L’EXPO
MESSA A NUDO - La “Frankfurter Allgemeine Zeitung” è un quotidiano
abbastanza conservatore, colto e prestigioso. Fa perciò una certa
sensazione la stroncatura dell’Expo pubblicata il 1 maggio (N. Maak,
“Die Expo in Mailand: hier ist keine Allegorie zu schief”). Dopo le
inevitabili informazioni sulle consuete magagne di casa nostra
(corruzione, impreparazione, corsa contro il tempo per ultimare
l’allestimento ecc.), l’articolo si concentra sulla sostanza, e cioè
un’esposizione che vorrebbe curare il mondo (“Nutrire il mondo, energia
per la vita” recita modestamente il suo slogan ), ma che è soprattutto
“uno spreco orgiastico di materiali di dimensioni epocali”
(Materialverschwendungsorgie von epochalem Ausmaß). Un’orgia di acciaio,
cemento, vetro e plastica che ridicolizza l’ideologia unanimistica che
vorrebbe mettere insieme MacDonald e agricoltura bio, ogm e cucine del
territorio. Infatti, i padiglioni non sono altro che vetrine in cui gli
stati diversi espongono le loro mercanzie e, al massimo, stili
nazionali: piante di riso chicchi di caffè, macchine agricole e così
via. Nessuna proposta sostenibile o a bassa tecnologia viene da questa
fiera del consumismo per happy few travestita da soluzione globale.
Così, al netto della retorica nazional-renziana della “ripartenza
italiana” (una “narrazione” che, giorno dopo giorno, si rivela sempre
più vacua e fastidiosa), dei feroci black bloc e dei milanesi che si
rimboccano le maniche, quello che resterà tra sei mesi, molto
probabilmente, saranno edifici abbandonati, insegne penzolanti e
montagne di cartaccia, plastica e vetri rotti.
Quattordici
miliardi di Euro buttati al vento, senza aver nutrito nessuno,
ovviamente. Questo era uno dei messaggi della manifestazione anti-Expo,
se le imprese dei guerriglieri caserecci vestiti di nero non l’avessero
cancellato. Per fortuna, c’è un quotidiano conservatore a ricordarcelo.
* da un suo post su Facebook
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