sabato 26 novembre 2011

I DEVASTATI DEL PATTO DI VASTO


Ve li ricordati quelli del patto di Vasto? Bersani, Di pietro e Vendola e il nuovo Ulivo? A quanto pare chi ne esce con le ossa rotte dalla vicenda Monti sono proprio i tre che volevano costruire l'alternativa di governo e che molto probabilmente dovranno adesso bersi una stagione di rigore imposta da Mario Monti.
Bersani, il segretario ombra è andato 'sotto' in direzione nazionale, visto che l'asse di Veltroni, di quelli dell'ex DC e di D'alema ha seguito il verbo del vero segretario del PD, il Presidente Giorgio Napolitano, appoggiando Monti e il golpe bianco. Fassina, l'unico socialdemocratico rimasto, ha rischiato addirittura il linciaggio dall'area liberal per aver osato dire quello che tutti pensano sul commissario europeo Rhen, ovvero che le sue politiche sono recessive. Bersani è quindi caduto nel passaggio più difficile, dove poteva dare una sterzata al Paese andando al voto anticipato ed invece si è trovato a governare con Berlusconi, e con gli ex DC al comando. D'Alema, sempre lui, pare averlo tradito, o almeno non appoggiato nelle pressioni per andare subito al voto. Veltroni, sempre lui, ora è felice della nuova linea politica del PD. E quando è felice Veltroni perchè vince la sua linea politica c'è di che preoccuparsi seriamente. Berlusconi infatti medita vendetta, e la crisi non lascia spazio a politiche espansive. Un disastro.  
Di Pietro, il buon 'tonino', ha provato in una prima fase a fare il solito teatro. Vota il six pack in Europa alcuni mesi fa e annuncia che non voterà la fiducia a Monti che ne è l'interprete. La solita parte in commedia che però stavolta non funziona. Viene massacrato sul web con l'aiuto del Fatto quotidiano e Repubblica.it che “organizzano” la rivolta dei propri iscritti. I gruppi in parlamento lo costringono ad accettare Monti senza che questo nemmeno lo prenda in considerazione. Ora è tra l'incudine ed il martello, voterà tutto quello che gli imporranno e non potrà opporsi. Egli è vittima dell'antiberlusconismo senza contenuti che egli stesso ha alimentato per anni. 
Vendola. Era in Cina mentre avveniva il golpe bianco. Da laggiù gli echi di quanto avveniva gli saranno rimbombati in testa come bombe carta. Ha provato e riprovato a aprire e chiudere a Monti, in strofe, con narrazioni e geniali salti di retorica. Niente, stavolta bisogna parlare di politica e la rima non riesce. Così Niki finisce come l'asino di Buridano, ne di qua ne di là, in attesa perenne, come Penelope con la sua tela. In poche ore gli si è smaterializzato davanti il sogno delle primarie e le  ombre che danzavano nel governo Monti gli hanno fatto poi intendere che non ci sarà ne equità ma solo massacro sociale. Vendola sa che se rompe con Monti il Pd non lo prenderà nel proprio recinto ed il partito di repubblica.it, Santoro, Floris, e compagnia cantante potrebbe rovinargli l'immagine. Un dramma umano il suo oltre che politico.
Non c'è altro da aggiungere, questa stagione è finita. Voltiamo pagina.

Controlacrisi.org

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