Come
quel bambino che minaccia di portare via il pallone di cui è proprietario se i
suoi compagni di gioco non si piegano ad ogni sua prepotenza, così Grillo si
comporta col M5S e con ciascuno dei suoi membri. “Suoi”, appunto, in senso
letterale e compiuto. Ieri, ad esempio, preso d’incontro dalla resistenza di
una tenace senatrice che per avere osato rinfacciargli il comportamento da
despota era stata sbrigativamente invitata a dimettersi, l’Egoarca ha replicato
minacciando di andarsene lui se queste intemperanze non finiranno. Col pallone
… pardon … col marchio del movimento, ovviamente, lasciando tutti sul secco,
senza più stelle. Grillo, dunque, avverte che qualcosa di serio sta accadendo,
che l’empito adorante dei suoi seguaci si sta inesorabilmente affievolendo, che
il dubbio critico si insinua sempre più forte e che qualcuno arriva persino a
rivendicare la propria autonomia di giudizio. Allora sbotta e ricatta le
pecorelle partorite dal suo ventre fecondo, vuole creare fra loro il panico.
Vedremo.
Intanto, però, la senatrice Gambaro non si spaventa, non recede, né si
dimette, anzi rilancia. Subire – dice – equivarrebbe a legittimare un sopruso,
ad introdurre nel regolamento del movimento ciò che in esso non c’è: una
particolare infrazione, passibile di esposizione al pubblico biasimo e alla
cacciata, il reato di “lesa maestà”. Secondo cui è pura blasfemia criticare il
capo supremo, qualunque cosa egli dica, anche se le sue parole sono opinioni
personali e non corrispondono a decisioni adottate dal movimento.
Se i 5 Stelle
si berranno anche questo editto, la credibilità del gruppo, già fortemente
scossa, crollerà verticalmente. Gli indizi di un prossimo cedimento ci sono
tutti. Se ne è fatto interprete quella immarcescibile testa d’uovo di Crimi,
l’ex capogruppo al Senato, che ha con candore fornito alla Gambaro la ragione
che dovrebbe indurla a capitolare: “In fondo – ha sussurrato – dobbiamo a lui,
a Grillo, se siamo qui”. Come a dire: a chi ci ha miracolati dobbiamo
gratitudine e, soprattutto, obbedienza. Comunque. A prescindere. L’apriscatole
si è rotto. Auguri, ragazzi.
M5S: il delirio di Grillo
di Enzo Di Frenna, Il Fatto Quotidiano
Ho letto la dichiarazione delirante con cui il M5S mette alla gogna la senatrice Gambaro, giudicandola lunedì prossimo. E’ roba da far venire i brividi. Forse solo il Fatto Quotidiano riesce ad esprimere una critica costruttiva, senza rischiare il giudizio universale. Lo ha fatto in questi giorni Andrea Scanzi spiegando perchéil M5S rischia il crollo e Grillo dovrebbe darsi una calmata, lo ha illustrato Antonello Caporale riconducendo la crisi del M5S ad una seduta psicoanalitica che riguarda anche il capo, infine l’esperta di comunicazione Giovanna Cosenza si chiede se il M5S diventerà come la Lega a causa della poca lucidità del capo. Possibile che i parlamentari pentastellati siano così sordi? Ha dunque ragione Giovanni Favia, il primo celebre grande espulso da Grillo, quando su Huffingtonpost parla di leccapiedi del capo?
Provo a sezionare la comunicazione pubblicata sul blog di Grillo, intitolata “Gambaro a giudizio”, evidenziando i “meta-messaggi” nascosti.
Non si può criticare il capo. “La cittadina-senatrice Gambaro, con le sue ripetute dichiarazioni ai media, esclusivamente a titolo personale, nelle quali ha esternato analisi politiche attaccando Beppe Grillo e attribuendo allo stesso gli esiti dei risultati elettorali, ha messo in atto un’azione lesiva dell’immagine e dell’attività del MoVimento 5 Stelle”. Dunque i parlamentari pentastellati non possono mettere in discussione le scelte del capo. Lo possono fare – democraticamente – i giornalisti, gli esponenti di altri partiti, i cittadini sul blog, ma i parlamentari cinquestelle no. Una roba inaudita. Di questo passo perderanno altri consensi. O pensano che gli elettori che si informano in Rete sono scemi?
