Una domanda retorica. C’è ancora chi considera possibile governare
avendo come sponsor la signora Emma Marcegaglia? L’ex presidente di
Confindustria non che padrona di tutto rispetto ha avuto almeno la
prontezza di rompere gli indugi. Abbracciando con trasporto
Pierferdinando Caltagirone (ehm Casini) si è schierata, durante la
kermesse dell’Udc, in maniera totale e piena con quella che ormai viene
chiamata “la casa dei moderati”. Una casa affollata: oltre ai Casini
vari, con addentellati palazzinari, speculatori, Cuffari e soci, ci sono
pezzi di Confindustria, “grandi promesse della politica come Francesco
Rutelli”, delusi dal Pdl e sognatori della “balena bianca” come Beppe
Pisanu ecc…. Le vecchie famiglie dominanti insomma. Non si tratta solo
di nomi ma di contenuti chiari ed espliciti. Avanti tutta con le
politiche di Monti- sognando magari - come si augura Napolitano – una
continuità anche nominale, riforme all’insegna della difesa dell’impresa
e della distruzione dei contratti nazionali del lavoro. Il sogno è
quello di un governo e di un parlamento sempre più succubi del Vaticano e
delle banche, con una imprenditoria libera da vincoli e in cui si renda
sempre più facile ridurre lavoro e lavoratori a pura merce.
L’aggressiva ex regina di Confindustria incarna perfettamente il sogno
del neoliberismo che non può essere intaccato da quella crisi che lo
stesso ha procurato. Che si taglino piuttosto spese sociali, welfare,
servizi, che si rendano i diritti concessioni caritatevoli da concedere
solo se i bilanci delle aziende lo consentono. E poi via, privatizzare e
vendere tutto, lasciare libera azione al mercato finanziario,
l’importante è che la Borsa torni a crescere. E se la signora
Margegaglia, il ministro Passera (anch’egli entusiasta del progetto
Udc), stanno definendo non solo uno schieramento ma un programma di
governo in piena continuità con quanto compiuto da Monti, cosa accadrà
dopo le prossime elezioni? I Pd (perché ce ne sono tanti quanti i suoi
aspiranti leader) concordano con diverse sfumature sulla necessità di
proseguire col montismo. C’è chi vorrebbe ancora il banchiere presidente
del consiglio chi “superministro”, i balbettii con cui alcuni parlano
di investimenti sulla crescita e di maggiore equità non convincerebbero
neanche il più sprovveduto degli elettori. Il Pd ha scelto e forse ha
anche deciso bene in quale campo collocarsi. Ma chi ancora come una
parte di SEL considera possibile modificare la rotta del grande partito
un tempo di sinistra? Si punterà tutto, come alla roulette sulle
primarie sapendo che se si perde si debbono ingoiare rospi
confindustriali o si hanno altre intenzioni? L’azione politica non è mai
semplificabile in maniera rozza ma in tempi così ristretti si arriverà
giocoforza ad una semplificazione, o stare con un centro moderato e
padronale dominato da Dio, padroni e famiglie o provare, insieme e a
ricostruire una sinistra di alternativa che, chissà, non è detto che
debba ritrovarsi perennemente minoritaria.
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