agli anziani sono un’infamia! Quello che sconcerta è il silenzio dei sindacati dei pensionati che, anche se hanno rinunciato a chiedere l’aumento delle pensioni, dovrebbero almeno esprimere indignazione per come certi personaggi offendono la dignità di uomini e donne che tanto hanno dato e tanto continuano a dare alla società.
Sante Moretti, Liberazione

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