Alle
elezioni siciliane del prossimo mese di ottobre sarà presente una lista
unitaria della sinistra composta da Fds, Sel e Verdi apparentata con la
lista dell’Idv. Entrambe queste liste sosterranno come candidato a
Presidente il compagno Claudio Fava.
La costruzione di questo schieramento è un risultato molto positivo, per più di una ragione.
Innanzitutto propone una alternativa da sinistra al governo Lombardo e all’alleanza tra Pd e Udc. In questi anni, il governo Lombardo, è stata una specie di anticipazione in salsa siciliana del governo Monti. Il Pd non si è mai posto l’obiettivo di costruire una vera alternativa ma piuttosto di allearsi di volta in volta con una parte dei poteri forti isolani pur di andare al governo. Questo ha permesso alle diverse fazioni in cui sono divise la destra e il centro di avere pesantissimi scontri di potere usando poi il Pd come appoggio esterno. In questo modo il carattere consociativo del governo siciliano è venuto accentuandosi e con esso la crisi della politica. In regione Sicilia è difficile distinguere bene tra maggioranza ed opposizione e la dialettica politica risponde più ai criteri della spartizione che a quelli del conflitto su progetti diversi di gestione dell’isola. La presentazione alle elezioni di una aggregazione di sinistra non è quindi solo un fatto di schieramenti. Rappresenta un modo alternativo di concepire la politica: fuori dagli inciuci, dal consociativismo, dagli ammiccamenti che hanno distrutto la sinistra in Sicilia, trasformandola progressivamente in una forza di complemento da usare a seconda della bisogna da parte dei poteri costituiti.
In secondo luogo questa coalizione aggrega tutte le forze che si sono opposte da sinistra al governo Lombardo. Si tratta cioè di una operazione unitaria, importante, che può costituire un punto di riferimento per tutti coloro che vogliano effettivamente cambiare le cose. La costruzione di una lista unitaria tra Fds, Sel e Verdi non era una cosa scontata, così come non lo era la coalizione. Considero questo un vero e proprio successo politico di Rifondazione Comunista, un successo che viene da lontano, dalla pratica coerente di una linea politica giusta. E’ infatti evidente che è stato in tutti questi anni noi abbiamo lavorato alla costruzione di un polo della sinistra di alternativa. Questo ci ha portato a sottolineare con forza la nostra autonomia politica nei confronti del PD e a ricercare a livello nazionale locale di aggregare la sinistra. Mentre altri hanno speso tutte le loro forze puntando alla ricostruzione del centro sinistra, noi abbiamo lavorato per costruire aggregazione alternative. Questo nella consapevolezza che il fallimento del centro sinistra fosse un dato strategico e non contingente. Sulla base di questo indirizzo abbiamo avuto in questi anni vittorie e sconfitte: dalla presentazione in solitaria alle elezioni regionali Campane alle elezioni nelle Marche con una coalizione tra Fds e Sel, fino alle esperienze di Torino, Salerno e Napoli nella tornata amministrativa di un anno fa. I risultati sono stati assai diversi ma hanno seguito un medesimo indirizzo: l’accordo con il Pd non è scontato e l’obiettivo della ricostruzione di una soggettività di sinistra riconoscibile rappresenta il punto centrale della nostra linea politica a cui subordinare gli altri aspetti. Questa strada, praticata con determinazione e senza settarismi, ha dato luogo alla vittoria a Napoli e poi alla vittoria a Palermo. Nessuna di queste era scontata e nessuna di queste sarebbe stata possibile se noi avessimo avuto un’altra linea politica. Questo percorso rende oggi possibile l’esperienza siciliana. Senza Napoli non ci sarebbe stata Palermo e senza Palermo non avremmo oggi questo schieramento siciliano che si allarga ulteriormente. A Napoli sia Sel che i Verdi non stavano con noi al primo turno, a Palermo Sel appoggiava il candidato del Pd contro Orlando. Quello Siciliano rappresenta quindi un vero e proprio passo in avanti in cui finalmente si riesce a costruire una unità larga di tutte le forze che si oppongono da sinistra al governo Monti.
