sabato 14 giugno 2014

L’editto cinese Di ilsimplicissimus


uomovitrunanoPer capire bene in che Paese siamo, basta farsi una domanda che è alla portata anche dei fan renziani, per capire la vicenda della cacciata via sms del senatore Mineo dalla commissione affari costituzionali: a cosa servono le commissioni parlamentari? Evidentemente a discutere le leggi e i provvedimenti, a confrontare e approfondire le varie ipotesi, a mettere a punto le soluzioni e gli eventuali compromessi per non impegnare tutta l’aula, cosa che richiederebbe tempi biblici. Dunque al contrario  di quanto dicono il guappo e la guapa, insieme alle nullità che ricorrono al metodo stanislavskij per simulare un’attività di pensiero, è proprio nelle commissioni che ha senso l’autonomia dei singoli parlamentari, mentre semmai la disciplina di partito acquista un significato al momento della votazione in aula. Se i membri di una commissione dovessero essere portatori di una tesi prefabbricata tanto varrebbe che le leggi fossero discusse direttamente tra vertici di partito almeno ci verrebbe risparmiato il costoso teatrino.  Il fatto che le commissioni  rispecchino grosso modo le proporzioni tra le forze politiche non vuol dire che si possano sostituire all’aula. In ogni caso questo non può accadere per la commissione affari costituzionali del Senato visto che la carta stessa vieta che i disegni di legge di materia costituzionale siano discussi in sede deliberante, ossia senza bisogno di esame e approvazione diretta da parte dell’aula.
Ora il fatto che il guappo fiorentino forte del 25% dell’elettorato (40% solo perché ha votato poco più della metà degli aventi diritto) raggiunto per di più in elezioni europee o amministrative e non politiche, si permetta di cacciare, come ha fatto con Mineo, un membro di una commissione perché non in linea con progetti e bozze di riforma costituzionale peraltro mai votati da una assemblea del partito, ma solo vagamente riferiti alle parole del leader maximo e/o ai ministri che sono nelle sue disponibilità h24, in pratica un pastrocchio temendo e avvilente, dà immediatamente l’idea di quale concetto di democrazia deforme e miserabile sia portatore il premier Ma anche da quale ipocrisia sia gravato il Pd visto che il regolamento del gruppo al Senato stabilisce che:
  1. Il Gruppo riconosce e valorizza il pluralismo interno nella convinzione che il continuo confronto tra ispirazioni diverse sia fattore di arricchimento del comune progetto politico.
  2. Il Gruppo riconosce e garantisce la libertà di coscienza dei Senatori, con particolare riferimento alla incidenza delle convinzioni etiche o religiose dei singoli nella sfera delle decisioni politiche.
  3. Su questioni che riguardano i principi fondamentali della Costituzione repubblicana e le convinzioni etiche di ciascuno, i singoli Senatori possono votare in modo difforme dalle deliberazioni dell’Assemblea del Gruppo ed esprimere eventuali posizioni dissenzienti nell’Assemblea del Senato.
Visto che la violazione di questi principi potrebbe portare anche all’esclusione del gruppo, dovrebbero essere i congiurati anti Mineo ad andarsene. A meno che questi regolamenti e giuramenti non siano scritti sulla carta straccia, roba da dare a bere all’esterno mentre gli ostracismi e le cacciate sono frutto di un partito preso da una ossessiva nostalgia del berlusconismo una volta trovato il proprio “cavaliere”. E dev’essere così se il gruppo tremebondo si assume la colpa e si dimostra così servile da accettare di farsi promotore di cacciate via messaggini. E poi si rincuora con la nuova Lega di Salvini.

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