Indagati, imputati, condannati. Trasformisti incalliti.
Trasformisti dell’ultima ora. Ex cosentiniani, ex fascisti. Familiari di
inquisiti per camorra. Gente indagata per voto di scambio. Personaggi
arrestati e sotto processo. Leader dell’ultradestra schierati nel
centrosinistra. Ex sindaci di Forza Italia alleati del Pd. Ex sindaci del Pd in lista con Forza Italia.
Ex sindaci furbetti che si sono fatti decadere per aggirare
l’incompatibilità. E’ la carica degli impresentabili in Campania. I casi
più discussi imbottiscono le liste del candidato Pd Vincenzo De Luca. Ma anche il governatore uscente, l’esponente di Forza Italia Stefano Caldoro,
ha imbarcato di tutto, turandosi il naso. De Luca dice: “Non abbiamo
controllato”. Caldoro invece replica: “Sono garantista”. Poi fanno a
gara ad accusarsi reciprocamente a chi ha messo in campo le liste
peggiori. Senza dimenticare che il primo degli impresentabili è De Luca,
condannato in primo grado per abuso d’ufficio per aver inventato la
figura del project manager del termovalorizzatore di Salerno in modo da
favorire uno dei suoi più stretti collaboratori: retribuito con ‘appena’
8.000 euro netti, ma sarebbero stati molti di più (circa 450.000 euro
lordi) se l’impianto fosse stato realizzato. Ecco il dizionario degli
impresentabili al consiglio regionale campano. Non ha la pretesa di
essere completo. Qualcuno, sicuramente, ci è sfuggito.
Antonio Amente (Campania in Rete per De Luca).
Ex sindaco di Forza Italia a Melito, oppositore dell’attuale sindaco
Venanzio Carpentieri. Che, per la cronaca, è il segretario del Pd di
Napoli. “L’ho denunciato tre volte” ricorda Carpentieri. Ora sono
alleati.
Antonio Agostino Ambrosio (Forza Italia):
Due volte sindaco di San Giuseppe Vesuviano negli anni in cui il
consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni camorristiche, l’ultima
nel 2009. Fu così giudicato ‘incandidabile’ alle elezioni successive,
in applicazione della legge 94 sugli scioglimenti degli enti per mafia,
misura preventiva che gli è stata poi revocata. Nel 2002 ha patteggiato
una condanna a due anni, pena sospesa, per concussione.
Carmine Attanasio (Verdi). Cambi
di casacca a gogò. Ne fece un buon riassunto il suo attuale
coordinatore, Francesco Emilio Borrelli, in un comunicato del luglio
2013, quando in risposta a una minaccia di querela definì Attanasio
“l’ex consigliere di Forza Italia, Idv, Verdi, Rivoluzione Civile,
Rifondazione Comunista, Pd ed altri soggetti politici”. Ora hanno fatto
pace.
Carlo Aveta (Campania in Rete per De Luca).
Mai un processo, è uscito intonso dalle inchieste sui rimborsi in
consiglio regionale, ha rinunciato al vitalizio. Ma fu eletto nella
Destra con Caldoro, e fa un po’ impressione trovare tra le file del
centrosinistra un politico che posta le foto dei suoi pellegrinaggi a
Predappio a rendere omaggio alla tomba del Duce.
Tommaso Barbato (Campania Libera per De Luca).
L’ex senatore mastelliano dei tumulti in aula durante la sfiducia a
Prodi è sotto inchiesta per voto di scambio, un paio di posti di lavoro
ad amici in prossimità delle elezioni politiche del 2013 in cambio di un
aiuto alle liste di Giulio Tremonti. Al telefono i complici lo
definivano ‘Barbapapà’. Ha sostenuto De Luca già alle primarie: “Sono
nel Pd da tempo”.
Dario Barbirotti (De Luca Presidente).
Ds, poi Idv, poi in cerca d’autore fino al ritorno nell’area dell’amico
De Luca, Barbirotti è sotto processo a Salerno per associazione a
delinquere finalizzata al saccheggio sistematico dei fondi del Consorzio
Rifiuti, l’ente pubblico che ha presieduto a metà degli anni 2000 in
quota De Luca. Durante le indagini, nella sede del consorzio furono
ritrovate cartelline con le fotocopie del tesseramento Ds tra i
dipendenti del consorzio.
