giovedì 10 settembre 2015

Il governo cancella i fondi per gli "esodati"

Il governo cancella i fondi per gli "esodati"
Un governo infame – insegnava con l'esempio lo sceriffo di Nottingham – rapina sempre i più poveri. Forse per stare all'altezza del precedente letterario il governo Renzi ha deciso di azzerare il fondo per gli “esodati”.
Ricorderete il “regalo” fatto dalla Fornero a centinaia di migliaia di lavoratori mandati in cassa integrazione o in mobilità (o con altre forme ancora di ammortizzatori sociali): l'allungamento dell'età pensionabile, in certi casi di alcuni anni, li aveva lasciati senza più lavoro, senza ammortizzatori e anche senza pensione. Man mano che scadevano gli ammortizzatori, infatti, di ritrovavano “troppo giovani” per andare in pensione, ma “troppo vecchi” per trovare un lavoro.
I governi successivi dovettero metter mano alla vicenda, accantonando fondi annuali per coprire in qualche modo le necessità reddituali di gente che era stata letteralmente truffata dallo Stato, nelle persone di Fornero e Monti. Qualche centinaio di milioni l'anno che per l'anno in corso, però, sono scomparsi.
Gli accantonamenti facevano riferimento a delle “stime”, visto che nenanche l'Inps riusciva a stabilire – nel caos di “riforme delle pensioni” che si modificavano l'un l'altra – quanti “esodati” ci sarebbero stati in un ccerto anno. Quindi era assolutamente logico che eventuali fondi in eccesso – ipotesi difficile, ma pur sempre teoricamente possibile – tornassero alla contabilità generale, a disposizione per altri scopi.
Ora, invece, è arrivata una “interpretazione” del ministero dell'Economia che praticamente ferma l'applicazione della “settima salvaguardia” per gli esodati. Le risorse non utilizzate sono così tornate nelle casse dello Stato e non potranno essere più usate per questo scopo. In questo modo vengono a mancare completamente sia i fondi per gli esodati che si sono scoperti tali nel 2015, sia per la cosiddetta “opzione donna” (la possibilità di andare volontariamente in pensione con 35 anni di contributi e 57 di età, ma lasciano sul terreno il 25-30% dell'assegno pensionistico, a causa dell'applicazione del calcolo contributivo su tutta la carriera lavorativa).
L'interpretazione data dal Mef, oltretutto, è palesemente diversa da quella fornita dal ministero del lavoro: per il primo le risorse non utilizzate in certo anno diventano “economie” sulla spesa complessiva dello Stato, mentre per il secondo i fondi non spesi dovrebbero poter essere utilizzati negli anni successivi.
Di fatto, il governo ha scippato mezzo miliardo di euro ad esodati e categorie di pensionandi che prima si sono visti privati del diritto alla pensione dalla Fornero e poi sono stati esclusi dalle varie salvaguardie

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