Blitz della procura alle Opere pie.
Polizia e guardia di finanza prendono i fascicoli della permuta dei terreni e del bonus della Sea. Visita anche in Comune: sono stati acquisiti gli atti di Ikea.
Si
sono fiondati in via Campo di Marte, sede delle Opere pie riunite, e
hanno acquisito diversi fascicoli. Polizia giudiziaria e guardia di
finanza insieme, inviate dalla procura - sotto il coordinamento del
pubblico ministero Claudio Cicchella - riaccendono i riflettori sulla
vicenda Ikea-Opere pie. Fari puntati sulla permuta del terreno dove
sorgerà l'Ikea, a San Martino in Campo, con le vigne di Montefalco. E
ancora: il bonus di 1,5 milioni che la Sea di Claudio Umbrico, la ditta
di costruzioni marscianese che ha "sviluppato" il progetto insieme al
colosso svedese, si era impegnata ad onorare alle Opere pie qualora la
variante al piano regolatore fosse stata approvata a Palazzo dei Priori
entro il 31 dicembre 2010. Non solo: nelle mani degli inquirenti anche
la proroga, di qualche mese, relativa alla erogazione del "premio" sopra
citato. Gli uomini in divisa avrebbero anche fatto visita nella sede
del Comune, in piazza IV Novembre, per attingere agli atti consiliari
della variante Ikea e a quelli dei contatti fra l'amministrazione e la
multinazionale del mobile. L'inchiesta aperta dalla procura si inserisce
su un filone avviato nel 2009 a seguito di un esposto di Italia Nostra
sull'insediamento già ventilato in un terreno a destinazione d'uso
agricolo. L'obiettivo dell'indagine in questione è vederci chiaro sui
documenti che hanno visto erogare la somma di un milione e mezzo di euro
anche se sul contratto di permuta c'era una data ben precisa. Nella
clausola di vendita dei terreni da parte delle Opere pie al soggetto
privato il termine ultimo per incassare il bonus (a favore dell'ex Ipab)
era individuato nel 2010. Cioè: se entro in 31 dicembre di quell' anno
il terreno fosse diventato edificabile - e a favore di una grande
superficie commerciale - le Opere pie avrebbero incassato un milione e
mezzo di euro. É tutto scritto nel contratto - pubblico - stipulato nel
2007 per la permuta del grande appezzamento di San Martino in Campo.
Così non è stato. È spuntata, secondo poi, una proroga che ha permesso
l'esborso della somma, con le Opere pie che hanno così evitato di
chiudere i battenti visti i bilanci in rosso. C'è da valutare anche
l'operazione della permuta, per capire se si è trattata di un'operazione
di mercato o dietro si nascondono altre ombre. Trenta gli ettari di
terreno in ballo, tutti "vitati" a sangiovese, sagrantino e merlot,
anche se gli "impianti" delle vigne risalgono agli ultimi cinque anni.
Secondo alcuni esperti cioè non sarebbero ancora pienamente produttivi.
Poco appetibili: tanto che le aste per la vendita sono andate tutte
deserte e si è dovuto suddividere in lotti l'appezzamento per piazzarlo
sul mercato. Proprio di svendite "al ribasso" è l'accusa che viene
paventata nel teorema accusatorio per questa e altre operazioni di
alienazione di quello che in origine doveva essere un istituto di
beneficenza. In tutto questo il Comune è parte attiva: il sindaco nomina
presidente e consiglio delle Opere pie; molte delle alienazioni, negli
anni, si sono incrociate con aziende e partecipate collegate
all'amministrazione di Palazzo dei Priori. Non da ultimo con
l'edificazione Ikea ultimata l'ente incasserebbe dai permessi a
costruire e oneri di urbanizzazione circa 6 milioni di euro
Alessandro Antonin, Il Corriere dell'Umbria
Alessandro Antonin, Il Corriere dell'Umbria
Due indagati per i terreni Ikea
Di Urbano Barelli, Presidente di Italia Nostra di Perugia
PERUGIA - Fin dall’inizio l’arrivo dell’Ikea in Umbria ha suscitato forti perplessità e contrarietà.