Raffaele Cardamuro (Forza Italia).
E’ il responsabile napoletano emergenza abitativa degli azzurri. Come
lo è diventato? Fomentando le ragioni degli abusivisti. Nel 2012 la
Procura Generale ordinò la demolizione della sua abitazione a Bacoli,
totalmente abusiva. Il paese reagì con una rivolta di piazza, e le ruspe
dovettero attendere qualche giorno per entrare in azione, riducendo
casa Cardamuro in un ammasso di detriti.
Mario Casillo (Pd):
Consigliere regionale uscente, il pm ne ha chiesto il rinvio a giudizio
per peculato al termine dell’inchiesta sulla Rimborsopoli Campania.
Spese non sufficientemente documentate con risorse prelevate dal fondo
per il funzionamento dei gruppi consiliari. L’udienza preliminare si
terrà subito dopo le elezioni.
Gennaro Castiello (Noi sud per Caldoro): Consigliere
comunale di Napoli, eletto nel Pdl. Il 10 marzo 2014 Castiello è stato
arrestato con accuse di voto di scambio. Candidato alle politiche nel
Mir di Samorì, ha sguinzagliato sul territorio dei galoppini che senza
sapere di essere intercettati discutevano di voti da comprare “a 20 euro
a cranio”. Il processo è in corso.
Armando Cesaro (Forza Italia).
Il papà è il leggendario Luigi ‘Giggino’ a Purpetta Cesaro, deputato di
Forza Italia raggiunto da una richiesta di arresto per collusioni
camorristiche negli affari delle imprese di famiglia a Lusciano.
Richiesta che non è mai approdata in Parlamento, perché Riesame e
Cassazione l’hanno annullata per grave carenza di indizi. Ma l’indagine è
ancora in piedi. Il figlio, perfidamente soprannominato ‘Purpettina’ ha
iniziato la campagna elettorale con un festone hollywoodiano al quale
erano presenti Caldoro, l’imprenditore Vittorio Romano e la moglie,
Noemi Letizia, la pietra dello scandalo del divorzio di Berlusconi.
Bruno Cesario (Udc per De Luca).
Il cerchio della sua parabola politica parte da e arriva a Ciriaco De
Mita, del quale era fedelissimo a livelli imbarazzanti. Nel mezzo, una
esperienza da deputato eletto nel Pd e poi corso in soccorso a
Berlusconi insieme ad altri due ‘Responsabili’, Scilipoti e Calearo.
Cesario fu premiato con uno strapuntino da sottosegretario all’Economia,
ma il governo B. era al crepuscolo. Ricandidato nel 2013 in Forza
Italia, è risultato il primo dei non eletti. Poi la telefonata da Nusco.
E il figliuol prodigo è tornato.
Gennaro Cinque (Forza Italia).
Sindaco di Vico Equense, l’opposizione provò a chiedere contro di lui
l’applicazione della Severino. Ma la condanna in primo grado che lo
aveva colpito era per “tentato abuso d’ufficio”. Reato tentato, niente
sospensione. Pochi mesi fa l’ufficio tecnico gli ha notificato
un’ordinanza di demolizione di un bagno abusivo. Lui ha fatto ricorso e
si è fatto ‘decadere’ per lite pendente. Così il Comune ha evitato il
commissariamento e l’amministrazione prosegue con un vice facente
funzioni.
Angela Cortese (Pd): Si trova nella stessa situazione di Casillo.
Rosa Criscuolo (Cd – De Luca):
“Quella scaloppina me l’hanno fatta mangiare mille volte, dovrei essere
diventata cento chili”. Si riferisce alla scaloppina della sua cena in
camera d’albergo con Claudio Scajola la notte prima dell’arresto dell’ex
ministro a sua insaputa. Criscuolo è una praticante legale e componente
della direzione nazionale del Partito Radicale che si è battuta contro
la carcerazione preventiva di Nicola Cosentino. Di qui l’etichetta di
‘cosentiniana’ che lei respinge. “I veri cosentiniani sono Caldoro e
Armando Cesaro”.
Ugo De Flaviis (Ncd per De Luca): Assessore enfant prodige
della prima giunta Bassolino, in quota Mastella. E’ stato rinviato a
giudizio per peculato al termine dell’inchiesta sui rimborsi consiliari.
