lunedì 28 novembre 2011

DOCUMENTO POLITICO FINALE - VIII CONGRESSO PROVINCIALE DELLA FEDERAZIONE DEL PRC DI PERUGIA

L'VIII congresso della Federazione Provinciale di Perugia del Partito della Rifondazione comunista fa propria la relazione introduttiva del segretario uscente Enrico Flamini.

In un contesto mondiale di ristrutturazione del capitalismo che genera l'attuale crisi di sistema, l'azione delle classi dominanti si fonda sulla riscrittura dei rapporti di forza e sullo smantellamento dello stato sociale. La crisi è esplosa nel nostro Paese, un Paese dove dilaga corruzione, evasione e criminalità, in una situazione economica e sociale peggiore rispetto a quella dei principali paesi europei. L'Italia, sotto attacco della speculazione internazionale, ha visto la nascita del governo Monti, una sorta di commissariamento della BCE, che segna un'uscita a destra rispetto alla caduta del governo Berlusconi, non solo per le misure  che si appresta a fare come privatizzazioni, peggioramento dei diritti per i lavoratori, ma anche per il carattere marcatamente antidemocratico che rappresenta. Anche i nostri territori sono interessati da una forte crisi, frutto delle politiche neoliberiste fatte di precarietà, bassi salari ed aumento della povertà: esiste nella nostra provincia una crescente questione sociale.
Per questo pensiamo che occorra ripensare il nostro territorio e soprattutto il suo apparato industriale, con nuove politiche votate all’innovazione, alla ricerca e al potenziamento delle infrastrutture tecnologiche, alla riconversione sostenibile in chiave ambientale e sociale, all’internazionalizzazione, al lavoro di qualità, alla costruzione di sistemi e alla definizione di reti e aggregazioni, ripensando anche un modello nuovo rispetto ai consumi. 
Riteniamo inoltre che una risposta possibile ai processi di frammentazione sociale sia la valorizzazione e la centralità del lavoro nelle sue forme, dal lavoro dipendente, al lavoro artigianale e agricolo, dal piccolo commercio al lavoro autonomo eterodiretto, al movimento cooperativo. Di più. Proprio per questo sosteniamo il referendum per l'abolizione dell'articolo 8 della manovra economica di agosto.
Su queste basi proponiamo la costruzione di un fronte unitario al fine di rendere più efficace la nostra battaglia di opposizione.  La nostra proposta politica di fase è l’uscita a sinistra dalla crisi nella direzione di un’alternativa di società che si coniuga chiaramente con la riproposizione della “questione morale”. La capacità di costruire un percorso in cui si passi dall'antiberlusconismo generico ad una più chiara coscienza antiliberista è il nostro ruolo politico al fine di continuare la nostra battaglia per l'eguaglianza e la giustizia sociale. I continui tagli agli Enti Locali, operati dal governo Berlusconi (cui l'attuale governo Monti sembra voler dare piena continuità), ridimensionano gli strumenti in mano ai Comuni ed alla Provincia per il governo dei territori.  In questo senso ribadiamo che occorre mettere al centro dell'azione di governo del territorio il mantenimento dello stato sociale, la salvaguardia dei trasporti e dei servizi pubblici locali per una mobilità alternativa (contrastando in tal modo ogni ipotesi di privatizzazione), la difesa della sanità e della scuola pubblica, una nuova politica di sviluppo che sappia riconoscere la centralità al lavoro e all'ambiente. Allo stesso tempo proponiamo di rompere il tabù del Patto di Stabilità come quello del debito pubblico che, dietro il falso obiettivo di un rigore economico e finanziario, sta espropriando le Istituzioni locali del proprio ruolo di governo democratico dei territori. Su questo quadro pensiamo che occorra continuare nella direzione di riforme strutturali capaci di conseguire risultati di semplificazione e riqualificazione della spesa pubblica intesa come leva di un nuovo modello di sviluppo sostenibile, all'interno del riassetto federale dello stato, anche attraverso nuovi strumenti fiscali, reperimento delle risorse e l'accesso al credito.
