E'
necessario battersi per riformare i trattati europei e per un'Europa
alternativa a quella della Troika. Ma solo recuperando la sovranità
monetaria i popoli potranno difendersi dalle rigide politiche liberiste e
neocoloniali della UE e della Germania e sperimentare nuovi modelli di
sviluppo sostenibile
La sinistra vuole un'altra Europa, una Europa rifondata: ma prima occorre prendere coscienza che per realizzarla è necessario smantellare l'attuale architettura dell'Unione Europea e demolire i presupposti alla base dell'unione monetaria. Riformare i vigenti trattati europei è un tentativo nobile. Ma è anche una missione pressoché impossibile perché occorre l'unanimità del voto di tutti i 28 paesi UE per modificare il trattato di Maastricht. Anche per innovare lo statuto della Banca Centrale Europea occorre l'assenso dei 28 paesi. Basterebbe l'opposizione di un solo stato, di un solo governo, per bloccare ogni tentativo di riforma! E' più facile ripudiare o abolire i trattati che modificarli!
Sul piano politico, è improbabile riformare la UE in senso progressista dal momento che i governi europei che contano, con l'eccezione della Francia socialista, sono conservatori (Gran Bretagna), di centrodestra (Spagna) o di larghe intese (Germania, Italia). Per costruire un'Europa socialmente e ambientalmente sostenibile occorrerebbe però (condizione necessaria ma certo non sufficiente) che nei maggiori paesi della UE, Germania compresa, nel giro di pochi anni andassero al potere governi di sinistra. Tuttavia lo spostamento a sinistra dell'Europa è davvero molto difficile. E' già arduo riuscire a eleggere un governo di sinistra in un solo paese, figuriamoci nella maggioranza dei 28 paesi!
Questa è la dura realtà della situazione attuale, e non è consigliabile sperare nell'Europa ideale senza considerare l'Europa reale. Occorre riconoscere che l'attuale Unione Europea opprime i popoli ed è un “non stato”, una istituzione intergovernativa diretta dalla finanza, guidata da una sola nazione, la Germania, e debolmente legittimata da un Parlamento senza potere eletto nel 2009 solo dal 43% dei cittadini europei.
Rifondare l'Europa dei popoli è necessario: ma è sbagliato illudersi di potere costruire facilmente gli Stati Uniti d'Europa, il nuovo paradiso in terra, e di poterlo fare sulla base di questa Unione Europea. L'Europa è un continente in cui ogni paese ha una sua storia secolare, la sua cultura e la sua lingua, e differenti o divergenti interessi economici e politici. In questo senso le prospettive europee sono radicalmente diverse da quelle che hanno portato (dopo una guerra civile e il dominio del nord sul sud) alla costruzione dello stato federale degli Stati Uniti.
Non è un caso che l'idea di comunità europea abbia subito – dopo la caduta del muro di Berlino - una mutazione genetica rispetto alle speranze e agli sforzi dei padri fondatori. Oggi bisogna avere il coraggio di affrontare dei punti di frattura con il governo di questa UE che nessun cittadino europeo ha eletto, che toglie sovranità alle nazioni e schiaccia i popoli in difficoltà. Solo così sarà possibile sviluppare nuove possibili forme di cooperazione tra i popoli europei. Un'altra Europa.
La socialdemocrazia liberista e la speranza della sinistra europea
Con la lista Tsipras, la sinistra coerentemente riformista ha scelto giustamente di non fidarsi più della socialdemocrazia europea, e in Italia del PD, che sono tra i promotori e complici di obbrobri ultraliberisti come il fiscal compact – cioè il taglio selvaggio della spesa pubblica in tempi di crisi – e il pareggio in bilancio in costituzione.
Anche il governo del segretario del PD Matteo Renzi, dopo quello di Letta e di Monti, si fa garante del rispetto dei crescenti vincoli europei. Neppure il dinamico e veloce Renzi riuscirà però a scalfire l'intransigenza della UE e della Germania. Siamo già allo stremo, ma se seguiremo la politica della UE e di Renzi faremo la fine della Grecia.
Eppure il centrosinistra socialista europeo promette di riformare questa UE e di rovesciare la disastrosa politica europea di intransigenza liberista. Ma la propaganda, in buona o cattiva fede, resta solo propaganda: il presidente Martin Schulz può essere sinceramente di sinistra ma la socialdemocrazia ha finora promosso la deregolamentazione finanziaria e la famigerata politica autoritaria europea di disoccupazione e di immiserimento della UE; ed è molto difficile che il bravo Schulz abbia la bacchetta magica per reindirizzare le politiche del centrosinistra.