Il capo di imputazione gli contesta una allegra gestione di circa
100.000 euro di fondi del gruppo Udeur. Poi ha cambiato partito.
Vincenzo De Leo (Campania in Rete per De Luca).
“Sono sempre stato di centrosinistra, non sapevo che il Fronte
Nazionale fosse di estrema destra”. Questo il succo dell’intervista
rilasciata da De Leo al Corriere del Mezzogiorno. Intervista pubblicata
due giorni dopo lo scoop del Fatto Quotidiano sulla presenza nella coalizione di De Luca del segretario di Casal di Principe del movimento di Adriano Tilgher.
Silvia De Luca Ferrara (Campania in Rete per De Luca).
Alcuni ex cosentiniani hanno preferito non esporsi direttamente, ma
hanno messo in campo le mogli. Come Michele Ferrara, che ha diviso con
Cosentino e Cesaro 15 anni di politica. Affinché il messaggio sia
chiaro, la signora De Luca si candida col cognome del marito.
Dario D’Isa (Noi Sud per Caldoro).
Figlio di un giudice del collegio di Cassazione che ha condannato
definitivamente Berlusconi per frode fiscale, D’Isa è coinvolto in
un’inchiesta sull’usura in costiera sorrentina. E’ stato intercettato al
telefono mentre chiedeva al padre di verificare una causa in
Cassazione.
Pietro Diodato (Ncd per Caldoro):
Galeotta fu una condanna per gli scontri nei seggi durante le comunali
di Napoli del 2001, quando a molti saltarono i nervi per le lunghe code
in attesa del voto. Diventata definitiva, con annessa interdizione ai
pubblici uffici, questa condanna è stata la causa della rimozione di
Diodato dal consiglio regionale della Campania: nel 2010 era stato
eletto nella lista Pdl, in ticket con Mara Carfagna. Ora l’interdizione è
terminata.
Fernando Errico (Ndc per Caldoro).
E’ un ex mastelliano sotto processo per le presunte clientele
dell’Udeur, partito di cui fu capogruppo nell’ultima legislatura
Bassolino.
Pietro Foglia (Ncd per Caldoro). E’
il presidente uscente del consiglio regionale. Nell’inchiesta sulla
Rimborsopoli campana è emerso che avrebbe prodotto più di 30.000 euro di
ricevute di rifornimenti di carburante con un timbro contraffatto. Proprio stamane il pm ne ha chiesto il rinvio a giudizio per peculato:
il suo collaboratore invece è imputato di peculato e falso, avrebbe
fornito lui al politico le false attestazioni per l’acquisto di
carburante.
Corrado Gabriele (Psi per De Luca).
Richiesta di rinvio a giudizio per peculato, 4 anni di condanna in
primo grado per presunte molestie sessuali alle figlie di primo letto
dell’ex compagna.
Giuseppe Galasso (Forza Italia).
Dieci anni sindaco Pd di Avellino, nel 2013 si dimette poco prima della
scadenza naturale del secondo mandato per partecipare alle
Parlamentarie. Le perde, si infuria, esce dal partito, fa una lista
contro il candidato ufficiale dem. Due anni dopo è in Forza Italia,
introdotto dai buoni amici parlamentari azzurri Sibilia e Cesaro. E’
sotto inchiesta per la mancata bonifica dell’amianto di Isochimica e per
i lavori di ristrutturazione di una clinica.
Alberico Gambino:
(Fratelli d’Italia per Caldoro). L’ex sindaco di Pagani, consigliere
regionale uscente, fu arrestato e poi condannato a due anni e dieci mesi
per violenza privata al termine di un processo dove era imputato di
collusioni col clan camorristico Frezza-Petrosino. Da queste accuse
Gambino è stato assolto, ma un’inchiesta bis della Dda di Salerno è
culminata in una nuova richiesta di arresto. Il Gip lo ha negato, ma il
pm ha fatto ricorso e i giudici del Riesame lo hanno accolto: secondo
loro, Gambino deve andare in carcere per concorso esterno in
associazione camorristica e non si spiega l’assoluzione nel processo
‘Linea d’Ombra’. La Cassazione deciderà a settembre.