La Rete che ci fa comodo. “A seguito delle numerose sollecitazioni pervenute dalla rete, i sottoscritti hanno invitato la stessa a trarne le dovute conseguenze e dare quindi seguito alle sue dimissioni da parlamentare del Senato”. Quali dichiarazioni della Rete? Nomi e cognomi, prego. E poi i numeri: quanti sono? Dieci? Trenta? Cento? E che valore hanno rispetto agli 8 milioni di elettori del M5S? E poi: la Rete che critica Grillo, che lo accusa di poca democrazia, quella Rete che non fa comodo al capo, va ignorata? Non la si cita nel bollettino soviet? E’ evidente che la visione democratica dei parlamentari cinquestelle è completamente distorta: usando la Rete come valore quando gli conviene, bollano la Rete degli “infiltrati-hacker” quando arrivano invece le critiche.
Tra le regole (non scritte) c’è quella di non criticare il capo. “La stessa, avendo inizialmente manifestato piena disponibilità al fine di non procurare danno al gruppo, ha poi fatto sapere di aver modificato la sua scelta. La senatrice Gambaro, ritenendo opportuno procrastinare qualunque tentativo di chiarimento e di composizione della questione, diversamente da quanto aveva garantito in precedenza, ha posto in essere un problema squisitamente “italico”: evitare il rispetto di regole che, ancorché non scritte, sono prima di tutto logiche e morali, tanto che la stessa, in occasione delle Parlamentarie, aveva promesso che nel caso di disaccordo con la linea del Movimento 5 Stelle, avrebbe dato le sue dimissioni dal Parlamento”. Dunque nel M5S ci sono regole non scritte, che però vanno rispettate. Un paradosso. Le regole non scritte non valgono nulla. Lo sanno bene i notai, gli avvocati e i commercialisti. Quindi la Gambaro deve rispettare regole che non sono indicate su nessun pezzo di carta? Ma davvero? E perché Grillo è esente da queste regole non scritte? Attenzione poi alla frase “aveva promesso che nel caso di disaccordo con la linea del Movimento 5 Stelle, avrebbe dato le sue dimissioni dal Parlamento”. Nella frase è contenuta una furbata. Non hanno scritto “in caso di disaccordo con Grillo”, perché avrebbero ammesso la linea stile soviet. Scrivono il “Movimento 5 stelle”. Ma la Gambaro ha criticato Grillo, non il movimento!! Quindi si deve dimettere perché ha osato criticare il capo? Vergognoso.
La coerenza di Pippo e Paperino. “Spiace che invitare alla coerenza ed al rispetto del patto elettorale sul quale si fonda ogni responsabilità politica nei confronti dei cittadini, sia per alcuni così impegnativo da rispettare. L’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle è pertanto convocata per lunedì pomeriggio per valutare la proposta di cessazione dell’appartenenza al gruppo parlamentare, da sottoporre successivamente al voto decisivo della rete, cui spetta l’ultima parola“. Quale coerenza? La Gambaro si era forse impegnata a non criticare Grillo? Non mi pare. Se lo avesse fatto, avrebbe dimostrato che fa parte di un soviet. Per capirci, vediamo la cosa da un altro punto di vista. Quante volte Renzi sarebbe già stato espulso da Pd per aver criticato Bersani? E Pippo Civati? Oppure Maroni che critica Bossi? E nell’Italia dei Valori, che avrebbe dovuto fare Di Pietro quando riceveva feroci critiche interne? Cacciare tutti? La verità è che Beppe Grillo non sa cosa sia la coerenza. Prima diceva di non andare in tv, poi dice di andare in tv. Prima diceva di andare nei talk show – come ho rivelato sul Il Fatto – poi dice di non andare nei talk show. Ha parlato bene di Tavolazzi, poi lo ha demolito. Ha osannato Rodotà, poi lo ha sbeffeggiato quando si è permesso di criticare. A confronto, Pippo e Paperino sono più coerenti.
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