sabato 15 giugno 2013

Governo, molto teatro e poca sostanza Paolo Ferrero, Liberazione.it



Il governo Letta /Alfano si caratterizza per aver adottato la strategia comunicativa di Berlusconi: grandi annunci, molto teatro e poca sostanza
Anzi, si dice una cosa e se ne fa un’altra. Emblematica la questione della disoccupazione giovanile. Letta dice a chiacchiere che la vuole combattere e a parole chiede all’Europa di cambiare linea. Nei fatti il presidente del Consiglio ha accettato tutte le politiche restrittive europee e i soldi che vengono stanziati per l’occupazione giovanile sono cifre ridicole: 250 milioni l’anno per due anni a fronte di stangate fatte dal governo Monti per decine di miliardi e di un aumento dell’IVA che da solo vale 2 miliardi l’anno. 
Con una mano il governo dà 1 e con l’altra mano toglie 10. Questo vuol dire continuare ad aggravare la crisi e aumentare la disoccupazione perché la crisi italiana oggi è dovuta integralmente al crollo della domanda interna: la gente non ha soldi, non spende e così le imprese non vendono e licenziano.  
La pesantezza della crisi italiana è oggi dovuta integralmente all’applicazione delle misure di austerità dettate dall’Europa e applicate supinamente dall’Italia. Per questo è necessario voltare pagina e rovesciare il governo e le sue politiche. In primo luogo redistribuendo il reddito dall’alto verso il basso: bisogna aumentare gli stipendi e le pensioni sotto i 1500 euro e istituire il reddito sociale per i disoccupati finanziandolo con una tassa sulle grandi ricchezze e un tetto a pensioni e stipendi d’oro a 5.000 euro al mese, tagliando le spese militari a partire dai cacciabombardieri, fermando la Tav in Val Susa e le altre opere inutili e dannose. In secondo luogo occorre smettere di applicare le politiche europee. Non si tratta di alzare la voce ma di disobbedire non applicando i trattati che stanno impoverendo l’Italia e portando al collasso l’economia. Non è più il tempo delle parole ma quello dei fatti. In Europa sono dieci anni che si discute ma le politiche sono sempre le stesse: quelle neoliberiste. Occorre disobbedire rifiutandosi di continuare a strangolare il popolo italiano: se l’Europa è una gabbia bisogna romperla

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