domenica 9 settembre 2012

Dio, padroni e famiglie. Emma Marcegaglia si schiera. E gli altri? di Stefano Galieni



Una domanda retorica. C’è ancora chi considera possibile governare avendo come sponsor la signora Emma Marcegaglia? L’ex presidente di Confindustria non che padrona di tutto rispetto ha avuto almeno la prontezza di rompere gli indugi. Abbracciando con trasporto Pierferdinando Caltagirone (ehm Casini) si è schierata, durante la kermesse dell’Udc, in maniera totale e piena con quella che ormai viene chiamata “la casa dei moderati”. Una casa affollata: oltre ai Casini vari, con addentellati palazzinari, speculatori, Cuffari e soci, ci sono pezzi di Confindustria, “grandi promesse della politica come Francesco Rutelli”, delusi dal Pdl e sognatori della “balena bianca” come Beppe Pisanu ecc…. Le vecchie famiglie dominanti insomma. Non si tratta solo di nomi ma di contenuti chiari ed espliciti. Avanti tutta con le politiche di Monti- sognando magari - come si augura Napolitano – una continuità anche nominale, riforme all’insegna della difesa dell’impresa e della distruzione dei contratti nazionali del lavoro. Il sogno è quello di un governo e di un parlamento sempre più succubi del Vaticano e delle banche, con una imprenditoria libera da vincoli e in cui si renda sempre più facile ridurre lavoro e lavoratori a pura merce. L’aggressiva ex regina di Confindustria incarna perfettamente il sogno del neoliberismo che non può essere intaccato da quella crisi che lo stesso ha procurato. Che si taglino piuttosto spese sociali, welfare, servizi, che si rendano i diritti concessioni caritatevoli da concedere solo se i bilanci delle aziende lo consentono. E poi via, privatizzare e vendere tutto, lasciare libera azione al mercato finanziario, l’importante è che la Borsa torni a crescere. E se la signora Margegaglia, il ministro Passera (anch’egli entusiasta del progetto Udc), stanno definendo non solo uno schieramento ma un programma di governo in piena continuità con quanto compiuto da Monti, cosa accadrà dopo le prossime elezioni? I Pd (perché ce ne sono tanti quanti i suoi aspiranti leader) concordano con diverse sfumature sulla necessità di proseguire col montismo. C’è chi vorrebbe ancora il banchiere presidente del consiglio chi “superministro”, i balbettii con cui alcuni parlano di investimenti sulla crescita e di maggiore equità non convincerebbero neanche il più sprovveduto degli elettori. Il Pd ha scelto e forse ha anche deciso bene in quale campo collocarsi. Ma chi ancora come una parte di SEL considera possibile modificare la rotta del grande partito un tempo di sinistra? Si punterà tutto, come alla roulette sulle primarie sapendo che se si perde si debbono ingoiare rospi confindustriali o si hanno altre intenzioni? L’azione politica non è mai semplificabile in maniera rozza ma in tempi così ristretti si arriverà giocoforza ad una semplificazione, o stare con un centro moderato e padronale dominato da Dio, padroni e famiglie o provare, insieme e a ricostruire una sinistra di alternativa che, chissà, non è detto che debba ritrovarsi perennemente minoritaria.

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