E se la
breve e ridicola campagna per cancellare l'articolo 18 fosse stata solo un
depistaggio?
Sì,
certo, Fiat, Fincantieri, il grande padronato italiano, tutti assieme non
vedono l'ora di avere la libertà di licenziamento. Tuttavia la goffaggine con
la quale la ministra del lavoro ha portato avanti la sua offensiva contro lo
Statuto dei lavoratori mi ha fatto venire qualche dubbio. Così infatti è
passata in secondo piano la catastrofe della manovra appena approvata e in
particolare il massacro sociale sulle pensioni che colpisce vergognosamente gli
operai e le donne.
E così è
passata sotto silenzio la scandalosa manovra finanziaria attuata in questi
giorni dalla Bce.
Ben 500
miliardi di euro sono stati prestati alle banche europee al tasso natalizio
dell'1%. 116 di questi miliardi sono stati accaparrati dalle banche italiane.
E' bene ricordare che lo stato italiano, se vuol fare prestiti per finanziare
il debito con cui si pagano anche i beni e i servizi sociali, deve pagare il
7%, per ora, di interessi. Le banche hanno ottenuto questa cifra enorme con il
tasso dell'1%, per cui se decidessero di prestare i soldi allo stato italiano,
solo in virtù di questa operazione, guadagne-rebbero il 6%.
Non
sappiamo se lo faranno, perché la speculazione finanziaria dice alle banche di
non acquistare buoni del tesoro. Quindi può darsi che quei soldi, versati dai
cittadini europei, è bene ricordarlo, vadano persino in altri lidi, verso altre
scelte speculative. Il peso complessivo delle manovre Berlusconi, Monti,
Tremonti è di 75 miliardi di euro che gravano per il 90% su salari, pensioni,
servizi sociali. Alle banche è stato dato molto di più di quello che i governi
ci hanno preso. Questa è l'Europa reale di oggi. Sbaglia il Presidente della
Repubblica nell'esaltare la necessità di sacrifici nel nome di valori europei
che in realtà non esistono. L'Europa di oggi è governata da un'alleanza tra tre
grandi forze. La finanza internazionale, la tecnocrazia liberista, i governi di
destra. Costoro sono quelli che comandano e le sinistre che accettano i loro
ordini, in Italia come in Grecia come in tutta Europa, o si suicidano o diventano
altro. Oppure entrambe le cose assieme.
No,
quest’Europa della speculazione finanziaria che presta soldi alle banche ma che
nello stesso tempo chiede agli stati di licenziare, di chiudere i servizi
pubblici e distruggere i contratti nazionali, quest'Europa è oggi il nostro
avversario. E per combattere questo avversario dobbiamo mettere in campo altri
obiettivi, altre politiche rispetto a tutte quelle che si succedono stancamente
nel disastro. Prima di tutto è chiaro che il finanziamento alle banche a fondo
perduto deve finire. E' una scelta di buon senso che le banche, salvate dai
nostri soldi, siano prese direttamente in mano pubblica. E così governate al
fine di tagliare le unghie alla speculazione finanziaria e per fornire
all'economia quel credito che oggi viene concesso a tassi di usura.
Il debito
pubblico va congelato e ricontrattato. In ogni caso non può pesare a questi
tassi di interesse su economie già in recessione. Gli economisti antiliberisti
oggi sono divisi tra chi pensa prioritario uscire dall'euro, moneta che oggi
strangola la ripresa economica, e chi invece ritiene indispensabile prima di
tutto non pagar più il debito, almeno alla finanza internazionale. In realtà
questa divisione non ha molto senso, perché la sostanza di tutte le posizioni
critiche è che noi non possiamo più accettare i vincoli imposti dal potere
tripartito che governa l'Europa. Dobbiamo rilanciare l'economia reale partendo
dai beni comuni e dai servizi pubblici, dobbiamo aumentare i salari e i
redditi, dobbiamo trasferire ricchezza dalla speculazione finanziaria e dai
grandi patrimoni ai cittadini in difficoltà. Tutte queste misure richiedono che
salti completamente quel meccanismo di salvaguardia dell'euro e della finanza
che oggi, sotto il nome di patto di stabilità, sta destabilizzando le vite
della maggioranza dei popoli di tutta Europa. La nazionalizzazione delle banche
è quindi solo un passo necessario per riconquistare il potere democratico di decidere sul nostro futuro,
per sottrarre alla finanza internazionale impazzita il potere di decidere sulle
nostre vite.
Finché
non si percorrerà una strada di rottura in questa direzione continueremo a fare
sacrifici sociali e di diritti sempre più ingiusti quanto inutili. Questa è la
sostanza, questo è ciò che abbiamo di fronte nel 2012. Dobbiamo darci obiettivi
ambiziosi, ambiziosi non perché irrealistici, ma perché mettono in discussione
il sistema di potere finanziario che ci impone i suoi diktat distruttivi.
Dobbiamo sperare e operare affinché l'Europa del lavoro e dei popoli si ribelli
all'Europa dei padroni e delle banche.
P.S. un
editoriale come questo può uscire solo su Liberazione. Diamoci tutti da
fare perché nel 2012 questo nostro giornale sia ancora al fianco delle nostre
lotte.
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