A Roma l’assemblea nazionale della Rete 28 Aprile
della Cgil in previsione del prossimo congresso. “Un piede nella
battaglia congressuale e uno nei movimenti di lotta”.
Più di un centinaio di delegati e attivisti della Rete 28 aprile della Cgil sono convenuti oggi a Roma per la loro assemblea nazionale in vista del congresso. La “location” scelta per l’assemblea appare indicativa: le case occupate nei pressi della zona universitaria, un palazzo moderno che ospitava degli uffici dell’Inps che è stato occupato da famiglie senza e risistemato con estrema cura. La sala per le assemblee è ampia e ordinata, più in là alcuni cartelli indicano lo spazio giochi per i bambini, gli occupanti sono amichevoli e solidali con i delegati che, alcuni un po’ spaesati, si ritrovano a riunirsi in un ambito decisamente diverso rispetto a quelli tradizionali.
“La decisione presa a suo tempo di rompere con la minoranza “la Cgil che vogliamo” (Rinaldini, Landini etc.), poi è rientrata nella maggioranza della Camusso, viene confermata come corretta anche alla luce di un giudizio assai diverso sull’accordo siglato il 31 maggio sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro” è stato detto nella breve introduzione dei lavori dell’assemblea, “la Rete 28 aprile oggi è la sola opposizione interna nella Cgil in vista della battagliacongressuale”.
Il compito di fare il punto sulla situazione e sul come muoversi nei prossimi è stato affidato ad una lunga relazione introduttiva di Giorgio Cremaschi che a braccio ha messo in fila una serie di sfide che attendono i delegati e gli attivisti di questa articolata componente della Cgil.
La decisione che è stata presa dall’esecutivo della Rete 28 Aprile è quella di presentare un documento alternativo al congresso Cgil. “Abbiamo raccolto le firme sufficienti per presentarlo” chiarisce subito Cremaschi. “Questa assemblea deve avere il segno del realismo e della verità, siamo la parte più onesta della Cgil. La “depressione” generale, quella tra i lavoratori ed anche dentro la Cgil genera il trasformismo”.
Severo il giudizio sull’accordo del 31 maggio siglato da Cgil Cisl Uil e Confindustria ma approvato anche dal gruppo dirigente della Fiom di Landini. “Questo accordo è uno spartiacque nella vita sindacale e anche nella Cgil” sottolinea Cremaschi “Questo accordo è stato voluto e non subito da Landini”. Il nodo di questo accordo sta nella scomparsa del diritto di sciopero – anche se non è scritto così chiaramente ma parla solo di impedire i “contrasti” nei luoghi di lavoro. In tal senso la presidenza e l’assemblea hanno espresso solidarietà ad un delegato di fabbrica torinese della Usb, Pino Larobina, licenziato perché denunciando alla Asl alcuni problemi interni alla fabbrica, aveva creato “nocumento” all’immagine dell’azienda. Quindi non solo niente scioperi ma anche nessuna azione legale che possa essere ritenuta dannosa per l’azienda. “Ma il nodo vero è l’esigibilità dei contratti” segnala Cremaschi “Come mai questa esigibilità oggi viene chiesta dai padroni? Una volta era il sindacato che si batteva e scioperava per ottenere l’esigibilità dei contratti. Il problema è che l’esigibilità rappresenta il via libera al comando totale del padrone sulla flessibilità del lavoro”. Che fare? “Noi dobbiamo lottare affinché questo accordo fallisca”.
Sulle vicende congressuale e le possibilità di una opposizione dentro una Cgil nella quale la normalizzazione ha agito pesantemente, Cremaschi ha affrontato una serie di questioni rilevanti:
“ La Cgil di oggi non è quella di qualche anno fa. La nostra battaglia congressuale la dobbiamo fare fino in fondo, nella speranza che si incroci con una ripresa del conflitto sociale. Con la nostra opposizione interna non “abbiamo perso tempo” - come talvolta ci rimproverano i compagni dei sindacati di base – ma abbiamo tenuto aperta una possibilità per i lavoratori. Non possiamo nasconderci che è vero che gli operai si arrendono per ultimi, ma è anche vero che si ribellano per ultimi… Per questo dobbiamo avere un piede nella battaglia congressuale e un piede nei movimenti sociali che producono conflitto e possono influenzare anche i lavoratori”.
Mercoledì 3 luglio uno dei due piedi si concretizzerà in un incontro pubblico a Roma dei sindacati conflittuali e dei movimenti sociali per discutere le mobilitazioni del prossimo autunno ed in una manifestazione di piazza giovedi 4 luglio in piazza SS Apostoli contro l’accordo siglato il 31 maggio. Su come affrontare la battaglia congressuale i delegati presenti hanno cominciato a confrontarsi. Ci sono idee diverse che dovranno arrivare a sintesi.
