Elezioni di settembre. L’astensione
penalizza a sinistra. Poveri, ceti medi impoveriti e disoccupati, in
gran parte con Syriza, ceti medi più abbienti e benestanti con Nuova
Democrazia
Un evidentissimo voto di classe: poveri, ceti medi impoveriti
e disoccupati, in gran parte con Syriza, ceti medi più abbienti
e benestanti con Nuova Democrazia. È questo il risultato di tutte
le analisi del voto greco seggio per seggio e colleggio per
colleggio rese pubbliche all’indomani delle elezioni.
La forza nell’Attica
Tenuto conto che la sola regione dell’Attica rappresenta circa la
metà del corpo elettorale, Syriza ha mantenuto e in alcuni casi
perfino rafforzato la sua forza nel secondo collegio elettorale
di Atene, l’enorme periferia della capitale, il più grande del paese,
che da solo elegge ben 44 seggi. Indicativamente: nei quartieri
popolari Peristeri, Ilion e altri Syriza ha superato il 38%, mentre
il centrodestra è rimasto al 19%. Syriza si è rafforzato anche
nella periferia del Pireo, in particolare a Keratsini, il
quartiere operaio dove è stato assassinato il rapper Pavlos Fyssas
e dove Syriza è arrivato al 43%.
Invece nei quartieri residenziali di Atene, Kifisia, Ekali,
è netta la prevalenza di Nuova Democrazia, che supera di regola il
30% e prende voti da tutti i partiti minori, ma anche un bel 8% da chi
aveva votato Syriza a gennaio. La destra, anche se ha perso, si
è presentata con una maggiore compatezza dei suoi elettori,
l’88,6%, mentre Syriza è riuscita a compattare solo il 70% dei suoi
elettori e questo appena negli ultimi due o tre giorni prima
dell’apertura delle urne, probabilmente grazie all’ultimo comizio
di Alexis Tsipras.
La differenza di classe, elemento di fondo di questo risultato,
emerge anche nella qualifica degli elettori dei due grandi
schieramenti. Gli elettori di Syriza sono per il 30,7% agricoltori,
dipendenti privati (33,5%) e pubblici (33,9%) e disoccupati (39%).
Nuova Democrazia domina tra i professionisti (38%) e gli
imprenditori (58%), le casalinghe (36,3%) e i pensionati (39%).
Syriza è primo tra i giovani (37,3%) e le donne (36%) mentre il
centrodestra domina tra gli elettori oltre i 55 anni.
L’astensione colpisce Syriza
L’astensione La carta elettorale che emerge appare poco cambiata
rispetto alle elezioni di gennaio e i cambiamenti riguardano
principalmente la sinistra. Come già si sospettava,
l’impressionante astensione ha colpito principalmente Syriza, che
ha perso in questa direzione circa il 30% dei suoi elettori, mentre
ha preferito spostarsi verso i dissidenti di Unità Popolare solo
il 6% degli elettori di gennaio. Consistente è stata anche
l’astensione dovuta a ragioni tecniche o di costi.
Record di astensione è stato raggiunto a Florina, ai confini con
la Macedonia ex jugoslava, con il 47%, e nelle isole, cioè in una
città particolarmente lontana dai quelli che sono i grandi centri
urbani e in isole raggiungibili pagando un costo elevato
(specialmente durante la stagione estiva) per il traghetto.
Probabilmente anche l’emergenza profughi ha svolto qualche ruolo,
specialmente a Florina e nelle isole dell’Egeo. Ma gli analisti
riportano che anche l’assenza di voto di preferenza può aver
scoraggiato una parte dell’elettorato.
Creta con Alexis
Fortezza elettorale della sinistra continua a essere l’isola di
Creta, una volta grande elettrice socialista: nel collegio di
Iraklio, dove era candidato proprio Alexis Tsipras, si
è raggiunto il 47% mentre in tutta l’isola il risultato è stato del
38%. Ma anche a Salonicco — quella del programma aletrnativo di
Syriza -, la seconda città della Grecia, Syriza ha ottenuto il 32,2%
e a Patrasso (dove c’è l’unico sindaco comunista) il 42,8%. Indice
che il partito del premier ha smesso definitivamente di essere un
partito «ateniese», come era nel decennio precedente. E come invece
è rimasta Unità Popolare, che ha ottenuto il 68% dei consensi nela
capitale e il resto nelle altre due grandi città del paese.
Nuova Democrazia ha mantenuto, ma con perdite, le sue fortezze
tradizionali: la regione di Kalamata, nel Peloponneso, l’Epiro
centrale, la Tracia, e poche altre. In questa ultima regione al
confine con la Turchia si è giocato anche un sottile gioco
geopolitico, dal momento che ci vive una minoranza musulmana di
circa 300 mila persone, oggetto di una corte spietata da parte di
Ankara. Nel collegio di Rodopi tutti e tre i seggi sono andati
a candidati musulmani, due di Syriza e uno di To Potami, lasciando la
maggioranza cristiana senza rappresentanza.
La destra ha accusato la sinistra per aver posto in testa alla
lista due candidati musulmani, rafforzando così il potere
clientelare di Ankara presso la minoranza. Ma è dalle elezioni
europee dell’anno scorso che l’organizzazione locale di Syriza si
è sostanzialmente autonomizzata dalla direzione, imponendo i suoi
candidati.
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