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C'è un gioco che condiziona tutti gli altri giochi. Condiziona significa che ne determina le condizioni di possibilità e, talvolta, financo gli esiti. Che sia l'euro o l'Europa o la sovranità nazionale o la Siria o i migranti o la disoccupazione o il bilancio dello stato o il ruolo di certe élite, tutti i giochi si giocano in un gioco più ampio di cui, soprattutto in Italia, c'è assai scarsa conoscenza. Paese che ha perso la guerra, capitalistico per certi versi ma ancora "ancien règime" per altri, umanistico e financo religioso quanto mai estensivamente scientifico, più idealista che illuminista, ancora fratturato dalla questione meridionale, ripiegato nel confort del proprio paesaggio, tradizione e gastronomia, sempre più estraneo al mondo. Sarà bene allora far pratica di conoscenza con questo gioco di tutti i giochi perché anche se facciamo finta di non saperlo, noi siamo anche pedine di questo gioco.
- La prima cosa da considerare è che le condizioni interne di un sistema dipendono in gran parte dal suo esterno.
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Nel mondo, oggi, si muovono diverse forze ma le principali, quelle che lottano l'un con l'altra per il controllo migliore del mondo sono due. Una è gli Stati Uniti d'America. Gli USA sono la forza di gran lunga dominante e il loro dominio proviene da almeno sessanta anni di potere sostanziale sul mondo o quantomeno su sua larga parte. L'altra non è una singola forza ma un potenziale sistema, un sistema che al momento non è ancora tale essendo ancora allo stato di aggregato. Tale aggregato, passibile di divenire un sistema, è formato da tre entità: Germania, Russia, Cina. Queste tre entità coprono tutte e tre le parti del continente euroasiatico, Germania ad ovest, Russia al centro, Cina ad est. Se queste forze minori, si saldassero in sistema, è la semplice geografia che determinerebbe la struttura portante del potere sul mondo, gli USA diventerebbero un satellite del centro del mondo ed i satelliti non hanno alcuna autonomia, dipendendo da ciò intorno a cui gravitano. Se e per quanto avere un mondo dominato dagli USA e se, quando e come, avere un mondo diverso è il Grande Gioco.
- La seconda cosa da considerare è la natura sistemica dei giocatori del gioco.
Gli USA sono un sistema, l'aggregato Germania - Russia - Cina no, è un sistema potenziale. Gli USA sono un sistema perché sono uno stato-nazione, con un paio di secoli di storia e senza un ingombrante passato. Non è quindi percorso da linee di faglia interne per quanto tutti i sistemi molto estesi sono sempre a rischio di frattura. L'unità degli Stati Uniti significa un unico sistema politico, militare, economico, culturale, religioso che riporta ad un centro intenzionale, un potere o un gestore centrale in grado di far muovere il sistema come un organismo unico. Gli Stati Uniti sono posizionati su un'isola con due oceani ai meridiani e nessuna seria minaccia ai paralleli, sono quindi una fortezza isolata ed inespugnabile. Il gioco in difesa degli USA sarà sempre un gioco in attacco, sarà cioè un gioco che si svolge fuori dei propri territori, sul continente euroasiatico o altrove ma mai sul proprio territorio. La posta del suo gioco è il controllo di buona parte del mondo, da questo controllo deriva il suo benessere.
L'aggregato Germania - Russia - Cina (GRC) invece non è un sistema.
La parte di massima estensione spaziale, la Russia, ha uno popolazione che è poco meno del doppio di quella tedesca ed un decimo di quella cinese. Essa non esercita alcuna forza di gravità ad est dove la massa cinese è padrona del campo, esercita una forza di gravità naturale nel centro-Asia ed esercita una forza di gravità contrastata sul suo ovest dove una serie di stati europei si trovano in mezzo tra la Russia e la Germania. Qui è la storia recente più che la geografia o la storia profonda a segnare le dinamiche. Questi paesi che "stanno in mezzo" furono satelliti dell''URSS ed hanno un ricordo assai sgradevole della perdita di autonomia che connotò quella fa
se storica.