Più di un centinaio di delegati e attivisti della Rete 28 aprile della Cgil sono convenuti oggi a Roma per la loro assemblea nazionale in vista del congresso. La “location” scelta per l’assemblea appare indicativa: le case occupate nei pressi della zona universitaria, un palazzo moderno che ospitava degli uffici dell’Inps che è stato occupato da famiglie senza e risistemato con estrema cura. La sala per le assemblee è ampia e ordinata, più in là alcuni cartelli indicano lo spazio giochi per i bambini, gli occupanti sono amichevoli e solidali con i delegati che, alcuni un po’ spaesati, si ritrovano a riunirsi in un ambito decisamente diverso rispetto a quelli tradizionali.
“La decisione presa a suo tempo di rompere con la minoranza “la Cgil che vogliamo” (Rinaldini, Landini etc.), poi è rientrata nella maggioranza della Camusso, viene confermata come corretta anche alla luce di un giudizio assai diverso sull’accordo siglato il 31 maggio sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro” è stato detto nella breve introduzione dei lavori dell’assemblea, “la Rete 28 aprile oggi è la sola opposizione interna nella Cgil in vista della battagliacongressuale”.
Il compito di fare il punto sulla situazione e sul come muoversi nei prossimi è stato affidato ad una lunga relazione introduttiva di Giorgio Cremaschi che a braccio ha messo in fila una serie di sfide che attendono i delegati e gli attivisti di questa articolata componente della Cgil.
La decisione che è stata presa dall’esecutivo della Rete 28 Aprile è quella di presentare un documento alternativo al congresso Cgil. “Abbiamo raccolto le firme sufficienti per presentarlo” chiarisce subito Cremaschi. “Questa assemblea deve avere il segno del realismo e della verità, siamo la parte più onesta della Cgil. La “depressione” generale, quella tra i lavoratori ed anche dentro la Cgil genera il trasformismo”.
Severo il giudizio sull’accordo del 31 maggio siglato da Cgil Cisl Uil e Confindustria ma approvato anche dal gruppo dirigente della Fiom di Landini. “Questo accordo è uno spartiacque nella vita sindacale e anche nella Cgil” sottolinea Cremaschi “Questo accordo è stato voluto e non subito da Landini”. Il nodo di questo accordo sta nella scomparsa del diritto di sciopero – anche se non è scritto così chiaramente ma parla solo di impedire i “contrasti” nei luoghi di lavoro. In tal senso la presidenza e l’assemblea hanno espresso solidarietà ad un delegato di fabbrica torinese della Usb, Pino Larobina, licenziato perché denunciando alla Asl alcuni problemi interni alla fabbrica, aveva creato “nocumento” all’immagine dell’azienda. Quindi non solo niente scioperi ma anche nessuna azione legale che possa essere ritenuta dannosa per l’azienda. “Ma il nodo vero è l’esigibilità dei contratti” segnala Cremaschi “Come mai questa esigibilità oggi viene chiesta dai padroni? Una volta era il sindacato che si batteva e scioperava per ottenere l’esigibilità dei contratti. Il problema è che l’esigibilità rappresenta il via libera al comando totale del padrone sulla flessibilità del lavoro”. Che fare? “Noi dobbiamo lottare affinché questo accordo fallisca”.
Sulle vicende congressuale e le possibilità di una opposizione dentro una Cgil nella quale la normalizzazione ha agito pesantemente, Cremaschi ha affrontato una serie di questioni rilevanti:
“ La Cgil di oggi non è quella di qualche anno fa. La nostra battaglia congressuale la dobbiamo fare fino in fondo, nella speranza che si incroci con una ripresa del conflitto sociale. Con la nostra opposizione interna non “abbiamo perso tempo” - come talvolta ci rimproverano i compagni dei sindacati di base – ma abbiamo tenuto aperta una possibilità per i lavoratori. Non possiamo nasconderci che è vero che gli operai si arrendono per ultimi, ma è anche vero che si ribellano per ultimi… Per questo dobbiamo avere un piede nella battaglia congressuale e un piede nei movimenti sociali che producono conflitto e possono influenzare anche i lavoratori”.
Mercoledì 3 luglio uno dei due piedi si concretizzerà in un incontro pubblico a Roma dei sindacati conflittuali e dei movimenti sociali per discutere le mobilitazioni del prossimo autunno ed in una manifestazione di piazza giovedi 4 luglio in piazza SS Apostoli contro l’accordo siglato il 31 maggio. Su come affrontare la battaglia congressuale i delegati presenti hanno cominciato a confrontarsi. Ci sono idee diverse che dovranno arrivare a sintesi.
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