Caro Adriano,
anch’io penso a Salvini, ma con paura. Io non ho mai fatto male a nessuno, non ho precedenti penali, mi considero una persona per bene. eppure centinaia di “brave persone”, uomini e donne, padri e madri di famiglia che forse vanno a messa tutte le domeniche, di sera cantano la ninna nanna ai loro bambini, si svegliano di mattina per andare a lavorare, mi scrivono quotidianamente per minacciarmi di morte, stupro, camere a gas e roghi. Questi sono i frutti della campagna di odio di Salvini, questi sono gli amici di Salvini che oltre alle foto del loro leader postano sulla mia pagina Facebook anche le foto di Hitler.
anch’io penso a Salvini, ma con paura. Io non ho mai fatto male a nessuno, non ho precedenti penali, mi considero una persona per bene. eppure centinaia di “brave persone”, uomini e donne, padri e madri di famiglia che forse vanno a messa tutte le domeniche, di sera cantano la ninna nanna ai loro bambini, si svegliano di mattina per andare a lavorare, mi scrivono quotidianamente per minacciarmi di morte, stupro, camere a gas e roghi. Questi sono i frutti della campagna di odio di Salvini, questi sono gli amici di Salvini che oltre alle foto del loro leader postano sulla mia pagina Facebook anche le foto di Hitler.
Capisco il senso di rabbia e di solitudine davanti a
una politica che non si occupa dei problemi veri delle persone.
Comunque, per la stima che ho per te, ti prego di riconsiderare le
opinioni espresse sul tuo blog rispetto a Salvini. Ti troveresti in una
brutta compagnia, insieme ai vari Borghezio e Buonanno, a chi considera
le persone “feccia della società” soltanto per la loro appartenenza
etnica e che per questo devono essere escluse dalla vita sociale. Per
loro solo RUSPE perché tutti portano la responsabilità degli sbagli, dei
crimini di ciascuno: è come se – ed è solo un esempio che in questo pel
paese si potrebbe riprodurre all’infinito - per l’infermiere napoletano
che uccide deliberatamente a colpi di fucile 4 persone innocenti fosse
responsabile la città e dovesse essere rasa la suolo.
Per questo i
nostri bambini crescono tra l’odio e il disprezzo, rinchiusi nei lager
del ventunesimo secolo sui quali fanno soldi i vari gestori delle
emergenze sociali e voti i vari imprenditori della paura e non capiscono
perché un giorno all’anno, il 27 gennaio, si ricordano i loro nonni,
zii, parenti morti nei lager italiani e tedeschi perché erano
considerati “feccia della società”, razza da sterminare, e per il resto
dell’anno torna su di loro quel senso di angoscia di rimanere sempre e
solo esclusi, di tornare a essere un popolo da sterminare.
Con stima e affetto
Dijana Pavlovic
Dijana Pavlovic
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