In terzo luogo, il test siciliano rappresenta l’ultimo passaggio elettorale prima delle elezioni nazionali e avrà un riverbero sulle stesse. Noi proponiamo di ripresentare a livello nazionale lo stesso schieramento politico che si presenta unito in Sicilia. Noi proponiamo cioè di unire tutti coloro che si oppongono da sinistra al governo Monti avanzando una proposta di governo per il paese basato su politiche alternative a quelle neoliberiste. Questa proposta ha una logica politica a partire dai contenuti: non a caso noi Sel e Idv raccoglieremo insieme le firme per ripristinare l’articolo 18 e cancellare la contrattazione in deroga introdotta dal governo Berlusconi. Questa proposta ha una logica a partire dalla situazione del paese: le politiche del governo Monti stanno devastando il welfare, i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici ed impoverendo drammaticamente il paese. Ad oggi sul piano nazionale abbiamo una situazione più arretrata che in Sicilia, perché Sel ha scelto l’alleanza con il Pd. Noi non dobbiamo dare per scontata questa situazione. E’ del tutto evidente che l’alleanza tra Sel e Pd non ha una base programmatica reale: il Pd rivendica per il prossimo governo una continuità con le politiche del governo Monti che è per altro già definita dal Fiscal compact. L’alleanza tra Sel e Pd è tutt’altro che priva di contraddizioni. Dobbiamo quindi sapere che anche il risultato delle elezioni siciliane può costituire un positivo elemento per superare questa condizione arretrata sul piano nazionale ed arrivare alle prossime elezioni con l’aggregazione di un polo della sinistra di alternativa portatore di un progetto politico, sociale e culturale, alternativo al centro destra quanto al centro sinistra. Le elezioni regionali siciliane costituiscono quindi un test di rilevanza nazionale e con questa consapevolezza vanno affrontate. La lunga marcia che abbiamo cominciato nel 2008 - dopo la sconfitta della sinistra arcobaleno - mettendo al centro l’autonomia politica e culturale della sinistra e dei comunisti, ha nelle prossime elezioni siciliane un passaggio significativo: impegniamoci tutti affinché il suo esito sia il migliore possibile.
La costruzione di questo schieramento è un risultato molto positivo, per più di una ragione.
Innanzitutto propone una alternativa da sinistra al governo Lombardo e all’alleanza tra Pd e Udc. In questi anni, il governo Lombardo, è stata una specie di anticipazione in salsa siciliana del governo Monti. Il Pd non si è mai posto l’obiettivo di costruire una vera alternativa ma piuttosto di allearsi di volta in volta con una parte dei poteri forti isolani pur di andare al governo. Questo ha permesso alle diverse fazioni in cui sono divise la destra e il centro di avere pesantissimi scontri di potere usando poi il Pd come appoggio esterno. In questo modo il carattere consociativo del governo siciliano è venuto accentuandosi e con esso la crisi della politica. In regione Sicilia è difficile distinguere bene tra maggioranza ed opposizione e la dialettica politica risponde più ai criteri della spartizione che a quelli del conflitto su progetti diversi di gestione dell’isola. La presentazione alle elezioni di una aggregazione di sinistra non è quindi solo un fatto di schieramenti. Rappresenta un modo alternativo di concepire la politica: fuori dagli inciuci, dal consociativismo, dagli ammiccamenti che hanno distrutto la sinistra in Sicilia, trasformandola progressivamente in una forza di complemento da usare a seconda della bisogna da parte dei poteri costituiti.