Tocca invece alla sinistra alternativa difendere le istanze popolari distinguendosi in maniera netta e chiara dalla socialdemocrazia senza creare false illusioni. Occorre dare un pieno e appassionato sostegno alla lista Tsipras per affrontare una politica europea che diventa sempre più dura e autoritaria.
La cieca politica di austerità dettata dalla UE e dalla Troika (BCE, FMI, UE) sarà sempre più intrusiva, rigida e antisociale. La UE impone ai governi di tagliare il costo del lavoro e il welfare in nome della competitività. La sua politica è destinata a provocare crisi economiche e democratiche dei paesi sottoposti ai suoi diktat, o anche a provocare il crollo dell'euro (e quindi della UE stessa). Questa è la realtà che un politico realista non dovrebbe stentare a riconoscere.
Romano Prodi ha preso atto della politica egemonica tedesca e propone oggi di costruire un'alleanza alternativa tra Italia, Francia e Spagna e gli altri paesi del sud Europa per contrastare la folle (ma lucida) politica della Merkel. Ma anche questa soluzione non è praticabile: l'ex ministro italiano dell'economia Fabrizio Saccomanni ci ha chiarito in una recente intervista al Corriere della Sera che la Francia del socialista Francois Hollande non accetterà mai di allearsi con i paesi del sud Europa perché ha fatto della partnership con la Germania sull'euro il suo scudo (di latta?) di fronte alla speculazione internazionale[1].
Insomma, nonostante gli sforzi, riformare questa UE diventerà in pratica una missione impossibile! Ormai i bilanci dei paesi UE vengono decisi non dai parlamenti e dai governi nazionali ma in maniera preventiva a Bruxelles, Francoforte e Berlino. E chi sgarra avrà delle sanzioni e poi verrà commissariato dalla Troika.
Magari Renzi otterrà qualche contentino da Bruxelles ma il suo governo probabilmente cadrà proprio perché sarà costretto a trasmettere le politiche impopolari dettate dalla UE di lavoro sempre più precario, di chiusura di aziende, di disoccupazione dilagante e di eliminazione dei servizi sociali. Così dalla crisi non usciremo mai; e la crisi, soprattutto in Italia, potrebbe diventare irreversibile. La Grecia è vicina.
Per rifondare l'Europa occorre essere euroscettici
Osservando la realtà europea risulta difficile bollare l'euroscetticismo con un marchio infamante. La destra nazionalista, xenofoba e fascista, e il populismo nazionalista o localista sono anti-europei per cieca ideologia di conservazione. Le destre nazionaliste e i populisti potrebbero conquistare un terzo dei seggi del Parlamento Europeo. Sarebbe rovinoso e stupido lasciare a loro la gestione politica della legittima rabbia popolare contro questa Europa. Del resto l'euroscetticismo è molto diffuso anche nella sinistra ragionante e democratica. Solo nel nostro paese si è particolarmente diffusa una cultura che esalta le magnifiche sorti progressive dell'Unione Europea.
L'euroscetticismo ci riporta alla realtà. Uno dei maggiori storici marxisti da poco scomparso, Eric Hobsbawn, ha affermato in un'intervista poco prima di morire “penso che bisognerà abbandonare la speranza di trasformare l’Unione Europea in qualcosa di più di un semplice alleanza di Stati e di una zona di libero scambio”[2].
Troppo diversi sono i paesi europei, troppo differenti quelli del sud, del centro, del nord Europa e quelli dell'est ex comunista! Troppo divergenti gli interessi economici tra i paesi creditori e quelli debitori. Troppo divergenti gli interessi di politica estera, come dimostra la disgraziata politica della UE verso l'Ucraina! Troppo liberista l'ideologia della UE. E la Germania è troppo preponderante sull'Europa e troppo convinta dell'austerità forzata e di questa architettura deflazionista e repressiva dell'euro perché sia possibile invertire facilmente la direzione di marcia della UE.
La UE è, come dice Hobsbawn, una realtà irreversibile: “L’Europa non andrà comunque molto oltre quello che è ormai diventata, ma non penso neanche che potrà essere distrutta. Penso che ciò che è già stato raggiunto, per esempio un certo livello di libero scambio, e ancora più importante un certo livello di giurisprudenza comune e legge comune, resterà comunque”[3]. Ma non enfatizziamo le sue potenzialità, non trasformiamola in un feticcio.
