Buon anno. Si fa per per dire. «Il 2011 è stato un anno horribilis, ma
il 2012 potrà essere peggiore», era il titolo di ieri di un servizio
dell'agenzia Radiocor. Titolo corretto: il 2012 si annuncia non
orribile, ma terribile. E non solo in Italia. Il decreto varato da Monti
a Natale forse ha salvato l'Italia - come vanta il presidente del
consiglio - ma non gli italiani. Forse ha salvato i possessori del
debito pubblico, ma non i milioni di cittadini onesti che vivono del
proprio lavoro o della propria pensione.
Ieri in serata sulla torta del sacrifici sono stare aggiunte due nuove ciliegine: un nuovo aumento delle bollette di luce, gas e riscaldamento dal primo gennaio e quello del 3,5% dele tariffe autostradali. Stando ai dati raccolti dall'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, in totale gli aumenti di prezzi e tariffe costeranno - nel 2012 - 2.103 euro a famiglia, «quasi la metà di quanto una famiglia media spende per la spesa alimentare in un anno in base ai dati Istat» spiega l'organizzazione. Che aggiunge: saranno «aumenti insostenibili che determineranno pesantissime ricadute sullo stile di vita delle famiglie e sull'intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi». Ma non è finita: nel 2012 - ci hanno fanno sapere Unioncamere e Prometeia - il Pil pro capite, a prezzi correnti, in Italia sarà pari a 23.280, in discesa dai 23.414 euro di quest'anno. Considerando, però, che l'inflazione dovrebbe superare il 3% soprattutto se scatteranno a metà anno gli aumenti di 2 punti dell'Iva, questo significa che il Pil pro capite sarà significativamente più basso di quello del 2011. Insomma, saremo tutti (o quasi) più poveri e il reddito pro capite sarà inferiore di molto a quello dell'inizio del 2000.
Trovare i responsabili di questa caduta non è difficile: basta ricordare chi ha governato l'Italia dal 2001 e che provvedimenti di politica economica - decisamente classita e filo evasione - ha preso.
Ma guardare al passato serve poco, soprattutto quando abbiamo un futuro decisamente nero di fronte a noi. E' più interessante capire le conseguenze delle manovre «correttive» varate a raffica da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti e ora da Mario Monti.
Complessivamente si tratta per il 2012 di circa 70 miliardi di euro. Una enormità che toglierà il fiato al sistema economico. Tanto per ricordarlo, la domanda interna cadrà pesantemente, il Pil diminuirà di almeno il 2%, l'inflazione rifarà capolino, i giovani non troveranno lavoro e, tra i lavoratori «protetti», si moltiplicheranno i casi «Omsa». E la crescita della disoccupazione produrrà a catena minore domanda, minori consumi, minore crescita e il rischio - ce l'ha detto due giorni fa l'Istat - che il 25% delle famiglie finisca in povertà o in situazione di grave «deprivazione economica».
Un futuro nerissimo che sarà risparmiato solo al sistema finanziario e ai possessori di Btp. Un tempo si diceva: «Chi può, batta un colpo». Il dramma - leggete la prima pagina de l'Unità di ieri - è che ormai c'è un appiattimento totale su Monti, anche di chi di questa crisi non ha colpe, ma ha sposato - fino a che «morte non divida» - l'ideologia liberista. Tutto questo mentre Monti sembra vittima consapevole (e felice di esserlo) delle interferenze tedesche, come scrive il Wall street journal.
In ogni caso, buon anno a tutti.
Ieri in serata sulla torta del sacrifici sono stare aggiunte due nuove ciliegine: un nuovo aumento delle bollette di luce, gas e riscaldamento dal primo gennaio e quello del 3,5% dele tariffe autostradali. Stando ai dati raccolti dall'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, in totale gli aumenti di prezzi e tariffe costeranno - nel 2012 - 2.103 euro a famiglia, «quasi la metà di quanto una famiglia media spende per la spesa alimentare in un anno in base ai dati Istat» spiega l'organizzazione. Che aggiunge: saranno «aumenti insostenibili che determineranno pesantissime ricadute sullo stile di vita delle famiglie e sull'intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi». Ma non è finita: nel 2012 - ci hanno fanno sapere Unioncamere e Prometeia - il Pil pro capite, a prezzi correnti, in Italia sarà pari a 23.280, in discesa dai 23.414 euro di quest'anno. Considerando, però, che l'inflazione dovrebbe superare il 3% soprattutto se scatteranno a metà anno gli aumenti di 2 punti dell'Iva, questo significa che il Pil pro capite sarà significativamente più basso di quello del 2011. Insomma, saremo tutti (o quasi) più poveri e il reddito pro capite sarà inferiore di molto a quello dell'inizio del 2000.
Trovare i responsabili di questa caduta non è difficile: basta ricordare chi ha governato l'Italia dal 2001 e che provvedimenti di politica economica - decisamente classita e filo evasione - ha preso.
Ma guardare al passato serve poco, soprattutto quando abbiamo un futuro decisamente nero di fronte a noi. E' più interessante capire le conseguenze delle manovre «correttive» varate a raffica da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti e ora da Mario Monti.
Complessivamente si tratta per il 2012 di circa 70 miliardi di euro. Una enormità che toglierà il fiato al sistema economico. Tanto per ricordarlo, la domanda interna cadrà pesantemente, il Pil diminuirà di almeno il 2%, l'inflazione rifarà capolino, i giovani non troveranno lavoro e, tra i lavoratori «protetti», si moltiplicheranno i casi «Omsa». E la crescita della disoccupazione produrrà a catena minore domanda, minori consumi, minore crescita e il rischio - ce l'ha detto due giorni fa l'Istat - che il 25% delle famiglie finisca in povertà o in situazione di grave «deprivazione economica».
Un futuro nerissimo che sarà risparmiato solo al sistema finanziario e ai possessori di Btp. Un tempo si diceva: «Chi può, batta un colpo». Il dramma - leggete la prima pagina de l'Unità di ieri - è che ormai c'è un appiattimento totale su Monti, anche di chi di questa crisi non ha colpe, ma ha sposato - fino a che «morte non divida» - l'ideologia liberista. Tutto questo mentre Monti sembra vittima consapevole (e felice di esserlo) delle interferenze tedesche, come scrive il Wall street journal.
In ogni caso, buon anno a tutti.
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