Insieme a Simona Lobina ed Elisabetta Pala proponiamo un percorso per chi si riconosce nellla sinistra europea in Sardegna.
Altra Europa in Sardegna, alle elezioni europee,
ha avuto un risultato soddisfacente. Il risultato di Cagliari, e di
altri centri più piccoli, ha trascinato la lista oltre il 4% e
contribuito al superamento dello sbarramento. Abbiamo eletto dei
parlamentari europei, che apparterranno all’unico gruppo parlamentare
che fa gli interessi del popolo e della povera gente.
Il Pd di Renzi ha avuto un grande risultato, ma le
tasse locali (Ius, Tasi, Tari e tante altre), in realtà governative,
hanno fatto dimenticare velocemente le elezioni. Le riforme del mercato del lavoro e quelle istituzionali faranno il resto.
La verità è che non basta Renzi per uscire dalla crisi. Bisogna modificare il sistema economico, sardo ed europeo. Solamente in questo modo potremmo dare lavoro ai giovani e ai disoccupati, ed una pensione dignitosa a chi oggi, dopo anni di lavoro, ha difficoltà a vivere decentemente.
Le larghe intese di Bruxelles e di Roma non sono un caso. Siamo alternativi al Pd ed al suo modo di fare politica.
Vogliamo costruire una alternativa di comportamenti, di
atteggiamenti, di proposte, di pratiche. Vogliamo la costruzione diretta
e politica di una nuova società ed una nuova cultura. Vogliamo aprire
un processo diverso rispetto al passato, un processo che guardi alla
maggioranza della società.
In Sardegna abbiamo assunto, in passato, posizioni diverse alle
elezioni. Ci siamo presentati con tanti simboli ed in coalizioni
diverse. Se c’è la volontà ed un reale sforzo, nonché un mutuo
riconoscimento del ruolo che si svolge, possiamo ripartire insieme. Ed
insieme decideremo come comportarci, col principio di favorire la
massima partecipazione e che “uno vale uno”.
In Sardegna abbiamo potenzialità maggioritarie. Altra Europa,
sovranisti, comunisti, indipendentisti ed una parte degli elettori
cinque stelle hanno, a livello popolare, lo stesso modello di sviluppo
in testa: alternativo a quello esistente, auto centrato, senza basi militari, attento alla persona e non al profitto indiscriminato.
Possiamo e dobbiamo coagulare questa maggioranza sociale, sino a
farla diventare maggioranza elettorale e politica. Apriamo un processo,
ed insieme decidiamo come portarlo avanti. Diamo discontinuità nelle
modalità e nei contenuti. Diamo avvio ad un processo che sia
innanzitutto culturale, capace di dare nuova linfa alle coscienze, di
risvegliarle dal torpore cui troppo spesso l’insoddisfazione e la
disillusione dello scenario politico attuale le costringe
Vogliamo un progetto autonomo, che intavoli un dialogo ed una trattativa con la sinistra europea,
che passi per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei
popoli e per la consapevolezza che bisogna avere testa e piedi in
Sardegna.
Nessuna delle organizzazioni politiche ed associative che hanno
lavorato ad Altra Europa ha l’obbligo sciogliersi. Sogniamo
un’organizzazione di secondo livello, che includa quei soggetti e molti
altri, che utilizzi i moderni mezzi comunicativi, che riconosca ed
incoraggi il ricambio generazionale e forme di
democrazia diretta, per innescare nuovi legami con un popolo stanco,
povero, disilluso e solo. I dati sull’astensionismo ce lo indicano
chiaramente. Onestà e fiducia reciproca sono i presupposti. No alla
guerra, al liberismo, nuovo modello di sviluppo ed un’effettiva
sovranità sono i pilastri politici.
Non possiamo lasciar passare il tempo, così che tutto torni come
prima. Ci assumiamo la nostra responsabilità, altrimenti sarà l’ennesima
occasione persa.
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