sabato 15 gennaio 2011

Mirafiori: un pareggio che non chiude i giochi

Ha vinto il sì. Ma la notte più lunga di Mirafiori, quella del referendum sul piano-Marchionne, è stata un vero e proprio testa a testa. A decidere, a mettere a segno l'allungo decisivo per il sì, è stato il seggio 5, quello dei 449 impiegati.





Ecco i risultati definitivi:
Impiegati: SI 421 95,5% NO 20 4,5%

Operai: SI 2.134 50,1% NO 2.305 49,9%

Totale: SI 2.735 54,0% NO 2.325 46,0%

Ricordo che le ultime elezioni per la RSU hanno visto questi risultati:

Per il NO all'accordo

FIOM CGIL 26,0%
COBAS 6,9%
Totale 32,9%

Per il SI all'accordo

FIM CISL 22,1%
FISMIC 22,0%
UILM 15,0%
UGL 8,0%
Totale 67,1%

Sulla vicenda del Referendum-Ricatto di Marchionne pubblichiamo due opinioni interessanti:

La classe operaia
di Franco Astengo, http://www.aprileonline.info/
Dibattito a sinistra L'esito del "referendum-ricatto" svoltosi a Mirafiori dimostra, nella scia del risultato già avutosi qualche mese fa a Pomigliano e rafforzandolo, come non solo esista la classe operaia, ma come essa mantenga intatti i propri dati costitutivi di identità e di dignità
Questo può essere il solo commento, al di là dell'esito numerico dovuto, fra l'altro, alla decisività del voto degli impiegati: non segnaliamo questo dato per forzare strumentalmente differenze che non debbono essere usate in alcun modo per dividere, ma per segnalare una realtà concreta, che meglio potrà essere analizzata attraverso l'esame dei voti reparto per reparto.
Non si tratta di usare la retorica esaltando la "fatica del lavoro" e come attraverso questa fatica si costruisca un'etica: questioni di altri tempi che, pure, meriterebbero di essere ricordate e sottolineate.
Non è il nostro compito, di analisti politici, di indicare alla FIOM come portare avanti questo risultato che, nelle condizioni date, può essere ben giudicato come eccezionale: è evidente come debba ripartire subito una stagione di lotte, a partire dallo sciopero del 28 Gennaio; una stagione di lotte tesa soprattutto a ripristinare il dettato costituzionale così clamorosamente violato da questo "referendum-ricatto".
Diversa, invece, l'analisi relativa alle forze politiche: da un lato esce completamente e definitivamente spiazzato il PD (con certi personaggi che, in sede locale torinese, dovrebbero ben pensare al loro ruolo istituzionale e alle loro candidature; pensarci nel senso dell'opportunità di mantenerle senza provare vergogna) e dall'altra parte si richiede alle forze della sinistra di opposizione un vero e proprio salto di qualità nell'elaborazione politica e nello sforzo unitario; non bastano e non servono le passeggiate ai cancelli per cercare di accrescere il proprio particolarismo personalistico. Serve, invece, una riflessione collettiva tesa verso il conseguimento di ciò che manca: un vero soggetto politico di riferimento, capace di costruire un sedimento unitario al di là delle divisioni storiche e di organizzarsi tenendo conto davvero dalle realtà sociali che debbono essere rappresentate.
Ventisei anni fa registrammo una sconfitta dalle proporzioni analoghe, sul piano numerico, di quella subita a Mirafiori dalla FIOM (mi riferisco, ovviamente, al referendum sulla scala mobile), con un esito largamente superiore, però, alla rappresentatività potenziale di chi lo sosteneva: il gruppo dirigente del PCI ne trasse, in sintonia con le analisi che si svolgevano allora essenzialmente sul tema della "modernità", una lezione al contrario arretrando paurosamente nella propria capacità di produrre una efficace agenda politica; adesso non va commesso, sia pure in condizioni completamente diverse, un analogo errore.

Mirafiori chiama la sinistra: la chiama all'unità e alla lotta.

54%: E ORA?
Un primo giudizio sul Referendum di Mirafiori
da http://sollevazione.blogspot.com/
Marchionne ha vinto per il rotto della cuffia. Gli è andata un po' peggio che a Pomigliano. Se lui può affermare di avere vinto, non possono fare la stessa cosa i sindacati, i partiti e la pletora di "yes man" che da un paio di mesi si erano messi al suo servizio.
Che la metà dei lavoratori abbia detto "No" è la manifestazione plateale dell'abisso che separa buona parte degli operai dal tutto il baraccone politico e sindacale. Il baraccone traballa, è fradicio, sull'orlo dell'implosione. Ci vorrà tempo, ma alla fine verrà giù, e sarà un crollo fragoroso.
Il primo dato da cui occorre partire è proprio la sproporzione tra la potenza di fuoco messa in campo dalla Santa Alleanza anti-operaia e il magro risultato da essa ottenuto. La data per defunta classe operaia industriale si dimostra così un altro territorio dove l'egemonia e il predominio del grande capitale sono incerti, deboli, vulnerabili. E' la manifestazione dell'esistenza di una Resistenza sottotraccia tenace, che questa darà filo da torcere alle classi dominanti, una trincea che ancora dev'essere espugnata.
E non c'è dubbio che vorranno espugnarla. Si odono, pur sommessi, da entrambi i fronti, canti di vittoria. Errore. I fronti sono andati alla conta e hanno scoperto avere fatto pari e patta.
La guerra vera e propria inizia solo ora, e sarà, per usare una metafora, una "guerra di lunga durata".
Ieri l'editoriale di Alberto Oriali, su Il Sole 24 Ore, diceva testualmente che «le schede che entrano nelle urne di fabbrica sono comunque destinate a cambiare la storia industriale del paese». Esatto. Ma il passaggio del referendum è solo un preambolo di un libro che dev'essere ancora scritto.
Scrive Ferrara su IL FOGLIO di oggi: «Comunque sia, pur senza sapere se, dove e come si completerà, la rivoluzione marchionnesca era stata avviata a prescindere dall’esito del referendum. In Italia le rivoluzioni sono sempre gelatinose, ma la preannunciata vittoria del “sì” a Mirafiori incornicia un dato di fatto e gli attribuisce valore di diritto. La grande faglia si è aperta, il punto di non ritorno oltrepassato. Certo, a seconda del tipo di reazioni e recriminazioni nella sinistra e nella Cgil, il riformismo potrà operare su un sentiero più o meno accidentato».
Anche questo è esatto ma, appunto, occorrerà vedere come la "rivoluzione di Marchionne" si completerà, dopo che la faglia è stata aperta, il punto di non ritorno oltrepassato.
La "faglia", il "punto di non ritorno"..... potrebbero rivelarsi un vaso di Pandora, dal quale potrebbe rivenir fuori il fantasma rimosso di un confitto di classe irriducibile.

Nessun commento:

Posta un commento

Di la tua