Non solo da parte delle associazioni ambientaliste Italia Nostra e Legambiente che hanno sottolineato in particolare come il piano regolatore di Perugia classifica i terreni di S.Martino in Campo come inedificabili in quanto terreni agricoli di pregio, ma anche da Sviluppumbria, Federmobili, Confcommercio, Confesercenti, Rifondazione comunista.
Non solo da parte delle associazioni ambientaliste Italia Nostra e Legambiente che hanno sottolineato in particolare come il piano regolatore di Perugia classifica i terreni di S.Martino in Campo come inedificabili in quanto terreni agricoli di pregio, ma anche da Sviluppumbria, Federmobili, Confcommercio, Confesercenti, Rifondazione comunista.
Il direttore di Sviluppumbria, Vinicio Bottacchiari, ha dichiarato
che non c’è da gioire per l’arrivo in Umbria dell’Ikea perché quello del
consumo standardizzato non è lo sviluppo adatto per la nostra regione e
che la creazione di posti di lavoro è a somma 0, visto che accanto alla
crescita di grandi superfici distributive si assiste all’essiccamento
delle piccole realtà. Noi dobbiamo mirare ad altro – ha aggiunto
Bottacchiari – alla filiera corta, alla realizzazione di sbocchi
commerciali per i prodotti umbri.
La Federmobili di Perugia ha dichiarato che l’arrivo di Ikea
potrebbe avere un effetto devastante per le strutture che già operano in
Umbria, mentre la Confesercenti che ha dichiarato che “se qualcuno
pensa di fare e disfare a proprio piacimento e sulle spalle delle
piccole e medie imprese dell’Umbria, dovrà assumersene tutte le
responsabilità sapendo sin d’ora che la Confesercenti non rimarrà a
guardare”.
Sulla vicenda è intervenuto ripetutamente il segretario regionale di
Rifondazione comunista, Stefano Vinti, dicendo che gli incassi della
megastruttura non saranno reinvestiti in ambito locale, ma saranno
trasferiti alla sede nazionale, con soldi che se ne vanno dall’Umbria in
un periodo sicuramente non favorevole all’economia delle famiglie:
“mentre la crisi attanaglia i piccoli commercianti che non riescono ad
arrivare alla fine del mese – ha dichiarato Vinti - si sceglie un
modello di sviluppo incomprensibile per le esigenze del territorio”.
Inoltre, ha aggiunto Vinti, la legge sul commercio non consente
l’insediamento Ikea e “se per ogni grande impianto commerciale che si
presenti in Umbria dobbiamo cambiare le leggi, cosa le facciamo a fare
queste leggi; dobbiamo pensare che la politica si possa asservire ai
poteri economici?”
Il problema di fondo che Italia Nostra ha voluto sollevare è proprio
questo: a cosa serve dichiarare che la programmazione è un principio
fondamentale della regione e degli altri enti locali, a cosa servono i
piani del commercio, i piani regolatori e gli altri piani se alla
richiesta di un potente privato tutto si modifica e si piega alle sue
esigenze? Dov’è il principio di legalità e di certezza del diritto? Che
fine fa il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla
legge se un privato potente ottiene tutto quello che chiede, mentre il
semplice cittadino senza santi in paradiso si vede ripetere che quello
che chiede non si può fare?
I due esposti presentati da Italia Nostra sulla vicenda Ikea mirano a
ristabilire il principio di legalità sostanziale nella gestione della
cosa pubblica e si confida nel lavoro dei magistrati per ridare il
giusto valore sia ai principi di programmazione e pianificazione
dell’uso del territorio sia ai principi di certezza del diritto e di
uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
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