sabato 19 settembre 2015

Colosseo

Colosseo
Il twit di Matteo Renzi che inveisce contro i sindacalisti che sarebbero nemici dell'Italia è autentico linguaggio fascista. Il regime di allora considerava italiano tutto ciò che era dalla sua parte e antitaliana ogni opposizione. Che poi Renzi e Franceschini aggrediscano i lavoratori e il loro diritto democratico a riunirsi nel nome della cultura aggiunge beffa all'infamia. I lavoratori del Colosseo e di altri beni culturali hanno completamente ragione. Gestiscono con competenza e passione un patrimonio di tutti mentre governi e burocrazia li mettono in condizioni di disagio permanente. Taglio degli organici, turni massacranti, straordinario e talvolta orario normale non pagati. È un miracolo che si rinnova tutti i giorni che i grandi siti archeologici ed i musei siano aperti.
Si dovrebbe solo gratitudine all'abnegazione di chi fa funzionare un sistema sottoposto a tagli di risorse e di posti di lavoro. Invece il più insulso ed inutile dei ministri della cultura, Dario Franceschini, compare in pubblico solo per minacciare chi il sistema culturale lo fa funzionare. E un presidente del consiglio che spende una valigia di euro in voli di stato, magari per andare a vedere il tennis, accusa di antitalianità chi vorrebbe che il servizio pubblico funzionasse meglio. Certo all'Expo di Milano ci sono lavoratori che in seguito ad accordo con CGIL CISL. UIL gratis ci lavorano davvero. In quel caso il sindacalismo diventa patriottico, mentre se rivendica la retribuzione delle ore lavorate danneggia il paese.

Ma tutta questa infamia è in realtà un pretesto. Per imporre il lavoro senza diritti e a titolo gratuito o quasi bisogna far sì che ogni forma di conflitto sia dichiarata fuorilegge in quanto danno al paese. Il governo conservatore britannico di Cameron sta varando un durissima legge antisciopero che i suoi stessi parlamentari hanno definito da dittatura fascista. Il pretesto in quel caso è stato il rifiuto dei lavoratori della metropolitana di Londra di lavorare di notte, anche in questo caso senza organici e retribuzioni adeguate.
Renzi ed i suoi hanno lo stesso obiettivo del primo ministro di sua maestà. Anche da noi si vogliono varare nuove leggi antisciopero, che si aggiungano a quelle pesanti già in vigore. Del resto il presidente del consiglio ha detto che a Marchionne spetta un monumento e se il capo della Fiat diventa un bene culturale, allora è giusto tutelarlo, imponendo a tutto il paese il regime di lavoro che vige a Pomigliano. A sostegno delle meschinità di Renzi e Franceschini si è scatenata la solita vandea della casta e del giornalismo di regime: i mostri del Colosseo hanno lasciato due ore i turisti ad aspettare che si svolgesse l'assemblea,vergogna! Il fatto poi che quella riunione sia un diritto garantito dalla legge e dalla Costituzione, non solo non fa riflettere il regime, ma lo incattivisce. Le leggi e la Costituzione vanno cambiate se in esse trova ancora spazio la protesta, perché I lavoratori devono solo essere "usi a obbedir tacendo".
Più di tanti discorsi sono vicende in fondo piccole come questa che mostrano il degrado raggiunto dalla democrazia italiana e dai suoi governanti, che ad ogni problema reagiscono manifestando tutta la loro arrogante ignoranza. Per questo, in nome della democrazia e della cultura bisogna stare senza se e senza ma con il lavoratori del Colosseo e con il loro diritto a lavorare con dignità e non come schiavi.
 
