Questa mattina i bambini rom della baraccopoli sotto l'ospedale San
Filippo Neri, a Roma, non sono andati a scuola: le famiglie avevano
paura che venissero picchiati o che qualche genitore impedisse il loro
ingresso in classe. In quanto rom.
Stiamo attenti, state attenti, perché quello che sta succedendo è la proiezione su un'etnia (attenzione: in quanto etnia, cioè con
quei tratti e quella lingua) del comportamento criminale di altri
membri dell'etnia stessa. Esattamente come se negli Stati Uniti, negli
anni Trenta, i bambini figli d'italiani non fossero andati a scuola - in
quanto italiani - temendo ritorsioni per una strage compiuta dalla
mafia siciliana.
Stiamo attenti, state attenti, perché la cesura è sottile ma
decisiva. Ed è la cesura tra cultura (cioè usi, abitudini diffuse,
codici comportamentali che si tramandano in famiglia) e appartenenza
etnica, cromosomica, genetica. Il passaggio, ripeto, sembra una
sciocchezza ma è dirimente ed è già avvenuto. Non solo nella peggiore
destra rancida (Salvini, Libero, il Tempo) ma un po' anche a sinistra,
laddove si identifica come «problema» un'etnia (un'intera etnia!), e non
le abitudini comportamentali e subculturali che in quell'etnia si sono
tramandate, che ovviamente non hanno nulla di etnico e di genetico, ma
sono appunto comportamentali e subculturali: pertanto si possono
gradualmente estinguere solo con una contaminazione culturale, non con
la criminalizzazione di un'etnia («i Rom sono la feccia della società»,
onorevole Gianluca Buonanno), né con la identificazione di un'etnia come problema.
Stiamo attenti, state attenti, perché il superamento più o meno
consapevole e ragionato di questa membrana logica - cioè la confusione
tra etnia e comportamenti culturali - non è che porta alla spartizione
del campo tra leghisti e buonisti, tra legalitari e permissivisti, tra
destra e sinistra. Proprio no. Porta, semplicemente, alla guerra
interetnica sotto casa. Oggi con gli zingari, domani con altre
minoranze. Che non gradiranno l'idea di non poter mandare il bambino a
scuola perché qualcuno della loro stessa etnia ha commesso un reato. E
si organizzeranno di conseguenza.
D'altro canto si sa da settant'anni che la rivolta del ghetto di
Varsavia è l'unica risposta ragionevole al razzismo. E che ha avuto
l'unico difetto di avvenire troppo tardi. Con i razzisti, buonisti un
cazzo.
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