In secondo luogo questa coalizione aggrega tutte le forze che si sono opposte da sinistra al governo Lombardo. Si tratta cioè di una operazione unitaria, importante, che può costituire un punto di riferimento per tutti coloro che vogliano effettivamente cambiare le cose. La costruzione di una lista unitaria tra Fds, Sel e Verdi non era una cosa scontata, così come non lo era la coalizione. Considero questo un vero e proprio successo politico di Rifondazione Comunista, un successo che viene da lontano, dalla pratica coerente di una linea politica giusta. E’ infatti evidente che è stato in tutti questi anni noi abbiamo lavorato alla costruzione di un polo della sinistra di alternativa. Questo ci ha portato a sottolineare con forza la nostra autonomia politica nei confronti del PD e a ricercare a livello nazionale locale di aggregare la sinistra. Mentre altri hanno speso tutte le loro forze puntando alla ricostruzione del centro sinistra, noi abbiamo lavorato per costruire aggregazione alternative. Questo nella consapevolezza che il fallimento del centro sinistra fosse un dato strategico e non contingente. Sulla base di questo indirizzo abbiamo avuto in questi anni vittorie e sconfitte: dalla presentazione in solitaria alle elezioni regionali Campane alle elezioni nelle Marche con una coalizione tra Fds e Sel, fino alle esperienze di Torino, Salerno e Napoli nella tornata amministrativa di un anno fa. I risultati sono stati assai diversi ma hanno seguito un medesimo indirizzo: l’accordo con il Pd non è scontato e l’obiettivo della ricostruzione di una soggettività di sinistra riconoscibile rappresenta il punto centrale della nostra linea politica a cui subordinare gli altri aspetti. Questa strada, praticata con determinazione e senza settarismi, ha dato luogo alla vittoria a Napoli e poi alla vittoria a Palermo. Nessuna di queste era scontata e nessuna di queste sarebbe stata possibile se noi avessimo avuto un’altra linea politica. Questo percorso rende oggi possibile l’esperienza siciliana. Senza Napoli non ci sarebbe stata Palermo e senza Palermo non avremmo oggi questo schieramento siciliano che si allarga ulteriormente. A Napoli sia Sel che i Verdi non stavano con noi al primo turno, a Palermo Sel appoggiava il candidato del Pd contro Orlando. Quello Siciliano rappresenta quindi un vero e proprio passo in avanti in cui finalmente si riesce a costruire una unità larga di tutte le forze che si oppongono da sinistra al governo Monti.
In terzo luogo, il test siciliano rappresenta l’ultimo passaggio elettorale prima delle elezioni nazionali e avrà un riverbero sulle stesse. Noi proponiamo di ripresentare a livello nazionale lo stesso schieramento politico che si presenta unito in Sicilia. Noi proponiamo cioè di unire tutti coloro che si oppongono da sinistra al governo Monti avanzando una proposta di governo per il paese basato su politiche alternative a quelle neoliberiste. Questa proposta ha una logica politica a partire dai contenuti: non a caso noi Sel e Idv raccoglieremo insieme le firme per ripristinare l’articolo 18 e cancellare la contrattazione in deroga introdotta dal governo Berlusconi. Questa proposta ha una logica a partire dalla situazione del paese: le politiche del governo Monti stanno devastando il welfare, i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici ed impoverendo drammaticamente il paese. Ad oggi sul piano nazionale abbiamo una situazione più arretrata che in Sicilia, perché Sel ha scelto l’alleanza con il Pd. Noi non dobbiamo dare per scontata questa situazione. E’ del tutto evidente che l’alleanza tra Sel e Pd non ha una base programmatica reale: il Pd rivendica per il prossimo governo una continuità con le politiche del governo Monti che è per altro già definita dal Fiscal compact. L’alleanza tra Sel e Pd è tutt’altro che priva di contraddizioni. Dobbiamo quindi sapere che anche il risultato delle elezioni siciliane può costituire un positivo elemento per superare questa condizione arretrata sul piano nazionale ed arrivare alle prossime elezioni con l’aggregazione di un polo della sinistra di alternativa portatore di un progetto politico, sociale e culturale, alternativo al centro destra quanto al centro sinistra. Le elezioni regionali siciliane costituiscono quindi un test di rilevanza nazionale e con questa consapevolezza vanno affrontate. La lunga marcia che abbiamo cominciato nel 2008 - dopo la sconfitta della sinistra arcobaleno - mettendo al centro l’autonomia politica e culturale della sinistra e dei comunisti, ha nelle prossime elezioni siciliane un passaggio significativo: impegniamoci tutti affinché il suo esito sia il migliore possibile.
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