"Sulla questione dei ticket per l'intramoenia - afferma in una nota
il Segretario Generale Cgil Umbria, Mario Bravi - sentiamo l'esigenza di
fare chiarezza. La CGIL è con i lavoratori ed i cittadini e pone
questioni cercando di dare un contributo alla soluzione ai problemi. Non
cerca, come fa invece il Pdl, di strumentalizzare qualunque cosa gli
capiti a tiro, per secondi fini. Andiamo con ordine, e rinfreschiamo la
memoria a chi tende a rimuovere le proprie responsabilità. I ticket sono
stati fissati dal Governo Berlusconi con la manovra correttiva del
luglio 2011. Tutte le regioni sono state obbligate da quella decisione a
mettere ticket ai loro cittadini sulle prestazioni sanitarie. E
naturalmente anche l'Umbria, nonostante fosse una delle pochissime
regioni in equilibrio di bilancio, e quindi senza particolari esigenze
interne. Il governo Berlusconi inoltre ha deciso pesantissimi tagli del
Fondo Sanitario: - 15 mld di euro in tre anni (2012-2014), ai quali si è
perfino aggiunto un ulteriore taglio di 6,8 MLD deciso dal Governo
Monti".
"In questo contesto - prosegue la nota di Bravi - abbiamo per primi sollevato la questione dei ticket sulla libera professione intramoenia, non perché la Regione avrebbe potuto evitarli, essendo una legge dello Stato, ma per trovare una diversa modulazione dell'imposizione, visto che il 29% solo sull'intramoenia sembrava e sembra eccessivo. Abbiamo chiesto anche altro, e lo ribadiamo ancora: il superamento della libera professione allargata, esercitata negli studi privati dei medici. Per dare più trasparenza e controllo a questa attività. E per evitare prevaricazioni ai danni dei cittadini".
"La Regione - conclude la nota del Segretario generale Cgil Umbria - ha preso in considerazione le nostre osservazioni e si è impegnata a verificare gli effetti del ticket ed eventualmente a porre le correzioni necessarie e compatibili con l'imposizione governativa: ne discuteremo nell'ambito del positivo dialogo che la Regione ha stabilito con le parti sociali.
Chi è invece responsabile della profonda crisi nella quale è stato trascinato il Paese e pensa di scardinare il sistema sanitario pubblico a favore del privato, non può pensare anche di trarre beneficio dai problemi che ha contribuito a creare. Il loro modello di sanità è quello di Formigoni e Daccò, abbiamo visto come funziona".
"In questo contesto - prosegue la nota di Bravi - abbiamo per primi sollevato la questione dei ticket sulla libera professione intramoenia, non perché la Regione avrebbe potuto evitarli, essendo una legge dello Stato, ma per trovare una diversa modulazione dell'imposizione, visto che il 29% solo sull'intramoenia sembrava e sembra eccessivo. Abbiamo chiesto anche altro, e lo ribadiamo ancora: il superamento della libera professione allargata, esercitata negli studi privati dei medici. Per dare più trasparenza e controllo a questa attività. E per evitare prevaricazioni ai danni dei cittadini".
"La Regione - conclude la nota del Segretario generale Cgil Umbria - ha preso in considerazione le nostre osservazioni e si è impegnata a verificare gli effetti del ticket ed eventualmente a porre le correzioni necessarie e compatibili con l'imposizione governativa: ne discuteremo nell'ambito del positivo dialogo che la Regione ha stabilito con le parti sociali.
Chi è invece responsabile della profonda crisi nella quale è stato trascinato il Paese e pensa di scardinare il sistema sanitario pubblico a favore del privato, non può pensare anche di trarre beneficio dai problemi che ha contribuito a creare. Il loro modello di sanità è quello di Formigoni e Daccò, abbiamo visto come funziona".
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