E’
inutile nasconderlo o minimizzarlo: il 15 ottobre c’è stata in Italia
la più grande manifestazione tra quelle realizzate in tutto il mondo ed
è finita in un disastro.E’
inutile nasconderlo o minimizzarlo: il 15 ottobre c’è stata in Italia
la più grande manifestazione tra quelle realizzate in tutto il mondo ed
è finita in un disastro.E’
inutile nasconderlo o minimizzarlo: il 15 ottobre c’è stata in Italia
la più grande manifestazione tra quelle realizzate in tutto il mondo ed
è finita in un disastro.
Noi che siamo tra coloro che l’hanno promossa e organizzata, abbiamo
il dovere di scusarci con tutte e tutti coloro che sono venuti lì per
manifestare e basta. Non siamo stati in grado di garantire ad essi
l’esercizio di questo loro diritto. Una minoranza, non è importante
quanto vasta, ma comunque nettamente tale, si è impadronita della
manifestazione e l’ha trasformata sul piano militare, sul piano
mediatico e su quello politico in un’altra cosa.
Questo è per me il punto centrale, poi naturalmente ci sono le
singole responsabilità, gli atti di devastazione inaccettabili, così
come anche gli scontri in piazza San Giovanni, ove le cariche della
polizia hanno finito per coinvolgere tutte e tutti coloro che volevano
manifestare. Se vogliamo fare una riflessione politica, dobbiamo
sottolineare che questo è stato il senso della giornata: un esproprio
di democrazia, coperto dagli scontri, quando doveva essere esattamente
il contrario.
Per questo sono contrario a minimizzare, così come respingo le
reazioni ipocrite del palazzo. L’Italia è un paese con una democrazia
malata, dove nelle istituzioni, nel parlamento, stanno persone
incriminate per reati gravissimi, che considerano la magistratura una
forza eversiva. L’illegalità in questo paese comincia dall’alto e,
senza per questo giustificare nulla, è evidente che questo apre la via
alla rottura e alla sfiducia anche violente. Per questo la risposta non
può essere la negazione della realtà. I giovani che sfasciavano tutto, e
che hanno aggredito prima di tutto il corteo e la manifestazione,
vanno affrontati prima di tutto come un problema politico. Sono
assolutamente contrario alla proposta di Di Pietro e Maroni di nuove
leggi di polizia, questo sì sarebbe il modo per precipitare in rotture
da fine anni Settanta. E’ evidente che chi ha provocato gli incidenti
aveva una totale sfiducia nella funzione e nella efficacia delle grande
manifestazione. E’ di questo che bisogna discutere, naturalmente con
tutto il rigore necessario.
Bisogna che i movimenti sappiano validare con una discussione
democratica le scelte che compiono. Bisogna che ci siano le assemblee,
le sedi aperte e trasparenti ove si decidono quali sono i criteri e le
forme organizzate delle manifestazioni e ove si chiarisce che chi non li
rispetta è estraneo ad essa. Questa è la questione di fondo, rispetto
alla quale non ci sono scorciatoie. O sappiamo affrontare questa crisi
dei nostri movimenti e delle nostre lotte con un confronto aperto e con
una pratica democratica vera, oppure rischiamo di veder travolte la
nostra forza e le nostre ragioni. E’ molto facile, di fronte a questa
crisi economica, alla disperazione che produce, alla chiusura e alla
crisi della nostra democrazia, che cresca lo spazio per azioni di
carattere disperato. Se vogliamo impedirlo dobbiamo maturare in fretta
e, senza ipocrisie, assumerci la responsabilità dei fallimenti. E il 15
ottobre in Italia lo è stato.
Giorgio Cremaschi
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