Il governo Letta /Alfano si caratterizza per aver adottato la
strategia comunicativa di Berlusconi: grandi annunci, molto teatro e poca
sostanza.
Anzi, si dice una cosa e se ne fa un’altra. Emblematica la questione
della disoccupazione giovanile. Letta dice a chiacchiere che la vuole
combattere e a parole chiede all’Europa di cambiare linea. Nei fatti il
presidente del Consiglio ha accettato tutte le politiche restrittive europee e
i soldi che vengono stanziati per l’occupazione giovanile sono cifre ridicole:
250 milioni l’anno per due anni a fronte di stangate fatte dal governo Monti
per decine di miliardi e di un aumento dell’IVA che da solo vale 2 miliardi
l’anno.
Con una mano il governo dà 1 e con l’altra mano toglie 10. Questo vuol
dire continuare ad aggravare la crisi e aumentare la disoccupazione perché la
crisi italiana oggi è dovuta integralmente al crollo della domanda interna: la
gente non ha soldi, non spende e così le imprese non vendono e licenziano.
La
pesantezza della crisi italiana è oggi dovuta integralmente all’applicazione
delle misure di austerità dettate dall’Europa e applicate supinamente
dall’Italia. Per questo è necessario voltare pagina e rovesciare il governo e
le sue politiche. In primo luogo redistribuendo il reddito dall’alto verso il
basso: bisogna aumentare gli stipendi e le pensioni sotto i 1500 euro e
istituire il reddito sociale per i disoccupati finanziandolo con una tassa sulle
grandi ricchezze e un tetto a pensioni e stipendi d’oro a 5.000 euro al mese,
tagliando le spese militari a partire dai cacciabombardieri, fermando la Tav in
Val Susa e le altre opere inutili e dannose. In secondo luogo occorre smettere
di applicare le politiche europee. Non si tratta di alzare la voce ma di
disobbedire non applicando i trattati che stanno impoverendo l’Italia e
portando al collasso l’economia. Non è più il tempo delle parole ma quello dei
fatti. In Europa sono dieci anni che si discute ma le politiche sono sempre le
stesse: quelle neoliberiste. Occorre disobbedire rifiutandosi di continuare a
strangolare il popolo italiano: se l’Europa è una gabbia bisogna romperla
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