In queste vacanze natalizie sembra che una politica cieca e sorda al crescente disagio sociale dovuto ad un sistema economico iniquo e ingiusto, che continua a privilegiare la distribuzione della ricchezza a favore delle classi sociali più ricche a danno dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, non trovi meglio da fare che impegnarsi a fondo sul cambio dello Statuto Regionale.
Qualche sprovveduto si sarebbe potuto domandare: “che vogliono cambiare il sistema presidenziale ridando magari centralità al consiglio degli eletti dal popolo?”: purtroppo non è così.
Il problema, per questa parte di classe dirigente umbra, è inserire nello statuto il nome di San Benedetto e San Francesco.
Il problema, per questa parte di classe dirigente umbra, è inserire nello statuto il nome di San Benedetto e San Francesco.
Si avete capito bene, il problema non sono i 10mila operai in Cassa Integrazione, non sono i 1200 sfratti in un anno, la precarietà del lavoro dilagante. No. Queste sono questioni serie, ma noiose, che non danno le prime pagine ai giornali locali, sono anche imbarazzanti perché magari aprono un dialogo su una nuova ridistribuzione delle ricchezze a favore delle classi sociali meno abbienti. Oppure si rischia di non poter fare il ruffiano con qualche vescovo che gira in Audi 3000 a benzina ( a proposito del messaggio del Poverello di Assisi).
Ma sì, mettiamo il nome dei santi nello statuto regionale, se non c’è altro da fare. Comunque San Francesco, l’acqua la chiamava “Sorella” Acqua. E una sorella non si vende alla prima multinazionale che passa, ma si protegge. Non sarebbe più opportuno andare alla sostanza del messaggio francescano, ci0è modificare lo Statuto della Regione dell’Umbria scrivendo che l’acqua è un bene indisponibile, sottraendola così dalle leggi perverse del mercato e avviare la sua ripubblicizzazione?.
Stefano Vinti, seg. Reg. di Rifondazione Comunista
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