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Map of GfK purchasing power Russia
Essi quindi cercano e cercheranno in tutti i modi di sottrarsi al risucchio gravitazionale russo. In questi casi, si cerca un altro centro di gravità che possa contrastare quello da cui si vuole evadere. Sembrò che l'Europa e la Germania potessero rappresentare questa alternativa ma l'Europa non è a sua volta un sistema e la Germania è troppo debole per esercitare questo ruolo. Così, sono diventati il perfetto pied à terre per gli Stati Uniti in cerca di alleati fidati nel territorio euroasiatico che è lì dove si gioca la partita. La Russia ha un centro politico forte ed una forza atomica e militare altrettanto competitiva (essendo l'eventuale gioco militare dettato dalla forza più forte, cioè l'arma atomica, la consistenza delle tre armi tradizionali -terra/aria/mare- è importante fino ad un certo punto. La guerra condizionata dall'atomica è una guerra di pura e semplice altrui distruzione non di conquista territoriale come è stata nei millenni passati). La Russia non ha una economia forte, né alcuna capacità di egemonia culturale. Come la storia insegna, la Russia non si può "conquistare" poiché ha sempre un territorio alle spalle nel quale rifugiarsi ma può essere seriamente danneggiata ovvero resa relativamente impotente.
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La Germania è stato protettorato statunitense lungamente dopo la Seconda guerra mondiale e tutt'oggi, la forza militare tedesca è americana. La Germania dipende vitalmente dai rapporti con i cugini europei che possono, all'occasione, giocare sull'amicizia interessata con gli USA per bilanciare la maggior forza tedesca. In sostanza, la Germania dipende dall'esistenza di quella globalizzazione che gli americani hanno senz'altro favorito ma che potrebbero revocare anche solo in parte (ad esempio diminuire o rendere meno facile quella delle merci ma mantenere in quella dei capitali dove controllano l'intero sistema), proprio per mettere in difficoltà eventuali competitors geopolitici. Né la leadership interna, né le condizioni di possibilità esterne, permettono a questo punto di pronosticare una facile soluzione del "problema Germania".
- La terza cosa è simulare i possibili sviluppi del gioco.
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Se idealmente chiedessimo a chiunque se preferisce stare sotto l'egemonia apparentemente benevola americana o sotto quella tecno-ottusa dei tedeschi o quella alieno-repellente dei cinesi o quella neo-zarista dei russi, non v'è dubbio che buona parte del mondo sceglierebbe ancora gli yankee. Il punto è che l'alternativa all'egemonia americana non è un'altra egemonia ma l'autonomia. In teoria tra egemonia anche benevolente e piena autonomia non c'è partita ma raggiungere l'autonomia è un problema ciclopico, questa è l'inerzia su cui giocano gli americani.
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La debolezza è che gli Stati Uniti, possono solo perdere, di più o di meno, più velocemente o lentamente ma possono solo perdere. Gli USA dipendono strutturalmente da un forte controllo su più o meno tutto il mondo ma il mondo è giunto ad un livello di complessità tale che nessuno può sensatamente pensare di controllarne l'intera complessità. Su questo non c'è dubbio alcuno. La partita è certo molto complessa ma GRC sono solo la cuspide di un possibile sistema mondiale, il sistema multipolare.
La vera posta in gioco nel Gioco di tutti i giochi e questa: un polo americano a governo, con geometrie variate, dell'intero sistema o comunque della parte maggiore o l'apertura di una nuova fase di mondo con un nuovo gioco complesso che coinvolge diversi poli. Tutti tranne gli USA, avrebbero interesse ad aprire una nuova fase planetaria in cui tutti giocano con tutti (con o contro), in cui ognuno si possa giocare la sua partita, in cui anche il più remoto staterello periferico possa giocarsi la sua ricerca di autonomia relativa pasandosi ora di qui ora di là in qualche tenzone locale, portandosi a casa comunque un qualche maggior vantaggio che non fare da colonia a qualche macro-sistema dominante. C'è infatti una seconda corona di stakeholders interessati al Grande Gioco ed è nell'elenco riportato precedentemente. Assicurare a tutti il loro interesse non è facile. La realtà è sempre più complessa della teoria per cui pur essendoci un oggettivo interesse di tutti al nuovo sistema multipolare, c'è comunque e per lungo tempo di sarà (basta vedere gli stati europei e il loro harakiri - seppuku (切腹) - dell'interesse oggettivo nei rapporti con i russi per compiacere il sistema dominante americano) un gioco asimmetrico di resistenze, ricatti, inerzie, attriti, che freneranno l'esplicarsi di un fronte attivo in favore dei nuovi equilibri. Sarà una transizione, una transizione lenta e difficile.
