Controlacrisi.org intervista Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista.
Nella
direzione nazionale di Rifondazione Comunista giungono notizie sempre
più positive per la manifestazione di sabato. Saranno in migliaia le
compagne e i compagni vicini al partito e alla FdS che si preparano a
raggiungere Roma, consapevoli di ritrovarsi forse alla prima tappa di un
percorso di cambiamento molto radicale non solo nel Paese. Paolo
Ferrero, segretario del Prc, giudica molto importante l’impegno del
partito in questa mobilitazione, tanto nella sua espansione del 15
ottobre quanto nel radicamento nei territori.
«Il problema che abbiamo in Italia è quello di non cadere dalla
padella alla brace. Dobbiamo riuscire a cacciare Berlusconi ma non
dobbiamo permettere che si costituisca un governo senza che cambi la
sostanza del proprio operato. Per questo occorre costruire un movimento
antiliberista di massa e lavorare affinché diventi anticapitalista. La
crisi è del liberismo e solo uscendo da questo si può determinare una
soluzione della crisi. Non basta prendersela contro questo o quel
leader, dobbiamo affrontare l’origine del problema. Perciò siamo
interessati a costruire unitariamente un movimento che deve sedimentarsi
nei territori e divenire punto di aggregazione di massa».
Su quali prospettive secondo te?
«Affinché possa proseguire credo occorrano due elementi fondamentali. Innanzitutto la democrazia e la partecipazione. Non è casuale che ad aprire la manifestazione di sabato ci siano esponenti di vertenze in corso, e poi realtà come i comitati per l’acqua e il movimento della Val di Susa. Rappresentano una istanza di democrazia e della partecipazione dal basso e che mirano agli interessi e al potere del popolo intero. Anche per questo noi proporremo un referendum per l’abolizione dell’Articolo 8 della manovra e della Legge 30 sulla precarietà. Il secondo elemento riguarda il fatto che questo movimento deve poter decidere e mantenere una autonomia dal quadro politico. La sua costruzione deve restare indipendente dalle dinamiche ristrette, non deve piegarsi sulle elezioni cercando la propria soluzione in questa o quella lista. Il punto che secondo me deve essere posto è quello di una strategia di allargamento degli spazi di democrazia».
«Affinché possa proseguire credo occorrano due elementi fondamentali. Innanzitutto la democrazia e la partecipazione. Non è casuale che ad aprire la manifestazione di sabato ci siano esponenti di vertenze in corso, e poi realtà come i comitati per l’acqua e il movimento della Val di Susa. Rappresentano una istanza di democrazia e della partecipazione dal basso e che mirano agli interessi e al potere del popolo intero. Anche per questo noi proporremo un referendum per l’abolizione dell’Articolo 8 della manovra e della Legge 30 sulla precarietà. Il secondo elemento riguarda il fatto che questo movimento deve poter decidere e mantenere una autonomia dal quadro politico. La sua costruzione deve restare indipendente dalle dinamiche ristrette, non deve piegarsi sulle elezioni cercando la propria soluzione in questa o quella lista. Il punto che secondo me deve essere posto è quello di una strategia di allargamento degli spazi di democrazia».
Ma sono molto diffuse nel movimento le posizioni di chi
rifiuta la presenza dei partiti, avverte la distanza dalla politica e si
sente irrappesentabile
«Si tratta di una distanza che è frutto della distruzione che si è operata della democrazia attraverso il bipolarismo e attraverso partiti che non fanno il loro mestiere. Una questione seria a cui ognuno deve dare una risposta. Il nostro rapporto con i movimenti vuole essere quello di esserci costantemente e coscientemente sottolineando la necessità di autonomia ed evitando ogni forma di strumentalizzazione. Ogni volta che si partecipa devono essere chiare e dichiarate le ragioni per cui si è presenti».
«Si tratta di una distanza che è frutto della distruzione che si è operata della democrazia attraverso il bipolarismo e attraverso partiti che non fanno il loro mestiere. Una questione seria a cui ognuno deve dare una risposta. Il nostro rapporto con i movimenti vuole essere quello di esserci costantemente e coscientemente sottolineando la necessità di autonomia ed evitando ogni forma di strumentalizzazione. Ogni volta che si partecipa devono essere chiare e dichiarate le ragioni per cui si è presenti».
L’appello del Coordinamento 15 ottobre è breve e denso. Quali sono le ragioni per cui il Prc ci si riconosce?
«Per noi il senso è abbastanza semplice: o l’Europa cambia politica e non si deve pagare il debito. Pagare significa essere macellati e finire come la Grecia. Non lo diciamo per uscire dall’euro. L’obbiettivo è costringere l’Europa a cambiare politica ma perché cambi realmente non si può restare nelle regole già dettate. Sono regole fatte per mantenere lo status quo, è per questo che da queste regole bisogna uscire».
«Per noi il senso è abbastanza semplice: o l’Europa cambia politica e non si deve pagare il debito. Pagare significa essere macellati e finire come la Grecia. Non lo diciamo per uscire dall’euro. L’obbiettivo è costringere l’Europa a cambiare politica ma perché cambi realmente non si può restare nelle regole già dettate. Sono regole fatte per mantenere lo status quo, è per questo che da queste regole bisogna uscire».
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