mercoledì 12 ottobre 2011

EUROPA: DISPERATO APPELLO DEGLI EUROLIBERISTI (FIRMANO ANCHE D'ALEMA E MARCEGAGLIA)


Tutto il potere all'Europa e alla BCE, riformare l'Europa con ancora più Europa come se quello che ha combinato finora l'Europa siano solo bazzeccole. L'appello dei 100 "disperati" (come altro possiamo definirli?) pubblicato oggi dal "il Sole 24 ore", che prova a delineare una possibile riforma dell'Europa contro la deriva nazionalista, è ancora peggio del pericolo che vorrebbero scongiurare. Se in Europa il nazionalismo populista cresce la colpa è anche dei firmatari di questo appello, che in questi decenni hanno massacrato il sogno dell'Europa sociale in nome degli indici euroliberisti. Unico ministro del tesoro europeo, unico sistema fiscale con forte disciplina verso gli stati, ed ancora più potere alla BCE per ricapitalizzare le banche (si chiama così il giochetto con il quale con i soldi pubblici si salvano le banche private). La 'carica dei 100' sembra avvenire in una sorta di laboratorio sociale asettico che non tiene conto di cosa siano i rapporti di forza in Europa. La Germania o l'Olanda non prenderanno mai in considerazione, come viene detto nel testo, di spendere altri soldi per salvare altri stati (attraverso l'emissione di titoli da parte della BCE). Questo per un semplice motivo: perchè la leva del debito è uno strumento perfetto per formalizzare ed approfondire una gerarchia già esistente tra economie centrali e periferiche europee. A questo gioco tra euroliberisti tecnocrati contro europopulisti è bene non cadere, perchè entrambi hanno una dimensione di classe all'interno della quale la variabile del lavoro è piegata per attrarre capitali ed investimenti. Solo un movimento transnazionale, che si muove nello spazio politico europeo e che assume come elemento centrale l'intreccio tra diritti del lavoro con la democrazia e la difesa dei beni comuni può delineare una risposta per uscire dalla crisi cambiando radicalmente il sistema che la produce. Questo a partire dalla rottura del patto di stabilità e dal non pagamento del debito, dal controllo democratico delle scelte della BCE, dall'intervento della programmazione pubblica in economia, dalla redistribuzione della ricchezza. La riproposizione di una ricetta che assume all'interno del vincolo di bilancio il tema del rigore dei conti con la crescita è una sciocchezza per un semplice motivo: il rigore e le ricette dell'austerity sono utilizzate in Europa per gerarchizzare e disciplinare alle richieste della competitività il mondo del lavoro. La crisi ha una dimensione costituente, ha dei mandanti e degli esecutori con nome e cognome. Molti di questi sono i firmatari di questo appello. Questo mix di firme di euroliberisti, che in ITalia mette insieme D'alema, Baldassarre e la Marcegaglia, è il segno della crisi che sta vivendo un sistema oramai arrivato al termine. Non serve riformare l'Europa, serve cambiarla da cima a fondo.

Di seguito il testo dell'appello:

"La crisi dell'euro richiede una soluzione, subito. Le attuali misure, insufficienti e tardive, condizionano negativamente la situazione finanziaria globale. L'euro non è certo perfetto, come ci ha mostrato questa crisi. Ma la soluzione consiste nel correggerlo piuttosto che nel permettergli di minacciare e forse distruggere il sistema finanziario globale.
Noi, preoccupati per il futuro della nostra Europa, facciamo appello ai governi dell'Eurozona affinché raggiungano un consenso sulla necessità di un accordo giuridicamente vincolante che: 1) stabilisca una tesoreria unica che raccolga fondi per l'Eurozona nel suo complesso e garantisca che gli stati membri aderiscano alla disciplina fiscale; 2) rafforzi la supervisione e regolamentazione finanziaria comune e crei un sistema centralizzato di tutela dei depositi all'interno dell'Eurozona; 3) sviluppi una strategia che produca sia convergenza economica che crescita, dato che il problema del debito non si può risolvere senza crescita.
Fino a quando non verrà negoziato e ratificato un accordo giuridicamente vincolante, i governi dell'Eurozona dovranno dare mandato al Fondo europeo per la stabilità finanziaria (EFSF) e alla Banca centrale europea (BCE) per cooperare al fine di riportare la crisi sotto controllo. Tali istituzioni potrebbero garantire ed, infine, ricapitalizzare il sistema bancario e permettere ai paesi in difficoltà di rifinanziare il proprio debito, entro limiti prestabiliti, emettendo buoni del tesoro che possono essere ceduti a risconto alla BCE, di fatto senza costi.
Facciamo appello ai Parlamenti dei paesi dell'Eurozona affinché riconoscano che l'euro richiede una soluzione europea. La ricerca di soluzioni a livello nazionale può solo portare alla dissoluzione".
Tra i cento firmatari di questa lettera aperta ci sono:
Martti Ahtisaari (Finlandia), Emma Bonino, Bertrand Collomb (Francia), Jean-Luc Dehaene (Belgio), Hans Eichel (Germania), Joschka Fischer (Germania), Alfred Gusenbauer (Austria), Bernard Kouchner (Francia), Emma Marcegaglia (Italia), Tadeusz Mazowiecki (Polonia), Ana Palacio (Spagna), Javier Solana (Spagna), Pedro Solbes (Spagna), Guy Verhofstadt (Belgio), Vaira Vike-Freiberga (Lettonia), Antonio Vitorino (Portogallo).
Tra i firmatari ci sono anche gli altri italiani Mario Baldassarri, Massimo D'Alema, Gianfranco Dell'Alba, Fiorella Kostoris, Giuseppe Scognamiglio. 

(nella foto Emma Marcegaglia e Massimo D'Alema diverso tempo fa)

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