Tra l'altro conviene a tutti sia una transizione lenta perché se il sistema americano dovesse trovarsi in seguito ad una forte contrazione in una improvvisa, grave, crisi ontologica, si rischierebbe tutti un qualche colpo di testa della bestia ferita ed una bestia con qualche migliaio di testate nucleari, può decidere di morire portandosi appresso molte altre bestie attorno a lei. Sarebbe un funerale assai affollato. Questa è una incognita che ha molti gradi. In sostanza, non è facile rispondere alla domanda: quanto possono contrarsi gli Stati Uniti d'America senza perdere la loro natura essenziale che li obbligherebbe ad una svolta storica di riconfigurazione della mentalità e delle strutture del loro vivere associato, dall'esito assai incerto? Nell'incertezza, cautela è obbligo.
- La quarta cosa è tentare di prevedere il reale svolgersi del gioco.
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La prima in assoluto è stata il varare una strategia di compattamento dello schieramento USA&friends. Ciò sta avvenendo con la promozione dei tre trattati (TPP, TTIP, TISA) commercial-giuridici che possono creare una piccola globalizzazione centrata su gli interessi e soprattutto gli standard, americani. Gli standard (giuridici e normativi), cioè la fissazione del regolamento di sistema, sono financo più importanti dei vantaggi commerciali perché creano una forma forte che, nel tempo, omogeneizza le strutture politiche ed economiche, rendendo il processo quasi-irreversibile. Coi trattati, gli USA non promuovono sesso ma un matrimonio. L'andamento di questo pezzo di strategia è contrastato ed il suo happy end (che sarebbe un punto di vantaggio quasi decisivo per gli Stati Uniti) è tutt'altro che scontato.
La seconda è il rafforzamento dei legami militari diretti (NATO) ed indiretti.
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Il quinto è stato creare un sistema che tende all'ordine ma rimane in perenne disordine sebbene controllato, nel Medio Oriente. Questa mossa non ha altro intento che evitare di formarsi un ordine spontaneo e permettersi un progressivo disinteresse sull'area, stante che gli USA hanno investito storicamente molta attenzione e soldi su di esso. Ora però il gioco principale è un altro e questa regione non può più assorbire cotanta energia. Per cui: a) dotarsi di energia in proprio (gas di scisto); b) sdoganare l'Iran come forza di un rettangolo formato anche da Arabia Saudita, Egitto e Turchia quanto a mondo arabo, pentagono con Israele come libera variante; c) alternare carezze e schiaffi (Isis, Iraq, Yemen, Siria, accordo con l'Iran) per agitare le acque ma mai fino in fondo. Tra shale gas e controllo indiretto del mercato petrolifero arabo, si può altresì privare la Russia del potere scaturito dagli enormi giacimenti di gas siberiano.
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Il settimo è quello di rinunciare gradatamente alle strutture della globalizzazione delle merci (restringendola alle aree dei trattati) che oggi favorisce più la Germania e la Cina che gli USA ed intensificare quelle della globalizzazione finanziaria ed, ovviamente, gestire la contrazione di potenza del dollaro.
La strategia è quindi negativa ovvero distruttiva (distruggere forme d'ordine alternativo) e quindi diretta a creare ordine dal disordine. Il disordine è quello che si vede e sempre più di vedrà, sia perché naturale, sia perché c'è un attivo agente disordinante, l'ordine è ciò che rimane del potere unificato americano: tanto più gli altri combatteranno col disordine, tanto più loro manterranno una facoltà di ordinare (mettere in ordine e ordinare nel senso di comandare).
