E' la proposta avanzata dal Comitato "No Debito"
del 1 ottobre. "Gli strumenti ci sono, è già avvenuto sull'Europa nel
1989" dice Giorgio Cremaschi. E si pensa a lanciare un vero e proprio
referendum autogestito
Mentre la Grecia fa marcia indietro sull’ipotesi del referendum
popolare, c’è chi in Italia chiede che un referendum si svolga anche nel
nostro paese. Obiettivo: la lettera di Trichet e Draghi al governo
italiano cioè le misure economiche che la Banca centrale chiede siano
applicate dall’Italia. Gli strumenti ci sono, assicura il “Comitato No
Debito”, il coordinamento di varie forze sindacali, sociali, politiche,
ambientaliste che si è formato lo scorso 1 ottobre in una grande
assemblea al teatro Ambra Jovinelli di Roma. A presentare la proposta in
conferenza stampa è stato Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato
centrale della Fiom affiancato dai diversi rappresentanti del Comitato:
Usb, Forum ambientalista, sinistra Cgil, Rete Viola, Rifondazione
comunista, Sinistra Critica, Pcl, Rete del comunisti, Alternativa di
Giulietto Chiesa e altri ancora. “Non siamo euroscettici, diciamo no ai
vincoli europei e diciamo no al debito. E chiediamo di poter decidere
con un vero e proprio referendum” spiega Cremaschi che punta il dito
contro i vertici dell’Unione europea a cominciare dal presidente della
Banca centrale europea, Mario Draghi. “Questa Europa è ormai alternativa
alla democrazia, la piega e la fa soccombere” viene ripetuto in diversi
interventi a poche ore dalla decisione della Grecia di fare marcia
indietro sul referendum.
“E invece noi, aggiunge Cremaschi, un referendum lo chiediamo anche
per quanto riguarda l’Italia”. Come? A spiegarne le modalità è Franco
Russo che da anni segue le tematiche giuridiche e costituzionali con
l’occhio rivolto ai movimenti socali, “Istituzionalmente, dice, la cosa è
perfettamente fattibile perché non si voterebbe sui Trattati, cosa
vietata dall’articolo 75 della Costituzione, ma sulle politiche dettate
dall’Unione”. Russo spiega che la lettera di Trichet e Draghi del 4
agosto non è altro che la riproposizione delle linee guida stabilite
dall’Ecofin a giugno. Quelle direttive sono diventate legge europea il
21 giugno e dunque è su quello che occorrebbe pronunciarsi. “Si
tratterebbe dunque di un referendum di indirizzo, cioè consultivo e
basterebbe, come già avvenuto una volta nel 1989, che il Parlamento
varasse una legge costituzionale per permettere una consultazione
popolare”. Sulla scheda andrebbe scritto: “Siate favorevoli ai piani di
salvataggio stabiliti dall’Unione europea?”.
Il Comitato No Debito lancerà una petizione formale al Parlamento,
sulla quale saranno raccolte le adesioni più ampie, per chiedere questa
iniziativa. Senza, ovviamente, farsi illusioni In subordine, è la
proposta lanciata ieri, c’è l’ipotesi di un vero e proprio referendum
“autogestito”. “Proveremo a organizzare centinaia e centinaia di urne
per permettere un voto popolare che pesi sull’attuale fase politica”.
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