Pochi
giorni fa abbiamo assistito alla crisi del governo Berlusconi e all'annuncio
delle sue dimissioni. Si tratta di un passaggio che avevamo a lungo perseguito
e che abbiamo festeggiato. Un'epoca si chiude e questa fine è segnata non
solo dalle dimissioni di Berlusconi, ma dall'evidente crisi politica della
destra berlusconiana. L'aggregazione che Berlusconi aveva cementato è in
corso di sfaldamento. Questo passaggio rappresenta un punto decisivo della
vicenda politica italiana e per milioni di cittadini italiani che in questi
anni hanno lottato contro il governo, un elemento di grandissima soddisfazione.
Di fronte a questa crisi la strada maestra è rappresentata dalle elezioni immediate. Per due ordini di motivi.
Di fronte a questa crisi la strada maestra è rappresentata dalle elezioni immediate. Per due ordini di motivi.
In primo
luogo perché dopo la situazione putrescente determinata dal governo Berlusconi
e dalla sua crisi, è necessario un bagno rigeneratore per la democrazia. La
democrazia la si vivifica in un modo solo, facendola funzionare, restituendo la
parola al popolo.
In
secondo luogo perché la nostra proposta di costruire un fronte democratico
tra le forze della sinistra e del centrosinistra è la strada attraverso cui è
possibile battere definitivamente queste destre, ma anche configurare il quadro
politico più avanzato nelle condizioni date. Non un quadro di alternativa -
lo abbiamo ripetuto fino alla noia - ma certo il quadro politico migliore per
la democrazia e per le classi popolari.
Al contrario, il Presidente della Repubblica e larga parte del quadro politico stanno indirizzando la crisi politica in un'altra direzione, quella del governo istituzionale affidato a Monti, tecnocrate di provata fede liberista. Noi siamo fermamente contrari a questa proposta per due ordini di motivi: determinerebbe un governo che risponde ai dictat europei e confindustriali, non certo alle necessità del popolo italiano. Un governo che sarebbe fedele esecutore delle direttive europee e che non farebbe altro che avvicinare la situazione italiana a quella greca: recessione, politiche antisociali, privatizzazioni a tutto spiano, nessuna lotta alla speculazione finanziaria. In secondo luogo permetterebbe alle destre populiste - a partire dalla Lega - di rifarsi una verginità rispetto ai disastrosi anni del loro governo e di ricostruire consenso popolare. Un vero disastro.
In questo contesto noi proponiamo a tutte le forze che si opporranno a questo governo tecnocratico di dar vita ad un patto di consultazione permanente, al fine di condurre con la maggiore efficacia possibile l'opposizione sociale e politica.
Al contrario, il Presidente della Repubblica e larga parte del quadro politico stanno indirizzando la crisi politica in un'altra direzione, quella del governo istituzionale affidato a Monti, tecnocrate di provata fede liberista. Noi siamo fermamente contrari a questa proposta per due ordini di motivi: determinerebbe un governo che risponde ai dictat europei e confindustriali, non certo alle necessità del popolo italiano. Un governo che sarebbe fedele esecutore delle direttive europee e che non farebbe altro che avvicinare la situazione italiana a quella greca: recessione, politiche antisociali, privatizzazioni a tutto spiano, nessuna lotta alla speculazione finanziaria. In secondo luogo permetterebbe alle destre populiste - a partire dalla Lega - di rifarsi una verginità rispetto ai disastrosi anni del loro governo e di ricostruire consenso popolare. Un vero disastro.
In questo contesto noi proponiamo a tutte le forze che si opporranno a questo governo tecnocratico di dar vita ad un patto di consultazione permanente, al fine di condurre con la maggiore efficacia possibile l'opposizione sociale e politica.
Paolo
Ferrero, segretario PRC
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua