giovedì 19 giugno 2014

Nasce nel segno dell’estrema destra il gruppo europeo di Grillo e Farage




Si tinge sem­pre più di nero l’alleanza euro­pea del Movi­mento 5 Stelle. Alla vigi­lia di un nuovo incon­tro tra Beppe Grillo e l’euroscettico bri­tan­nico Nigel Farage, che dovrebbe svol­gersi oggi a Bru­xel­les, pro­prio il lea­der dell’Ukip ha annun­ciato ieri di aver rag­giunto i numeri suf­fi­cienti per for­mare un gruppo auto­nomo in seno al par­la­mento europeo.
Dopo giorni di intense quanto riser­vate trat­ta­tive, Farage che già pre­sie­deva nella pre­ce­dente legi­sla­tura il mede­simo gruppo — Europa della Libertà e della Demo­cra­zia, Efd che all’epoca com­pren­deva, tra gli altri, la Lega Nord e i popu­li­sti di estrema destra del Par­tito del popolo danese e dei Veri fin­lan­desi -, ha reso noto l’esito posi­tivo dei col­lo­qui intra­presi con diverse for­ma­zioni e anche con sin­goli eurodeputati.
Accanto a quelli dell’Ukip e del M5S, con­flui­ranno nel nuovo rag­grup­pa­mento gli eletti dell’Unione dei Verdi e degli Agri­col­tori let­toni, quelli del Par­tito dei liberi cit­ta­dini della Repub­blica Ceca, ma soprat­tutto quelli del movi­mento lituano Ordine e giu­sti­zia, l’estrema destra dei Demo­cra­tici Sve­desi, oltre alla depu­tata fran­cese Joëlle Ber­ge­ron, eletta con il Front Natio­nal di Marine Le Pen. In totale, qua­ran­totto depu­tati che si riu­ni­ranno per la prima volta a Bru­xel­les mar­tedì 24 giugno.
Se Grillo parla, quanto alla for­ma­zione del gruppo, di «una grande vit­to­ria per la demo­cra­zia diretta, i cit­ta­dini hanno scelto i loro por­ta­voce e hanno detto loro dove sedere nel Par­la­mento euro­peo», men­tre Farage si dice «orgo­glioso di avere for­mato que­sto gruppo, mal­grado la forte oppo­si­zione poli­tica che abbiamo incon­trato per farlo», non può sfug­gire come l’asse di que­sta alleanza muova da destra per arri­vare fino alle posi­zioni del radi­ca­li­smo nero. E non è tutto.
Se let­toni e cechi si situano infatti tra l’euroscetticismo e la destra ultra­con­ser­va­trice, già la pat­tu­glia di Ordine e giu­sti­zia, gui­data dall’ex pre­mier ed ex pre­si­dente lituano Rolan­das Pak­sas è schie­rata su posi­zioni più che nazio­na­li­ste. Ma soprat­tutto, Pak­sas è stato desti­tuito nel 2004 dalla sua carica pre­si­den­ziale in seguito ad un pro­nun­cia­mento della Corte costi­tu­zio­nale lituana, e un con­se­guente voto del par­la­mento di Vil­nius, per aver intrat­te­nuto rela­zioni rego­lari con il discusso uomo d’affari russo Yuri Bori­sov, il mag­gior finan­zia­tore della sua cam­pa­gna elet­to­rale, cui ha anche con­cesso, pare in modo arbi­tra­rio, la cit­ta­di­nanza del pic­colo paese bal­tico.
Ma ciò che col­pi­sce di più nel nuovo pro­filo dell’eurogruppo Europa della Libertà e della Demo­cra­zia, è il fatto che sia Farage che Grillo ave­vano più volte rifiu­tato ogni rap­porto con il Front Natio­nal fran­cese, men­tre invece oggi è gra­zie allo scranno occu­pato da Joëlle Ber­ge­ron, 63 anni eletta a Lorient, in Bre­ta­gna, nelle file fron­ti­ste, che la loro alleanza può tra­sfor­marsi in qual­cosa di con­creto. Si è detto che Ber­ge­ron avrebbe rotto con la lea­der­ship del Front per alcune sue dichia­ra­zioni in favore del voto ammi­ni­stra­tivo degli immi­grati, comu­ni­tari. Ma in realtà, come ampia­mente ripor­tato dalla stampa d’oltralpe, il vero casus belli che l’ha oppo­sta a Marine Le Pen è il suo rifiuto di cedere il seg­gio a Gil­les Pen­nelle, capo­fila bre­tone dell’estrema destra, come era stato con­cor­dato prima del voto. La can­di­da­tura di Ber­ge­ron era infatti ser­vita solo ad aggi­rare la rigida norma sulla parità di genere vigente in Francia.
Ancora più sor­pren­dente, il fatto che mal­grado Nigel Farage in per­sona avesse smen­tito la cosa solo pochi giorni fa, inter­vi­stato da un quo­ti­diano di Stoc­colma, par­lando di «incom­pa­ti­bi­lità con le loro posi­zioni estre­mi­ste», i 5 Stelle e l’Ukip abbiano finito per allearsi per­fino con gli Sve­ri­ge­de­mo­kra­terna, i Demo­cra­tici sve­desi, sulla cui affi­lia­zione alla destra neo­na­zi­sta aveva scritto ampia­mente all’inizio del decen­nio per­fino il gior­na­li­sta e scrit­tore Stieg Larrson.
Nato da un gruppo deno­mi­nato Bevare Sve­rige Svensk (Man­te­nere la Sve­zia sve­dese), difen­sore delle tesi della supre­ma­zia bianca e ombrello pub­blico delle bande raz­zi­ste, sotto la guida del gio­vane lea­der Jim­mie Akes­son il par­tito si è andato ride­fi­nendo come una for­ma­zione anti-immigrati, rinun­ciando ai suoi aspetti ideo­lo­gici più aggres­sivi, senza per que­sto cam­biare del tutto pelle. Solo nel 2012, ad esem­pio, tre dei suoi depu­tati sono stati pro­ces­sati per aver aggre­dito per strada un popo­lare attore di ori­gine stra­niera molto attivo nella denun­cia del raz­zi­smo in Svezia.

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