domenica 4 dicembre 2011

De Magistris nella “sua casa” di Rifondazione


«Uniti insieme nel governo dei beni comuni», è questa la linea del sindaco Luigi De Magistris che arriva nel secondo giorno del congresso nazionale di Rifondazione e «scassa tutto», nel senso buono. Applausi e ovazioni per il suo intervento che consolida il rapporto con il Prc: «Se sono qui è anche colpa vostra, e devo dire grazie a Paolo che ci ha creduto fin dall’inizio». Ma convenevoli a parte la partecipazione del sindaco è politica a tutti gli effetti e traccia un percorso in punti caratterizzato dal neretto di «Quello che ci unisce» e con un titolo «il modello Napoli può e deve essere esportato a livello nazionale». Non la conferma dei rumors che vedrebbero l’ex pm lanciato verso Roma, ma l’avvio di un progetto per cambiare il paese, con chi ci sta. E come accaduto per la sfida al comune la scorsa primavera Rifondazione alza la mano (anzi il pugno). Forse per questo in mattinata e a distanza di 6 ore l’intervento di Di Pietro era apparso un po’ spento, e forse anche leggermente imbarazzato per la relazione dell’avvio dei lavori di venerdì. Quella in cui Ferrero a più riprese aveva chiesto al centrosinistra di contrastare Monti su tutta la linea, mentre l’Idv non solo fa parte del governo di larghe intese, ma lo sostiene nelle misure di lacrime e scangue. Per non parlare di Nichi Vendola, il grande assente che ha nicchiato all’invito del segretario, per poi decidere di lasciare sul comodino la foto di gruppo a Vasto, aspettando il domani e guardando ai democratici. Un’occasione mancata, non senza delusione di chi vede nel dialogo dei partiti a sinistra la vera alternativa.
«Una costituente dei beni comuni»

Tutt’altra storia con De Magistris che invece sulla necessità di creare un’alternativa e un’opposizione ampia al professore della bocconi non ha dubbi: «Perché Monti sostenuto da quegli stessi neoliberisti che hanno destituito Silvio, porterà avanti le politiche dei poteri forti che non sono riuscite a Berlusconi». Così detta la sua di agenda e chiede una Tobin tax sulle speculazioni finanziarie e una patrimoniale sulle grandi ricchezze, propone al nuovo presidente del consiglio di inserire in manovra l’aliquota per i capitali scudati tornati dall’estero, operazione che da sola farebbe guadagnare 20 miliardi di euro. Quindi lancia una sfida all’esecutivo: «Dice di essere un governo della legalità? Cominci a cancellare le tante leggi ad personas». Chiaro che sarà improbabile ritrovare lunedì confermati questi punti nell’operazione anticrisi, qui nessuno se l’aspetta tanto meno il sindaco. Che torna a lanciare la costituente per i beni comuni, fondata sulla democrazia partecipata, sulla cultura, sulla preservazione delle realtà industriali e soprattutto sul superamento dei settarismi: «Dobbiamo dividerci di meno ed essere più uniti contro i poteri forti». In sala anche Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom che annuisce: «Sono d’accordo con argomenti e contenuti di questo congresso, ma ricordo che per portarli avanti ci vuole poi una grande coerenza». Oggi si votano le mozioni, scontata la rielezione di Paolo Ferrero che da Napoli sperano possa riportare Rifondazione anche in Parlamento.
Francesca Pilla - il manifesto

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