sabato 9 maggio 2015

La democrazia «normale»

Riforme. L’esecutivo decide, il parlamento finge di controllare, ma registra, la popolazione si adegua. Non tutta: quella piccola parte che paga, detta le sue condizioni
14lettere-padello-palazzo-chigiStiamo final­mente diven­tando una demo­cra­zia “nor­male”. Cioè una demo­cra­zia in cui l’esecutivo decide, il par­la­mento finge di con­trol­lare, ma regi­stra, la popo­la­zione si ade­gua. Se non è con­tenta, cam­bierà governo alle pros­sime elezioni.
Non tutta la popo­la­zione si ade­gua. In realtà c’è una pic­cola parte che detta all’esecutivo le sue con­di­zioni. Le detta, forte del fatto che è lei a soste­nere i mostruosi costi delle cam­pa­gne di per­sua­sione elet­to­rale. Con l’abolizione del finan­zia­mento pub­blico della poli­tica li sosterrà ancor di più. E quindi det­terà con­di­zioni ancor più strin­genti. Pos­siamo senza fatica fare ipo­tesi su quali poli­ti­che attuerà l’esecutivo. Di destra o di sini­stra che sia, o che si dica, le dif­fe­renze sta­ranno nei par­ti­co­lari, non irri­le­vanti, ma sem­pre par­ti­co­lari. L’essenziale delle scelte poli­ti­che lo deci­derà chi paga. E poi­ché, dato lo stato del nostro sistema impren­di­to­riale, a pagare saranno soprat­tutto imprese stra­niere, la pres­sione inter­na­zio­nale si accen­tuerà ulte­rior­mente. Si ade­guerà il grosso della popo­la­zione, ma si ade­guerà l’intero paese. Desti­nato a diven­tare sem­pre più mar­gi­nale e sot­to­messo nella divi­sione del lavoro planetaria.
Abbiamo già avuto qual­che avvi­sa­glia del destino che ci aspetta. Ma finora ser­vi­vano le peren­to­rie impo­si­zioni di Bru­xel­les e Fran­co­forte. D’ora il poi basterà loro sol­le­vare un soprac­ci­glio. La cupi­di­gia di ser­vi­li­smo è iper­tro­fica nelle classi diri­genti ita­liane. Ciò lascia pen­sare che riu­sci­ranno per­fino a pre­ve­nirle. Resterà qual­che pic­colo osta­colo, come la Corte costi­tu­zio­nale. Ma non durerà troppo a lungo. I giu­dici pas­sano, d’ora in poi li sce­glierà l’esecutivo, in com­butta con un’opposizione che sarà il suo dop­pio, e i giu­ri­sti pronti a met­tersi a ser­vi­zio sono una folla. Le sen­tenze capric­ciose e imba­raz­zanti come l’ultima sulle pen­sioni potremo scordarcele.
Sarebbe inge­nuo attri­buire la respon­sa­bi­lità — o il merito — di que­sta infau­sta nor­ma­liz­za­zione a Renzi. Renzi e la sua lea­der­ship sono figlie delle cir­co­stanze, lui ha pro­fit­tato delle cir­co­stanze favo­re­voli e ha ope­rato coe­ren­te­mente con la sua cul­tura, ma la nor­ma­liz­za­zione arriva da lon­tano. È dai primi anni 80 che poli­tici e intel­let­tuali per­se­guono que­sto dise­gno con grande deter­mi­na­zione. Con le parole e coi fatti. Qual­cuno si dichiara al momento insod­di­sfatto. In effetti c’è ragione per discu­tere sulla totale rimo­zione di ogni garan­zia che si veri­fi­cherà una volta con­clusa la para­bola delle riforme ren­ziane. Ma si tratta di det­ta­gli. La sma­nia di deci­sio­ni­smo sovra­sta que­sti det­ta­gli ed è molto antica.
Qual­cuno di coloro che sma­niano da quasi mezzo secolo dirà che la demo­cra­zia dei par­titi era alla para­lisi. Ma a que­sto argo­mento si può repli­care che quel modello demo­cra­tico si poteva ade­guarlo senza stra­vol­gerlo. E che le dosi mas­sicce di deci­sio­ni­smo già iniet­tate nel nostro regime demo­cra­tico hanno pro­dotto solo effetti disa­strosi. Così come non bril­lanti sono i risul­tati con­se­guiti dalle demo­cra­zie nor­mali che stanno intorno a noi. Così poco bril­lanti da met­ter in dub­bio l’idea stessa di nor­ma­liz­za­zione. La quale sicu­ra­mente con­viene ad alcuni — i poten­tati economico-finanziari — ma non alla mag­gio­ranza della popolazione.
Il signi­fi­cato della parola demo­cra­zia è incerto. O con­tro­verso. Dac­ché i regimi demo­cra­tici hanno sosti­tuito quelli libe­rali è comin­ciata una guerra per cir­co­scri­verlo è che ha avuto suc­cesso. Demo­cra­zia, si dice, è il suf­fra­gio uni­ver­sale, le libere ele­zioni, la con­cor­renza tra i par­titi. Il resto avanza. Nes­sun dub­bio che que­ste cose ci stiano. Ma la demo­cra­zia e il suf­fra­gio uni­ver­sale li si era voluti pro­prio per can­cel­lare il pri­vi­le­gio delle oli­gar­chie libe­rali e per fina­liz­zare in maniera più egua­li­ta­ria l’azione di governo. Ebbene, le demo­cra­zie sono state svuo­tate e siamo tor­nati indie­tro di oltre un secolo. In nome della demo­cra­zia nor­male.
Che farà il grosso della popo­la­zione, che è a ben vedere gros­sis­simo, come la crisi ha dimo­strato? Un esito certo è la cre­scita dell’astensione. La fru­stra­zione aumen­terà la sfi­du­cia. Gli imbe­cilli diranno che capita ovun­que ed è quindi nor­male. Cre­sce­ranno anche i sen­ti­menti di rivalsa, la cui mani­fe­sta­zione più evi­dente è il raz­zi­smo. Con que­sto sistema elet­to­rale — la Fran­cia inse­gna — il rischio che un par­tito raz­zi­sta, quan­tun­que mino­ri­ta­rio, vinca le ele­zioni, è piut­to­sto alto.
Vedremo. C’è però una terza pos­si­bi­lità. Che il grosso della popo­la­zione si ribelli. Che intenda che la demo­cra­zia nor­male serve a fre­gare ulte­rior­mente i gio­vani, gli ope­rai, gli impie­gati, gli inse­gnati, se l’è già presa coi pro­prie­tari di case e pre­sto se la pren­derà con gli avvo­cati, i pro­fes­sio­ni­sti e quant’altri. Il capi­ta­li­smo finan­zia­rio se ne infi­schia di tutti. Punta a pel­le­gri­nare infor­ma­ti­ca­mente per il pia­neta, per spe­cu­lare dove meglio con­viene. Bassi con­sumi per i più, cibo di qua­lità sca­dente e con­sumi di lusso per le vedette dello spettacolo.
Di con­tro, se que­sta por­zione lar­ghis­sima di società non cadesse nella trap­pola della guerra tra poveri e si met­tesse insieme, sarebbe un modo di difen­dersi. Biso­gna ridursi come la Gre­cia per capirlo? È vero che la Gre­cia non rie­sce a sot­trarsi ai suoi spie­tati aguz­zini. Ma è vero anche che se la Gre­cia non fosse sola, se la lotta con­tro la demo­cra­zia nor­male e il capi­ta­li­smo di rapina si allar­gasse, la par­tita si riaprirebbe.
ALFIO MASTROPAOLO
da il manifesto

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