Carlo Iannace (De Luca presidente):
Medico, è sotto processo per truffa. Secondo la Procura di Avellino è
invischiato in una storia di interventi estetici rimborsati come
oncologici.
Massimo Ianniciello (Forza Italia).
Rinviato a giudizio per truffa, il suo è uno dei casi più clamorosi
della Rimborsopoli campana. Il 20 dicembre 2012 finisce agli arresti
domiciliari perché i finanzieri hanno scoperto che ha portato a rimborso
50.000 euro di fatture di attività di comunicazione emesse da
un’azienda che si occuperebbe di tutt’altro, il commercio di rottami
ferrosi, intestata a due sconosciuti svedesi irreperibili e a un
pregiudicato tossicodipendente.
Pietro Maisto (Caldoro Presidente).
Fresco di archiviazione nell’inchiesta sui rimborsi, Maisto è un
politico che ha cambiato spesso maglietta. Nel 2010 sosteneva De Luca.
Oggi Caldoro. Ricapitoliamo. Nel 2005 Maisto viene eletto in consiglio
regionale nell’Udeur (centrosinistra). Nel 2008 aderisce a Idv. Nel 2010
si ricandida ancora nel centrosinistra, nell’Api di Rutelli. Rieletto,
nel 2013 va a rinforzare la maggioranza di centrodestra: “Si tratta di
un approdo, per così dire, naturale – spiegò Maisto – avendo apprezzato
fortemente, sin dall’inizio di questa legislatura, l’azione politica e
istituzionale del presidente Caldoro così come improntata al rigore e
alla sobrietà”.
Attilio Malafronte (Campania in Rete per De Luca).
Pittoresco politico di Pompei, consigliere comunale che candidamente
confessa alla Zanzara: “Volevo giocarmi la mia partita, mi sarei
candidato anche con Caldoro”. La partita Malafronte se la gioca pochi
mesi dopo un arresto per induzione alla concussione, nell’ambito di una
storiaccia di loculi e cadaveri dissepolti al cimitero di Pompei. I
carabinieri gli hanno sequestrato delle armi mal custodite sopra un
armadio.
Franco Malvano (De Luca presidente).
L’ex questore di Napoli nel 2006 fu il candidato sindaco di Forza
Italia contro Rosa Russo Iervolino. Ha seguitato a gravitare nel
centrodestra ed è diventato commissario antiracket della Regione
Campania. Su nomina di Caldoro.
Diego Manna (Sud per De Luca).
E’ il figlio di un ex parlamentare del Msi. Ma il Consiglio di Stato ha
cancellato la sua lista dalla competizione per vizi formali.
Nicola Marrazzo (Pd).
E’ nell’identica situazione di Casillo e Cortese, ma per importi
superiori: 42.000 euro di fondi pubblici rispetto ai 7.000 euro circa
contestati agli attuali colleghi di partito (Marrazzo fu eletto in Idv).
Sandra Lonardo Mastella (Forza Italia).
Si porta appresso il fardello di un paio di processi nati dai fatti del
2008, quando fu messa agli arresti domiciliari a Ceppaloni per presunte
ingerenze nella sanità casertana, e pochi giorni dopo il marito
ministro di Giustizia diede la sua spinta per far cadere il governo
Prodi. Nei mesi scorsi la signora Mastella e il coniuge hanno
collezionato due assoluzioni a Benevento da accuse di corruzione e
concussione.
Sergio Nappi (Caldoro Presidente).
Eletto in ‘Noi Sud’, il 22 aprile 2013 Nappi è finito agli arresti
domiciliari con accuse di truffa nell’ambito dell’inchiesta
sull’utilizzo dei fondi del consiglio regionale. Nei mesi scorsi è stato
rinviato a giudizio. Il pm contesta più di 50.000 di fatture poco
chiare.
Enricomaria Natale (Campania in Rete per De Luca).
Avversario del sindaco anticlan Renato Natale alle comunali di Casal di
Principe, Enricomaria Natale è uno dei nomi più discussi. Il Fatto
Quotidiano e Roberto Saviano hanno ricordato le vicende giudiziarie del
padre, un presunto prestanome del clan Schiavone. “Ho rotto col
centrodestra di Cosentino nel 2010 e i miei familiari hanno chiarito
tutto” dice Natale.