L'Europa unita è importante se offre cooperazione, pace, democrazia e benessere dei popoli, non se genera povertà, disoccupazione, divisione e democrazie autoritarie e magari conflitti sanguinosi. Per fortuna pochi cittadini del vecchio continente sarebbero pronti a morire per Kiev inquadrati in un esercito europeo a guida tedesca. L'unione europea va, se possibile, salvaguardata nelle sue parti migliori, ma non adorata.
Europeismo e sovranità nazionale
Occorre lottare per democratizzare la UE e per dare al Parlamento europeo il potere di fare proposte di legge ed eventualmente di rifiutare le decisioni della Commissione UE e dei capi di governo. Il Parlamento eletto in maniera proporzionale dai cittadini europei, e non i governi, dovrebbe diventare il baricentro democratico della UE. Occorrerebbe anche una Camera Alta per rappresentare gli stati europei; e un governo comune nominato dai due rami del Congresso Europeo.
Bisogna però riconoscere che la democrazia è già difficile all'interno degli stati, e che sarà cento volte più difficile realizzarla nella UE con 28 paesi europei. L'Unione Europea nel migliore dei casi potrà forse diventare democratica tra qualche decennio. Fino ad allora è necessario che la Commissione UE non accumuli e non concentri altro potere a scapito degli stati nazionali, magari nel nome di una lontana prospettiva federalista. La cessione di sovranità a questa UE è disastrosa. L'unione bancaria è per esempio da respingere fino a quando non sarà adeguatamente coperta da fondi pubblici comuni, cioè da una vera solidarietà europea.
Oggi è necessario lottare perché i popoli possano decidere autonomamente e democraticamente le loro politiche economiche: ma questo è possibile solo a partire dagli stati nazionali dove esistono istituzioni elette e, bene o male, rappresentative. Attualmente solo all'interno degli stati nazionali i popoli possono riuscire a fare sentire la loro voce e a influenzare le politiche economiche. E' quindi indispensabile rivalutare in teoria e in pratica la sovranità nazionale (e quindi anche la sovranità monetaria).
Solo recuperando la sovranità nazionale è possibile che i popoli possano difendersi dalle rigide politiche liberiste e neocoloniali della UE e della Germania e sperimentare nuovi modelli di sviluppo sostenibile. Solo così i governi europei potranno trovare delle forme efficaci di cooperazione per resistere alla speculazione finanziaria internazionale.
Chi scrive suggerisce per esempio che la sinistra affronti la prevedibile prossima crisi proponendo una uscita coordinata e concordata dall'euro – Germania compresa -, e un regime di cambi fissi aggiustabili tra le monete nazionali. Bisognerebbe abolire il trattato di Maastricht e concordare politicamente il ritorno alla sovranità monetaria degli stati. Per combattere la speculazione internazionale, la UE e la BCE dovrebbero però anche creare e gestire, sulle orme di quanto proponeva John Maynard Keynes a Bretton Woods, una moneta comune europea, l'Euro-Bancor, di fronte al dollaro e allo yen[4]. In questo modo sovranità nazionale e cooperazione europea sarebbero entrambi salvaguardati.
Purtroppo però gran parte (ma non tutta) della sinistra radicale ritiene che la questione della sovranità nazionale sia da demonizzare perché di destra. Eppure senza sovranità nazionale non ci può essere neppure un'ombra di democrazia. E un'Europa che schiaccia le nazioni è da respingere. Di fronte agli assalti della finanza speculativa globale è necessario recuperare anche un po' di patriottismo economico per preservare le risorse materiali, immateriali e finanziarie (il risparmio) indispensabili per lo sviluppo autonomo delle nazioni e dei popoli.
L'economia pubblica e la democrazia economica sono necessari per salvaguardare l'autonomia delle nazioni. La sinistra - in particolare quella che si richiama al marxismo – dovrebbe ricordare le nozioni di imperialismo e di dominazione straniera, e dovrebbe sapere che le forze progressiste hanno sempre appoggiato e promosso le lotte di liberazione nazionale, in Sud America, in Africa e in tutti i paesi del mondo, di fronte all'oppressione straniera.
Ora che più evolute forme di neocolonialismo economico minacciano per la prima volta anche i paesi europei sembra che una parte della sinistra afflitta da masochismo chieda “ancora più Europa”. In questo modo la sinistra rischia di allontanarsi dal sentimento popolare: prima si è illusa sul comunismo, e ora, nel nome di un nuovo feticcio, rischia di non comprendere la direzione di marcia della storia europea. L'altra Europa non sarà la continuazione di questa.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua