Sinistra. In assemblea il 19 luglio a Genova e una
Manifestazione nazionale in autunno. Nel voto alla Lista Tsipras c’era
un di più, che parlava della speranza di dar vita ad una nuova fase
politica.
Nelle elezioni europee di un mese fa,
la lista «l’altra Europa con Tsipras», dopo aver superato più
sbarramenti – dalla raccolta delle firme al
4% dei voti – ha eletto tre deputati che sono andati a rafforzare le
fila del gruppo della sinistra unitaria – il Gue – nel Parlamento
Europeo.
Sul piano
della rappresentanza possiamo quindi affermare: missione
compiuta. Chi ha creduto nella lista Tsipras ha eletto persone che
stanno facendo quello che avevano detto in campagna elettorale. Non
è poco: gli elettori di Renzi hanno eletto deputati che in Europa
governeranno con Berlusconi sulla base delle politiche
neoliberiste e chi ha votato Grillo ha dato un contributo
decisivo alla formazione di un gruppo in cui si annidano ogni sorta
di razzisti e nazionalisti di destra.
A partire da
questo risultato positivo e fondamentale, è oggi possibile
e necessario porsi l’obiettivo di rispondere anche alla domanda
implicita presente nel voto alla lista «l’altra Europa con Tsipras»:
dar vita ad una sinistra degna di questo nome nel nostro paese. Non
credo infatti di esagerare se affermo che nel voto alla lista
esisteva un’eccedenza, un di più, che parlava di una speranza di dar
vita ad una nuova fase politica, ad una Syriza italiana. Credo che
a questa domanda occorra dare una risposta positiva. Marco Revelli,
nei giorni scorsi, usava una metafora calcistica per porre il
problema della prospettiva della lista. Passando al ciclismo direi
che abbiamo vinto una tappa, adesso si tratta di vincere la corsa. Non
è sufficiente amministrare il risultato, si tratta di fare
un salto di qualità che è reso possibile proprio dal positivo esito
elettorale.
Un salto di qualità nella costruzione di
una Syriza italiana, può partire intanto da quella risorsa decisiva
che sono stati e sono i comitati territoriali, sorti in quasi tutto
il paese a sostegno della lista. Non in modo uniforme e non con lo
stesso grado di condivisione e unitarietà, tuttavia un processo
politico si è messo in moto, dal basso ed in forme inclusive. Certo la
lista è stata costruita dall’alto — persino inserendo il nome di
Alexis nel simbolo – e non poteva essere altrimenti. Penso che
questo «processo dall’alto» abbia dato quel che poteva, con i suoi
lati buoni e i suoi problemi. Penso che la stessa ingenerosa
discussione post elettorale, che ha trasformato Barbara Spinelli
in una sorta di capro espiatorio, sia segno di quei problemi
«strutturali».
Detto questo, credo si tratti oggi di fare
un salto di qualità, investendo strategicamente in un «processo
dal basso». Consolidare i comitati esistenti e costruirne di nuovi
in ogni città ed in ogni paese, porsi l’obiettivo di costruire l’altra
Venezia come l’altra Firenze o l’altra Isernia. Costruire
processualmente l’altra Italia nell’intreccio con l’altra Europa,
a partire dalla declinazione dei temi e degli obiettivi dello stesso
programma della Lista, mi pare è un passo possibile e necessario.
Una
ulteriore grande risorsa su cui far leva, sono le relazioni in cui
siamo inseriti come lista. Se è vero che è sul piano europeo che si
gioca la vera partita, occorre far entrare l’Europa in Italia
e valorizzare, in tutta la sua potenzialità, il nostro rapporto con
il Gue e la Sinistra Europea. Da Podemos al Partito Comunista
Portoghese, passando per tutte le forze che fanno parte del Partito
della Sinistra Europea — Syriza, Izquierda Unida, Front de Gauche,
Linke, ecc. — nel Gue vi è il complesso delle forze della sinistra che
vogliono dar vita ad una alternativa su scala continentale.
Costruire un processo di partecipazione dal basso, nei territori,
che abbia come riferimento questo schieramento europeo, può
aprire una prospettiva politica vera.
A partire da
questi elementi fondativi, credo che si potrebbero stemperare le
discussioni di tipo organizzativo sul percorso che ci porterà al
19 luglio, concentrandoci sulla prospettiva politica. In questa
direzione a me parrebbe utile far si che l’assemblea del 19 luglio
possa tenersi a Genova – città simbolo del movimento antiliberista
e altermondialista, nell’intreccio evidente della lotta di ieri
contro G8 e MAI e di oggi contro il TTIP — ed avere un carattere
largo. Una assemblea pensata per una partecipazione ampia
e diffusa sarebbe un buon modo per segnare un cambio di passo. Così
come sarebbe utile che l’assemblea del 19 lanci un percorso
di mobilitazione nel corso del semestre di presidenza europea, in
cui potrebbe avere un significato politico di prima grandezza la
convocazione di una manifestazione nazionale per l’autunno.
Intrecciare percorso di costruzione politica e di mobilitazione
sociale mi pare il modo migliore per dar vita a quella soggettività
sociale, politica e culturale che superi i limiti che ci hanno
caratterizzato in questi anni: se non ora quando?
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