Marco Nonno (Fratelli d’Italia per Caldoro).
Vice presidente del consiglio comunale di Napoli, è stato condannato in
primo grado a 8 anni per le devastazioni di Pianura durante la rivolta
antidiscarica del gennaio 2008. Il pm aveva chiesto 14 anni.
Luciano Passariello (Fratelli d’Italia per Caldoro).
E’ indagato dalla Dda di Cagliari in un’inchiesta sul presunto
riciclaggio dei proventi del clan dei Casalesi in un complesso turistico
in Sardegna, l’avviso di conclusione indagini è stato firmato a fine
marzo.
Paolo Romano (Ncd per Caldoro).
E’ presidente del consiglio regionale in carica, e candidato alle
europee, quando il 20 maggio 2014 il Gip di Santa Maria Capua Vetere ne
ordina l’arresto per tentata concussione. Avrebbe provato a costringere
il manager dell’Asl di Caserta Paolo Menduni a nominare persone da lui
indicate ai vertici dell’ente sanitario, facendo riferimento al rispetto
di “accordi di natura politica” altrimenti avrebbe messo i bastoni tra
le ruote alla gestione dell’Asl attraverso “continui controlli”.
Gennaro Salvatore (Caldoro Presidente).
E’ uno degli uomini più vicini a Caldoro, col quale divide i trascorsi
socialisti, nonché uno dei ‘simboli’ dell’inchiesta sulla Rimborsopoli
campana. Arrestato e rinviato a giudizio, da capogruppo del Nuovo Psi
avrebbe prodotto tra gli scontrini portati a rimborso anche l’acquisto
di una tintura per capelli. Lui è calvo.
Rosalia Santoro Turco (Campania in Rete per De Luca).
Archeologa, è la moglie di Nicola Turco, ex cosentiniano editore di
Notix, un sito di news e gossip politico ultra cliccato nel casertano.
Il marito è indagato per concorso esterno in associazione camorristica
nell’inchiesta sugli affari di Cesaro a Lusciano. Davanti al pm, Nicola
Turco ha raccontato notizie inedite sulla mancata candidatura di
Cosentino alle regionali del 2010.
Cosimo Silvestro (Campania in Rete per De Luca).
Ex capogruppo Idv in Regione Campania, si dimise dall’incarico dopo che
il suo badge fu ritrovato nell’auto di un imprenditore.
Luigi Sorianiello (Campania in Rete per De Luca).
Nel 2009 fu eletto consigliere provinciale di Napoli nella maggioranza
del forzista Luigi Cesaro. Unico che riuscì nell’impresa da candidato in
‘Italiani nel Mondo’, il mini partito di Sergio De Gregorio. Nel
febbraio 2012 un’inchiesta della Dia rivelò che all’exploit avrebber
contribuito una circostanza: secondo le carte dell’ordinanza di custodia
cautelare notificata al boss Carmine Montescuro, i collaboratori di
Sorianiello furono gli unici ad accordarsi con il clan camorristico di
‘Zi Minuzzo per assicurarsi l’affissione (e la permanenza sui muri) dei
manifesti elettorali nel quartiere di Sant’Erasmo. I manifesti degli
altri candidati venivano inesorabilmente strappati.
Antonella Tramontano (De Luca presidente). Avvocato,
moglie del figlio di un ex senatore, la signora Tramontano è imputata
in un processo per associazione a delinquere finalizzata alla truffa
nato da un’inchiesta su presunti falsi sinistri stradali nell’agro
nocerino.
Teresa Ucciero (Campania in Rete per De Luca). Ex
assessore della giunta di Caserta, nel 2013 fu nominata vice
coordinatore del Pdl in provincia di Caserta. E’ politicamente legata al
senatore Vincenzo D’Anna, un ex azzurro che fu molto vicino a Cosentino
e che ora è tra gli ispiratori di ‘Campania in Rete’, la lista
civico-politica alleata col Pd.
Annalisa Vessella Pisacane (Cd – De Luca).
Nel 2010 fu eletta nell’Udc, all’epoca alleato di Caldoro. E’ la moglie
di Michele Pisacane, coordinatore campano del partito di Tabacci, ex
parlamentare dei Responsabili corso in soccorso di Berlusconi.
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