mercoledì 12 settembre 2012

Cajarelli/CGIL: a forza di analisi abbiamo finito il sangue, ora serve la lotta, da www.umbrialeft.it


PERUGIA - Umbrialeft intervista Vasco Cajarelli, coordinatore de “la CGIL che vogliamo” dell’Umbria e membro della segreteria regionale.
La maggioranza del direttivo nazionale della CGIL ieri ha deciso di non appoggiare il referendum sulle questioni del lavoro.

-intanto vorrei ricordare che parti importanti della CGIL sostengono il referendum e chi non lo fa agisce per ragioni di opportunità politica e non per convinzioni sul merito; la Fiom, l’area de “la CGIL che vogliamo” e credo anche LAVORO E SOCIETA’ (insieme oltre il 30% del direttivo nazionale) sosterranno i quesiti referendari. Mi auguro che tutto il campo vasto della sinistra politica e sociale sappia impegnarsi decisamente per una vittoria possibile, prima con la raccolta delle firme, poi con l’esito del referendum.
Che valore hanno i quesiti referendari?
-Credo che la scelta di fare un fronte ampio sui referendum ha un valore e una portata costituente, che va anche oltre il merito dei quesiti, ma è una vera e propria risposta sul terreno della politica economica dei governi Berlusconi e Monti. Tutti e due i governi hanno pensato che si può recuperare produttività per il sistema Paese cancellando o riducendo i diritti dei lavoratori, questo è dimostrato alla prova dei fatti che oltre che ingiusto è totalmente inefficace. La dimostrazione è che l’art. 8 dell’ultima manovra Berlusconi, che da la possibilità di andare in deroga ai contratti nazionali di lavoro, ossia il loro effettivo annullamento con accordi aziendali, in una crisi come questa rende dominante la dimensione del ricatto. Tutte le manovre sul mercato del lavoro del ministro Fornero approvate in parlamento sono incentrate sulla precarizzazione della condizione lavorativa, a partire dalla conferma di tutti i sistemi di assunzione precari previsti dalla legge 30, il superamento nei fatti dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori, la riduzione drammatica degli ammortizzatori sociali a partire dalla cassa integrazione e dalla cancellazione dell’indennità di mobilità.
Come si sconfiggono paura e rassegnazione?
-La raccolta della firme per il referendum è una azione in controtendenza all’idea pseudo riformista praticata negli ultimi venti anni di contrattare la ritirata sui diritti, vorrei dire ai tanti che hanno timore dello strumento referendario che dobbiamo smettere di avere paura, di essere profeti della rassegnazione, dobbiamo investire nella grande capacità di mobilitazione, lotta e resistenza della classe operaia; come ci insegnano le tante lotte in Italia e in Umbria, la volontà di reagire è forte tra i lavoratori più di quanto si pensi.
Come risponde la CGIL dell’Umbria?
-La CGIL dell’Umbria ha elaborato una piattaforma per rimettere al centro le questioni del lavoro, a partire dalla difesa dei posti di lavoro esistenti, migliorandone la qualità; è evidente che l’analisi non basta, abbiamo finito il sangue a forza di fare analisi, dobbiamo rilanciare l’azione e la mobilitazione, non c’è piattaforma che regge se non c’è la lotta. Continuiamo tutti, anche il sindacato, a gestire in Umbria le situazioni di crisi come prima del 2007, questa crisi è straordinaria e ha bisogno di risposte straordinarie, sia nelle proposte che nella mobilitazione. Rischiamo un drammatico impoverimento economico e sociale della nostra Regione, ricordo che in un anno i livelli di povertà sono passati dal 4,8% all’8,9%, 29.000 persone in cassa integrazione di cui la metà sono l’anticamera del licenziamento e della disoccupazione; basterebbe questo per comprendere la necessità di rilanciare con forza la vertenza Umbria, che è prima di tutto contro le politiche economiche del governo Monti.

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