Giorgio Cremaschi

colosseo-filaProteste chiuse per decreto

Musei. Un’assemblea sindacale di due ore dei custodi del Colosseo scatena la vendetta premeditata del governo. Anche M5S contro i lavoratori. La Cgil attacca Renzi. La riunione era annunciata e autorizzata da tempo. Da mesi ai lavoratori non sono pagati gli straordinari. Ma il ministro ’costruisce’ il caso per un obiettivo che piace al governo: limitare il diritto di sciopero
«No alla cul­tura ostag­gio dei sin­da­cati». Pas­sano gli anni, ma il “bomba” Renzi, così come lo ave­vano ben pre­sto indi­vi­duato i com­pa­gni di classe del liceo Dante, pro­se­gue a spa­rarle in libertà. Il pro­blema, per gli ita­liani, è che in un modo o nell’altro il “bomba” è diven­tato pre­si­dente del con­si­glio. Suc­cede così che una nor­male assem­blea sin­da­cale, chie­sta per tempo — una set­ti­mana fa — e rego­lar­mente auto­riz­zata dalla Soprin­ten­denza spe­ciale per il Colos­seo, il Museo Nazio­nale Romano e l’Area Archeo­lo­gica di Roma, diventa casus belli. Di una guerra che ha come obiet­tivo finale il diritto di scio­pero. Da limi­tare, al momento, con un decreto legge deto­nante. Da ammaz­zare, entro breve, con una raf­fica di dise­gni di legge, già all’ordine del giorno della com­mis­sione lavoro del Senato e a quella affari Costi­tu­zio­nali. Fir­mati dai soliti Mau­ri­zio Sac­coni e Pie­tro Ichino.
Bastano le file all’entrata del Colos­seo a creare il caso. Dal nulla, visto che nei prin­ci­pali poli museali ita­liani, quo­ti­dia­na­mente presi d’assalto dai turi­sti, un paio di ore di coda sono fisio­lo­gi­che. Chie­dere per infor­ma­zioni ai visi­ta­tori della Torre pen­dente di Pisa, costretti a pas­sare uno per volta sotto il metal detec­tor per motivi di sicu­rezza. E di due ore e mezzo era la durata dell’assemblea, pun­tual­mente segna­lata sui quo­ti­diani, per­ché la comu­ni­ca­zione uffi­ciale della Soprin­ten­denza era arri­vata per tempo. Anche su alcune agen­zie di stampa. Ma pro­prio una di esse — la prin­ci­pale — di buon mat­tino lan­cia già, con evi­denza, la noti­zia: «Un’assemblea sin­da­cale tiene chiusi i siti archeo­lo­gici più impor­tanti della Capi­tale: Colos­seo, Foro Romano e Pala­tino, Terme di Dio­cle­ziano e Ostia Antica».
Da quel momento prende forma un cre­scendo inar­re­sta­bile. Scatta per prima, ma quando i can­celli del Colos­seo sono già stati ria­perti, la for­zi­sta Lara Comi: «Il paese è bloc­cato dai sin­da­cati». A ruota il capo­gruppo dem di Mon­te­ci­to­rio, Ettore Rosato: «Il Colos­seo chiuso per assem­blea è uno sfre­gio all’impegno di Roma per com­pe­tere con le grandi città euro­pee». Il colpo grosso arriva dopo mez­zo­giorno: «La misura è colma», detta il mini­stro Dario Fran­ce­schini, pronto ad annun­ciare che, in accordo con Renzi, pro­porrà al con­si­glio dei mini­stri di inse­rire musei e luo­ghi della cul­tura nei ser­vizi pub­blici essenziali.
L’idea non è nuova. Renzi & Fran­ce­schini ci ave­vano già pro­vato a luglio, quando ave­vano ven­duto come “sel­vag­gia” un’altra assem­blea indetta secondo le pro­ce­dure di legge, a Pom­pei. Ma è pro­prio la legge, peral­tro non certo per­mis­siva, ad essere nel mirino del governo e dei suoi sodali. Fra que­sti ultimi spicca Sac­coni: «Roma, caos turi­sti: ora fare legge su scio­pero e diritti sin­da­cali per pro­teg­gere utenti beni pub­blici». A dar­gli man­forte Ange­lino Alfano: «Appro­viamo subito le legge di Sac­coni su rego­la­zione scio­pero a tutela utenti beni pub­blici. Ieri è ini­ziato l’iter al Senato».
Chi non crede all’evidenza del pen­siero unico avrà da pen­sare guar­dando il “sin­daco anti­fa­sci­sta” Igna­zio Marino che si fa ripren­dere da una tele­ca­mera men­tre dice: «Sono com­ple­ta­mente d’accordo con Fran­ce­schini». Non fa una bella figura lo staff di Laura Bol­drini, che le per­mette di dire: “È giu­sto svol­gere l’attività sin­da­cale, ma non si può senza pre­av­viso». Deso­lanti i 5 Stelle: «Dopo Pom­pei, suc­cede di nuovo e que­sta volta a Roma». Unica voce fuori dal coro Paolo Fer­rero di Rifon­da­zione: «Sono inde­centi gli attac­chi ai lavo­ra­tori del Colos­seo e dei Fori. Fran­ce­schini dovrebbe occu­parsi piut­to­sto dello stato in cui versa il nostro patri­mo­nio arti­stico e cul­tu­rale, che cade a pezzi. Sono le risorse che man­cano e i tagli alla cul­tura che dan­neg­giano il turi­smo, non l’assemblea dei lavoratori».
È alli­bito Clau­dio Meloni, coor­di­na­tore per la Fp Cgil del Mibact: «Non è pos­si­bile che il mini­stro Fran­ce­schini non sapesse che le assem­blee avreb­bero potuto com­por­tare il rischio di aper­ture ritar­date. A Roma l’assemblea è stata chie­sta rego­lar­mente l’11 set­tem­bre e rego­lar­mente auto­riz­zata dal soprin­ten­dente, con largo anti­cipo. Vor­rei inol­tre ricor­dare al mini­stro che i beni cul­tu­rali già stanno nella legge che rego­la­menta i ser­vizi pub­blici essenziali».
Tutto inu­tile. A sera, finito il con­si­glio dei mini­stri, l’ineffabile Fran­ce­schini annun­cia: «Il decreto legato alla vicenda del Colos­seo pre­vede che sia aggiunta ai ser­vizi pub­blici essen­ziali anche l’apertura dei musei». Inu­tile anche lo sguardo fuori dai con­fini patri: «Ini­zia­tive ana­lo­ghe avven­gono in tutti i paesi d’Europa — ricor­dano Meloni, Giu­liana Gui­doni della Cisl Fp ed Enzo Feli­ciani della Uil Pa — ricor­diamo il caso dei lavo­ra­tori della Natio­nal Gal­lery di Lon­dra, in mobi­li­ta­zione da diversi mesi con­tro la pri­va­tiz­za­zione dei ser­vizi, o i lavo­ra­tori della Tour Eif­fel a Parigi, che l’anno scorso hanno chiuso per ben tre giorni il monu­mento più visi­tato di Fran­cia. Senza che a nes­suno degli espo­nenti poli­tici o dei media di que­sti paesi sia venuto in mente di met­tere in discus­sione i diritti fon­da­men­tali dei lavoratori».
RICCARDO CHIARI
da il manifesto

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