Si
tinge sempre più di nero l’alleanza europea del Movimento 5 Stelle.
Alla vigilia di un nuovo incontro tra Beppe Grillo e l’euroscettico
britannico Nigel Farage, che dovrebbe svolgersi oggi a Bruxelles,
proprio il leader dell’Ukip ha annunciato ieri di aver raggiunto i
numeri sufficienti per formare un gruppo autonomo in seno al
parlamento europeo.
Dopo giorni di intense quanto riservate trattative, Farage che già
presiedeva nella precedente legislatura il medesimo gruppo —
Europa della Libertà e della Democrazia, Efd che all’epoca
comprendeva, tra gli altri, la Lega Nord e i populisti di estrema
destra del Partito del popolo danese e dei Veri finlandesi -, ha reso
noto l’esito positivo dei colloqui intrapresi con diverse
formazioni e anche con singoli eurodeputati.
Accanto a quelli dell’Ukip e del M5S, confluiranno nel nuovo
raggruppamento gli eletti dell’Unione dei Verdi e degli Agricoltori
lettoni, quelli del Partito dei liberi cittadini della Repubblica
Ceca, ma soprattutto quelli del movimento lituano Ordine e
giustizia, l’estrema destra dei Democratici Svedesi, oltre alla
deputata francese Joëlle Bergeron, eletta con il Front National di
Marine Le Pen. In totale, quarantotto deputati che si riuniranno
per la prima volta a Bruxelles martedì 24 giugno.
Se Grillo parla, quanto alla formazione del gruppo, di «una grande
vittoria per la democrazia diretta, i cittadini hanno scelto i
loro portavoce e hanno detto loro dove sedere nel Parlamento
europeo», mentre Farage si dice «orgoglioso di avere formato questo
gruppo, malgrado la forte opposizione politica che abbiamo
incontrato per farlo», non può sfuggire come l’asse di questa
alleanza muova da destra per arrivare fino alle posizioni del
radicalismo nero. E non è tutto.
Se lettoni e cechi si situano infatti tra l’euroscetticismo e la
destra ultraconservatrice, già la pattuglia di Ordine e
giustizia, guidata dall’ex premier ed ex presidente lituano
Rolandas Paksas è schierata su posizioni più che nazionaliste. Ma
soprattutto, Paksas è stato destituito nel 2004 dalla sua carica
presidenziale in seguito ad un pronunciamento della Corte
costituzionale lituana, e un conseguente voto del parlamento di
Vilnius, per aver intrattenuto relazioni regolari con il discusso
uomo d’affari russo Yuri Borisov, il maggior finanziatore della sua
campagna elettorale, cui ha anche concesso, pare in modo
arbitrario, la cittadinanza del piccolo paese baltico.
Ma ciò che colpisce di più nel nuovo profilo dell’eurogruppo Europa della Libertà e della Democrazia, è il fatto che sia Farage che Grillo avevano più volte rifiutato ogni rapporto con il Front National francese, mentre invece oggi è grazie allo scranno occupato da Joëlle Bergeron, 63 anni eletta a Lorient, in Bretagna, nelle file frontiste, che la loro alleanza può trasformarsi in qualcosa di concreto. Si è detto che Bergeron avrebbe rotto con la leadership del Front per alcune sue dichiarazioni in favore del voto amministrativo degli immigrati, comunitari. Ma in realtà, come ampiamente riportato dalla stampa d’oltralpe, il vero casus belli che l’ha opposta a Marine Le Pen è il suo rifiuto di cedere il seggio a Gilles Pennelle, capofila bretone dell’estrema destra, come era stato concordato prima del voto. La candidatura di Bergeron era infatti servita solo ad aggirare la rigida norma sulla parità di genere vigente in Francia.
Ma ciò che colpisce di più nel nuovo profilo dell’eurogruppo Europa della Libertà e della Democrazia, è il fatto che sia Farage che Grillo avevano più volte rifiutato ogni rapporto con il Front National francese, mentre invece oggi è grazie allo scranno occupato da Joëlle Bergeron, 63 anni eletta a Lorient, in Bretagna, nelle file frontiste, che la loro alleanza può trasformarsi in qualcosa di concreto. Si è detto che Bergeron avrebbe rotto con la leadership del Front per alcune sue dichiarazioni in favore del voto amministrativo degli immigrati, comunitari. Ma in realtà, come ampiamente riportato dalla stampa d’oltralpe, il vero casus belli che l’ha opposta a Marine Le Pen è il suo rifiuto di cedere il seggio a Gilles Pennelle, capofila bretone dell’estrema destra, come era stato concordato prima del voto. La candidatura di Bergeron era infatti servita solo ad aggirare la rigida norma sulla parità di genere vigente in Francia.
Ancora più sorprendente, il fatto che malgrado Nigel Farage in
persona avesse smentito la cosa solo pochi giorni fa, intervistato
da un quotidiano di Stoccolma, parlando di «incompatibilità con
le loro posizioni estremiste», i 5 Stelle e l’Ukip abbiano finito per
allearsi perfino con gli Sverigedemokraterna, i Democratici
svedesi, sulla cui affiliazione alla destra neonazista aveva
scritto ampiamente all’inizio del decennio perfino il giornalista e
scrittore Stieg Larrson.
Nato da un gruppo denominato Bevare Sverige Svensk (Mantenere la
Svezia svedese), difensore delle tesi della supremazia bianca e
ombrello pubblico delle bande razziste, sotto la guida del giovane
leader Jimmie Akesson il partito si è andato ridefinendo come una
formazione anti-immigrati, rinunciando ai suoi aspetti ideologici
più aggressivi, senza per questo cambiare del tutto pelle. Solo nel
2012, ad esempio, tre dei suoi deputati sono stati processati per
aver aggredito per strada un popolare attore di origine straniera
molto attivo nella denuncia del razzismo in Svezia.
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