Il premier Renzi giurò che era "tutta finanziata dai privati". Ora il ministro dei Trasporti Delrio scopre di dover pagare tutte le perdite della Brescia-Bergamo-Milano e pensa a una legge per far cedere traffico ad Autostrade
Il 23 luglio 2014, Matteo Renzi inaugurò la nuova autostrada Brebemi, “tutta finanziata dai privati, senza oneri per lo Stato”. Fu il premier a prendere in giro gli italiani o la banda della Brebemi a prendere in giro lui? Se l’onnisciente di Rignano avesse chiesto in giro, avrebbe potuto rivelare agli esausti contribuenti che, dei 2,4 miliardi che costerà la Brescia-Bergamo-Milano, almeno 1,7 li pagheranno loro.
La Brebemi comincia a 20 chilometri da Milano e finisce a 18 chilometri da Brescia, perciò tende a restare deserta. Nei 5 mesi di esercizio del 2014 ha incassato pedaggi per 11 milioni e pagato interessi alle banche per 101. Nel 2015 il traffico è raddoppiato, ha detto Brebemi, anche se Dario Balotta di Legambiente Lombardia ha rivelato che non c’è nessuna crescita. Comunque, anche concedendo a fine anno ricavi per 60 milioni e costi per 30, con un margine di 30 milioni all’anno quando li ripagano i 2,4 miliardi? Mai. Infatti già prima dell’inaugurazione hanno battuto cassa. Il presidente della Brebemi Francesco Bettoni era stato chiaro: “Se lo Stato non ci aiuta noi gli lasciamo l’autostrada e ci deve dare 2,4 miliardi”. Già, è proprio scritto così sui contratti. Il 6 agosto scorso il Cipe, cioè il governo, ha ceduto.Delrio tamponerà l’emorragia dell’autostrada senza traffico con 260 milioni da pagare in rate annuali da 20 milioni, la Regione Lombardia ci metterà altri 60 milioni, in più la concessione viene allungata di sei anni, a 25 anni e mezzo. In più il ministro deve convincere Castellucci ad accettare l’innesto diretto della Brebemi sulla A4 a Brescia. Autostrade per l’Italia può opporsi e lo farà. Il governo sta pensando a una legge (in sé sacrosanta) per imporre l’interesse generale di interconnettere le autostrade. Lo scontro è singolare. Da una parte un privato difende il suo business. Dall’altra Delrio difende il business di un altro privato visto che, se Brebemi va male, tocca allo Stato pagare.
La società Brebemi ha vinto la gara nel 2003, quando il suo principale azionista era proprio Autostrade per l’Italia. Il costo totale previsto era 800 milioni. Poi accade di tutto, sul modello della Metro C di Roma. Nelle varie procedure autorizzative il ceto politico pretende le famigerate opere compensative e altri adeguamenti. Il privato dice sì a tutto per poter poi dire “è la politica che ha fatto saltare i conti”.
Nel frattempo Autostrade per l’Italia ha passato l’affare a Intesa Sanpaolo, che nel 2007 era in preda all’estasi cementizia di Corrado Passera e del suo braccio destro Mario Ciaccia. E la convenzione tra lo Stato e Brebemi è stata riscritta completamente, introducendo nuove clausole che garantissero la famosa “bancabilità”. Esempio: se i conti non tornano sarà lo Stato pagare. Oppure: la remunerazione del capitale privato passa dal 3,59 per cento all’anno del bando di gara all’8,90. E soprattutto: a fine concessione il privato avrà diritto a 1,2 miliardi per il cosiddetto subentro. La Brebemi è costata alla fine 1,6 miliardi ai quali andranno aggiunti 800 milioni di interessi alle banche. Dei 2,4 miliardi totali il privato che faceva tutto con soldi suoi e con i pedaggi avrà indietro dallo Stato, sull’unghia, la metà.Tutto questo fu denunciato dal senatore Paolo Brutti il 4 luglio 2007, quando la commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama dette parere negativo sulla nuova convenzione. Di Pietro reagì con una tirata demagogica da vero leghista: “Brutti vada a spiegare perché l’autostrada non si può fare ai lavoratori che ogni mattina si muovono dalle valli del Bergamasco e del Bresciano per andare a lavorare a Milano”. Sapevano tutto ma tutti d’accordo (destra, sinistra, centro, leghisti, quirinalisti, burocrati, pubblici e privati) sono andati avanti.Conto finale. Su 2,4 miliardi di costo dell’autostrada i contribuenti dovranno mettercene 1,7: 1,2 miliardi di penale di subentro, 320 milioni appena deliberati dal Cipe, più il valore dell’allungamento della concessione di sei anni, almeno 200 milioni. Nella migliore delle ipotesi i privati ripagheranno un terzo dell’opera, 800 milioni. I soldi dei contribuenti, 1,7 miliardi, saranno equamente divisi tra le banche (800 milioni di interessi) e gli azionisti Brebemi (800 milioni di giusto profitto).Nel frattempo Bettoni, storico leader della Confagricoltura lombarda, ha espropriato ai colleghi un migliaio di ettari di terreno agricolo al cosiddetto prezzo di mercato (cioè a trattativa privata): 200 mila euro all’ettaro. Intesa Sanpaolo, prima azionista della Brebemi, ha finanziato la Brebemi. Con Unicredit, Montepaschi, Centrobanca e Credito Bergamasco ha preso 600 milioni dalla Bei (banca europea pubblica) al 2 per cento per girarli alla Brebemi al 7 per cento. Uno spread di 30 milioni all’anno per vent’anni su un’opera senza rischi, visto che pagherà tutto lo Stato.Adesso che l’affare è fatto Intesa vuole uscire dall’attività “non strategica”, come ha confermato il presidente del consiglio di gestione Gian Maria Gros-Pietro, che però è anche presidente della Astm, holding del gruppo Gavio, secondo azionista della Brebemi. Gros-Pietro è la vera scatola nera della Brebemi. Nel 1999 era presidente dell’Iri che privatizzò Autostrade facendo un gran regalo ai Benetton, che poi lo chiamarono alla presidenza della società da lui privatizzata giusto in tempo per vincere la gara per la Brebemi. Nel 2007 come presidente Autostrade firmò la cessione di Brebemi a Intesa Sanpaolo. Adesso come presidente di Intesa Sanpaolo dice che è ora di squagliarsela. E questi sono i mitici privati che secondo Renzi salveranno l’Italia da burocrati e sindacalisti.
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