Inoltre riteniamo che vada riproposto al centro del dibattito politico il tema dell'Italia mediana come strumento per contrastare la divisione territoriale particolaristica, frutto di interessi privati che alimentano lo sfaldamento della cultura e dell'amministrazione del bene pubblico; in questo senso intendiamo far avanzare la prospettiva di un sempre più stringente coordinamento politico e amministrativo tra regioni e territori che per storia a cultura politica comune hanno da sempre valorizzato la valenza pubblica e universale dei servizi/diritti al cittadino.
Per questo intendiamo opporci con forza alla vulgata demagogica quotidianamente alimentata dal circuito mediatico, che dietro il mito della casta e dell'antipolitica nasconde un piano eversivo di desertificazione degli spazi e dell'agibilità della rappresentanza democratica; coerentemente ci opponiamo alla chiusura delle assemblee elettive e alla riduzione del numero dei rappresentanti che sull'altare dei costi della politica indicano una strada che conduce ad una pericolosissima regressione della democrazia. Al taglio delle voci nel dibattito democratico opponiamo il taglio dei vitalizi e degli emolumenti, indubbiamente elevati, percepiti da talune cariche, convinti che la questione della rifondazione comunista sia oggi più che mai la questione della democrazia e della sua espansione in senso progressista.
Ai violenti attacchi alla democrazia, significative sono state le risposte in termini di partecipazione popolare: un esempio su tutti ci è dato dal referendum dello scorso giugno che ha segnato una importante risposta da parte di milioni di cittadini agli esiti di anni di politiche e di ideologia liberista. Noi condividiamo questa richiesta di democrazia e partecipazione ed è per questo che ci batteremo in tutte le sedi affinché venga avviato un percorso di ripubblicizzazione dell'intero ciclo del servizio idrico nella nostra provincia. Riteniamo inoltre che l'intero novero dei servizi alla cittadinanza vada riportato sotto il controllo della sfera pubblica; in tal senso non ci mancano esempi concreti anche nel nostro territorio a partire dalla VUS del folignate-spoletino. Un'idea pertanto degli enti locali come luogo per la costruzione di un modello alternativo di società e di governo dei territori.
Anche rispetto all'Università, il calo delle iscrizioni per le scelte scellerate del Senato Accademico perugino ripropone un'idea di accesso allo studio di classe ed escludente. È  necessario lavorare quindi per riconquistare una nostra rappresentanza all'interno delle assisi democratiche dell'Ateneo per avanzare le istanze dei movimenti studenteschi e le nostre proposte. Siamo per la “ripublicizzazione” dei saperi e per l'universalità della conoscenza, per un pieno riconoscimento del diritto allo studio. Per l'Università pubblica e di stato come bene comune.
Proprio su questi temi anche nella nostra provincia è possibile aggregare la sinistra di alternativa, in sinergia con i movimenti, con la Costituente dei Beni comuni e del Lavoro, con l’impegno della Federazione della Sinistra. Per questo avanziamo a tutte le formazioni politiche della sinistra, così come alle compagne e ai compagni dei movimenti che, variamente organizzati, si pongono la necessità politica di costruire una sinistra ancora più forte ed incisiva nel nostro territorio, la proposta della costruzione di un polo della sinistra di alternativa. Un polo che coniughi lavoro, sviluppo, ambiente, qualità della vita e stato sociale, un progetto che passa necessariamente per un percorso partecipato nella società, una lunga e difficoltosa traversata nelle pieghe del dolore sociale, tra le speranze e le aspettative delle classi subalterne. partendo dalla partecipazione e dalle questioni vere che interessano il nostro popolo: le questioni del lavoro, del salario, dell'agricoltura, dell’artigianato, della sicurezza urbana, del piccolo commercio, delle partita Iva, della scuola, del tipo di sviluppo economico locale. In questo senso pensiamo occorra rafforzare  a livello provinciale la Federazione della Sinistra pensandola come luogo di incontro e relazione, come leva di unità di