Se i grillini smettono di essere grillini
di Giuliano Santoro, Micromega
Il
caso della senatrice Adele Gambaro, che rischia l’epurazione dal
Movimento 5 Stelle per aver criticato Grillo, arriva dopo il crollo di
consensi alle ultime amministrative e dopo settimane di presenza in
parlamento dei deputati del M5s. Alcuni di questi hanno potuto rendersi
conto della complessità della vicenda, conoscere i loro colleghi eletti
in altri luoghi e forse realizzare de facto quella assemblea nazionale
del Movimento che era vietatissima. Ciò è servito a molti per uscire
dalla visione semplicistica e per questo trascinante di Grillo.
Siamo alle solite, dunque? No, perché la situazione di questi giorni ha
una sua specificità. In questo caso non si contesta alla senatrice
ligure di aver violato il regolamento. La si accusa solo di aver
contestato il Capo. Finora, anche se strumentalmente si tiravano in
ballo gli articoli (vaghi e variamente interpretabili) del “Non-Statuto”
o le norme di condotta dei gruppi parlamentari. Adesso si processano
direttamente le posizioni espresse.
Non si tratta “solo” di democrazia interna, ma della struttura del
M5s e della sua logica profonda. Grillo e Casaleggio, con la retorica
della “gente comune” e la scusa della critica alle organizzazioni
politiche, hanno portato in Parlamento soprattutto individui atomizzati e
quindi deboli di fronte al Capo. Non ci troviamo di fronte a cittadini
espressione di interessi collettivi, che traggono forza dai territori e
dal loro ambito di riferimento.
Da questo punto di vista, lo slogan “Uno vale Uno” è davvero
inquietante: significa che tutti i grillini sono individui e restano
tali. La Rete, nella mistica di Casaleggio, è una macchina che premia il
merito e la competenza, che garantisce il vero “libero mercato”. E che
realizza il sogno di ogni potente: essere in diretta connessione con il
cittadino. Senza che questo si organizzi in corpi collettivi.
Il paradosso è che per certi versi Grillo ha ragione: come reso
evidente dal flop al voto locale, i voti li aveva presi lui e non i suoi
deputati, che erano stati scelti da una consultazione interna al M5s
cui hanno partecipato poche centinaia di persone, e neanche il
fantomatico “programma”, che secondo i più ottimisti stava lì a
dimostrare che i grillini erano “di sinistra”. I parlamentari
pentastellati nella maggioranza dei casi sono totalmente sconosciuti
anche ai loro concittadini, non hanno radicamento locale.
Per di più, ieri il sindaco di Parma Federico Pizzarotti è stato
contestato dall’Assemblea No Inceneritore, che si è aggregata attorno ai
tanti che non vogliono aderire alla “partecipazione embedded” messa in
piedi dall’amministrazione grillina.
Questo spiega come mai i grillini si sono blindati dentro al
Parlamento, non hanno mai provato a costruire forme di relazione tra
piazze vive e realmente plurali (non comizi-spettacoli del Capo) e
Palazzo. Grillo ha mostrato in più occasioni di avere il terrore dei
conflitti sociali. Spesso e volentieri dice: “Se non ci fossi io la
gente si ribellerebbe”. E invece, grazie a lui, la “rivoluzione” e il
“cambiamento” vengono continuamente evocati, simulati, ridotti a
feticci: in fin dei conti svuotati. Per ottenere questo risultato,
Grillo deve tenere sempre serrate le fila dei suoi, agitare nemici
esterni e alzare il livello dello scontro virtuale e comunicativo. Anche
a costo di perdere pezzi.
Il M5s federa umori e interessi di gente diversa e spesso
inconciliabile. Ciò implica che possa muoversi solo nella
rappresentazione gestita dal Capo, non nelle dinamiche concrete, che
siano quelle di palazzo dei partiti o quelle di piazza dei movimenti.
Nel momento in cui ciò avviene, il M5s diventa un’altra cosa. Stava
succedendo nella timida e impacciata relazione con Stefano Rodotà
all’indomani della nomination alle Quirinarie, un dialogo raccolto con
furore da Beppe. Accade nello spazio limitato dei (davvero pochi)
contesti locali in cui i grillini accettano di confrontarsi da pari a
pari.
La prima condizione affinché i grillini comincino a muoversi su un
piano reale, prendendo decisioni e facendo scelte che oltrepassino gli
scontrini o gli slogan sulla Casta e che riguardino interessi materiali e
non virtuali, è che il M5s si scinda, che questi riescano a fuggire dal
set del Truman Show che è stato allestito a uso e consumo del Capo.