La contro-strategia dell'aggregato aspirante sistema è giovane ed incerta. I BRICS sembravano una premessa di coordinamento sistemico agito su gli interessi economico-finanziari ma è bastata l'avvisaglia di una contrazione del sistema economico mondiale e qualche operazione mirata di disordine finanziario e valutario per indebolire molto le volontà.
Lo SCO (Shanghai, Cooperation Organization), l'alleanza russo-asiatica è un processo lento che comunque procede. L'asse russo-cinese si è recentemente saldato ma va ricordato che l'amicizia tra i due popoli non è mai esistita. La Cina sta lanciando la sua nuova super-banca di investimenti, stile IMF/WB ma bisognerà vedere quando sarà operativa e quali sono i progetti. L'idea centrale è quella di infittire le relazioni economiche lungo i due assi detti "Vie della Seta", dal polo cinese a quello euro-tedesco, via Russia e non solo. Tutto questo ed altro ancora, sconta il fatto che non è facile fare mentre è molto più facile non far fare o sabotare. Una strategia distruttiva contro una costruttiva ha costantemente la meglio nel breve-medio periodo. Nel lungo periodo è un altro discorso.
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Il primo movente del creare tensioni è evitare relazioni pericolose per la posizione americana.
Il secondo, quando le tensioni prendono la dimensione militare, è creare un costo. La struttura economica del bilancio americano prevede storicamente il costo militare, quello degli altri no, inoltre gli americani hanno il dollaro, gli altri no. Anche solo dover prevedere un minimo o un massimo se la tensione cresce, di improvement dei costi di armamento, crea una difficoltà a chi ha bilanci al limite della capienza e tende a concentrare gli investimenti nello sviluppo economico. La provocazione continua ed incrementale, gli appelli agli europei affinché non facciano conto supinamente sull'ombrello americano, il preoccuparli perché la Russia si mostra aggressiva (che poi sia in effetti solo difensiva non importa data la capacità di manipolare l'informazione mainstream), l'incitarli ad armarsi per proprio conto, hanno tutti fine nel sabotaggio degli equilibri di bilancio sapendo che un bilancio squilibrato porta o all'IMF, quindi alla dipendenza finanziaria o a premere sul tessuto sociale di modo che le popolazioni siano sempre più nervose e le loro élite sempre più preoccupate e quindi desiderose di soluzioni di ricambio della leadership, facili ed immediate. Col soft power, fondazioni, servizi segreti, primavere, ong, massoneria, amici degli amici o altro si potrà poi ben infilarsi nei processi di ricambio delle èlite fallite promuovendone di nuove, ovviamente "amiche". Poiché strutturalmente inglobato nel bilancio USA, il costo militare lì è addirittura un keynesismo oltre che il volano del famoso complesso militare-industriale-tecnoscientifico. Quindi i "problemi del mondo" per gli USA, sono vitali per controllare il suo esterno ma anche perché trainano il funzionamento interno. Le crisi locali poi sono dei precisi esperimenti di controllo indiretto delle situazioni. Una "crisi baltica" ad esempio, galvanizzerebbe i paesi est-europei, continuerebbe a mettere in difficoltà i russi già sotto sanzioni e col prezzo del gas in saldo ma disturberebbe anche ogni velleità autonomista della Germania.
Credo si possa suggerire, a chi segue i fatti del mondo, di mettersi comodo. Emergerà una sempre più intricata complessità ed apparente contraddittorietà nello sviluppo delle due strategie, la costruttiva e la distruttiva. Siamo in una transizione epocale e quindi i tempi non sono brevi. Certo, c'è sempre il rischio che maneggiando provocazioni, testate nucleari, ardite manovre from behind, qualche cosa vada storto ma non è reale interesse di alcuno far diventare il Grande Gioco, un Grande Dramma. Una guerra aperta tradizionale non è possibile per via del nucleare e una guerra aperta nucleare non avrebbe senso. Questa è una delle contraddizioni insite nel nucleare che gli strateghi dei giochi americani ben conoscono, avendola sfruttata lungo tutta la Guerra Fredda.
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