azione tra tutti quei soggetti politici, sociali e di movimento che sono disposti a opporsi alle politiche neoliberiste imposte dalla BCE e dai tecnocrati dell’Unione europea, mettendo in campo un movimento di resistenza al tentativo in atto di svuotare la democrazia e le istituzioni locali, di creare un mercato liberalizzato dei servizi pubblici locali, di cancellare i diritti dei lavoratori. Il problema vero delle forze della sinistra nel nostro territorio provinciale resta comunque il proprio insediamento sociale. Non c’è processo unitario della sinistra se non c’è legittimazione sociale e prospettiva politica.  Anche nella nostra provincia individuiamo nelle pratiche sociali una priorità strategica. Dobbiamo continuare ad essere presenti nei luoghi di lavoro, riconoscibili nelle vertenze operaie e del lavoro dipendente e autonomo, nelle lotte delle comunità sui temi ambientali, nei movimenti che rivendicano diritti e beni comuni, per contrastare in modo efficace le difficoltà che la crisi produce tra i lavoratori e negli strati popolari. Una sfida a cui dobbiamo rispondere con l'allargamento e potenziamento dello stato sociale, con nuovi diritti sociali esigibili, con nuove ed efficaci politiche dell'accoglienza, dell'inclusione, dell'integrazione. In questo senso la lotta per la pace viene assunta come centrale nella nostra iniziativa politica e culturale, anche attraverso il recupero delle relazioni con tutte le organizzazioni democratiche, progressiste e anti-imperialiste presenti nel capoluogo provinciale, ad iniziare dalle rappresentanze dei movimenti della “primavera araba” e dal popolo palestinese. La lotta ad ogni forma di razzismo, ad ogni rigurgito di stampo antifascista ci impone anche su questo terreno un rinnovato impegno politico e culturale sostenendo anche il rafforzamento della presenza territoriale dell'ANPI. Questo impegno si deve connettere anzitutto con la nostra presenza nel mondo dei lavori e nelle organizzazioni sindacali per contrastare l’attacco alla contrattazione nazionale ed i tentativi di inasprire i livelli di precarietà ed insicurezza, per rilanciare il movimento di lotta per il salario, per determinare risposte concrete alla crisi dell’apparato produttivo provinciale come abbiamo fatto con la proposta di introduzione del reddito sociale. Questo può favorire il nostro radicamento sociale e determinare una discontinuità sostanziale rispetto alle logiche perverse della politica attuale. Ciò non vuol dire che rispetto al sistema delle alleanze dobbiamo perseguire l’isolamento. Vuole dire solo che dobbiamo caratterizzarci per la proposta di  una svolta reale e netta, un profondo processo di innovazione e di rinnovamento. Si può confermare e ricostruire un nuovo sistema di alleanze locali su basi che partano da una analisi economico-sociale condivisa del territorio provinciale. Per fare questo occorre rilanciare l’azione politico-organizzativa del nostro partito. È necessario continuare a rinnovare e rigenerare il partito, attraverso la centralità dei circoli e dei territori. Un partito che continua a radicarsi, capace di organizzare lotte e vertenze per la pace, contro la guerra, per la ricomposizione di classe del mondo dei lavori e aperto alla relazione con le diverse realtà sociali che operano nei comitati, nei movimenti, nelle associazioni, nei sindacati. Non solo. Un partito capace anche di utilizzare al meglio gli strumenti di comunicazione offerti dal web e dall'innovazione tecnologica in genere ed anche capace di fare formazione dei quadri dirigenti . In questo senso proponiamo l'organizzazione di un partito che lavora a proposte alternative capaci di raggiungere obiettivi concreti in favore delle classi subalterne, di aggregare e di rilanciare l'iniziativa sui temi centrali del lavoro, dell'ambiente e del modello di sviluppo. Su questo si dispiegherà la nostra iniziativa attraverso la definizione di una Conferenza di Programma.

Ponte San Giovanni (PG), 25 - 26 novembre 2011


Approvato con 87 voti favorevoli, 8 astenuti, nessun contrario



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