Perché è sempre più evidente: quello show è pensato per produrre
spettatori, al massimo per portare in scena comprimari e caratteristi. E
invece c’è bisogno di protagonisti.
M5S: viva lo streaming, a morte lo streaming
di Tommaso Ederoclite, huffingtonpost.it
La diretta streaming. Quante volte in questi mesi ne abbiamo sentito
parlare? Lanciata come una innovazione in nome della trasparenza, la
diretta streaming è diventata oggetto di discussione e confronto sulla
sua utilità, sull'innesto democratico che conferirebbe alle istituzioni,
sulla volontà generale di sapere cosa avviene in quelle stanze che -
stando alle motivazioni del M5S - per anni non ci è stato detto.
E devo dire che nelle prime settimane ho anche abbracciato l'idea che
le dirette potessero funzionare. Ma mi sono bastati pochi mesi per
comprendere che l'atto di Grillo e del M5S nel rendere trasparenti le
istituzioni, nel far diventare il parlamento una "casa di vetro" è poco
più dell'ennesima mossa propagandistica.
Oggi in molti hanno atteso la diretta del "processo" - passatemi il
termine - alla senatrice Gambaro, colpevole di aver espresso le proprie
opinioni su Grillo e di averlo richiamato ad abbassare i toni e ad
ascoltare il dissenso all'interno del moVimento.
La diretta streaming dell'assemblea congiunta dei deputati e senatori 5 Stelle è però stata annullata.
La diretta streaming dell'assemblea congiunta dei deputati e senatori 5 Stelle è però stata annullata.
Subito dopo la notizia la mia mente è andata alle prime settimane di
incarico e alla consultazioni di Bersani quando l'ex segretario del PD
si è dovuto "piegare" alla richiesta insistente, da parte dei 5 Stelle,
di dover trasmettere l'incontro con i capigruppo del moVimento in
diretta streaming. Fu un momento imbarazzante in alcuni passaggi, ma che
nella fattispecie fece pensare che forse l'uso delle dirette non era
poi così male.
Ma dopo l'annullamento del "processo" di oggi è quantomeno opportuno
tirare le somme sull'uso propagandistico che il M5S ha fatto e fa delle
famose dirette streaming.
Sono - e credo di poter dire siamo - un po' stufi di questo streaming ad intermittenza che arriva dai 5 Stelle. Ci fanno vedere le riunioni con Bersani e con Letta, ci fanno vedere le interminabili discussioni sugli scontrini, ma quando si discute su ciò che effettivamente riguarda gli elettori dei 5 Stelle, ovvero la possibilità democratica di dissenso interno, di poter esprimere la propria opinione circa le posizioni da affrontare su temi, o - come è successo oggi - di poter giudicare una senatrice sulle sue posizioni nei confronti del leader Grillo, la famosa linea della "casa di vetro" sparisce annullando in un colpo solo tutte le chiacchiere fatte in questi anni sull'uso delle tecnologie in politica.
Sono - e credo di poter dire siamo - un po' stufi di questo streaming ad intermittenza che arriva dai 5 Stelle. Ci fanno vedere le riunioni con Bersani e con Letta, ci fanno vedere le interminabili discussioni sugli scontrini, ma quando si discute su ciò che effettivamente riguarda gli elettori dei 5 Stelle, ovvero la possibilità democratica di dissenso interno, di poter esprimere la propria opinione circa le posizioni da affrontare su temi, o - come è successo oggi - di poter giudicare una senatrice sulle sue posizioni nei confronti del leader Grillo, la famosa linea della "casa di vetro" sparisce annullando in un colpo solo tutte le chiacchiere fatte in questi anni sull'uso delle tecnologie in politica.
L'unico vero atto rivoluzionario compiuto dal M5S è stata la rinuncia
al finanziamento pubblico, dopodiché ci hanno fatto assistere ad una
serie infinita di vecchi luoghi comuni, dalle spaccature alla votazione
per i capigruppo al processo ai compagni che sbagliano, come in Italia
non si vedeva dai tempi della commissione disciplinare del PCI.
Diciamola tutta, siamo davanti ad una casa dai vetri fumè,
dove la trasparenza è ad uso e consumo del M5S, dove il peccato
originale è che a parlare male pubblicamente di Grillo si commette
abiura, ci si espone al pubblico ludibrio degli aguzzini del blog,
pronti a scattare non appena il comico ligure mostra il pollice verso.
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